Riforme.net 18-09-2005
Legge elettorale: "e se vincessero gli altri?" L'interesse
generale su tutto.
Franco Ragusa
Nel dibattito politico fra i poli, accesosi all'indomani della proposta
del centro-destra di cambiare la legge elettorale verso il sistema proporzionale,
ciò che maggiormente colpisce l'osservatore esterno, lo studioso,
è la pressoché totale assenza di una discussione intorno
al merito della questione.
Come per gran parte delle polemiche politiche quotidiane, gli schieramenti
si sono immediatamente divaricati: il centrodestra, sostenitore di un ripensamento
verso il proporzionale da una parte; gli strenui difensori dell’attuale
legge maggioritaria, il centro sinistra, dall’altra. Compreso chi, nel
centrosinistra, da sempre sostiene la necessità democratica di un
ritorno al proporzionale.
Sostanzialmente, il tutto si è ridotto ad una serie di affermazioni
che riguardano l'attualità politica e, soprattutto, le opportunità
politiche del momento:
"la legge elettorale non può essere cambiata in prossimità
delle elezioni";
"Il centrodestra vuole cambiare la legge per ridurre gli effetti
della sconfitta elettorale";
"Il primo punto all'ordine del giorno è la sconfitta di Berlusconi
e, quindi, della legge elettorale ce ne occuperemo nella prossima legislatura".
Di fatto, una chiusura preconcetta legata alla convinzione che il centrodestra
perderà le prossime elezioni e che, proprio grazie all’attuale legge
elettorale maggioritaria, nel prossimo Parlamento il centrosinistra potrà
godere di una larga maggioranza parlamentare.
Per quale motivo, quindi, il centrosinistra dovrebbe, oggi, accettare
una proposta che in qualche modo potrebbe attenuare gli esiti di una vittoria
che si preannunzia quanto mai scontata?
Per un motivo molto semplice: l'ultima legislatura ha ampiamente dimostrato
tutti i guasti del sistema maggioritario e della semplificazione bipolare:
da un lato, grazie alle distorsioni introdotte dal maggioritario, la capacità,
da parte della maggioranza di governo, di esercitare una sorta di dittatura
della maggioranza nei confronti di tutto ciò che era al proprio
esterno; dall'altro, una coalizione di governo traballante e rissosa tenuta
in piedi a furia di ricatti gli uni contro gli altri.
Questo è il quadro politico che dovrebbe essere analizzato e
discusso. E in tal senso, sarebbe quanto mai curioso sapere come avrebbero
reagito i sostenitori del proporzionale, all'interno del centrosinistra,
di fronte all'eventualità di una riconferma elettorale dell'attuale
maggioranza di governo.
Ma questa è una curiosità che non potrà mai essere
soddisfatta: in caso di preannunziata vittoria del centrodestra, avremmo
forse avuto modo di parlare di ritorno al proporzionale?
E' sin troppo evidente, infatti, che chi ha i numeri per governare,
e che pensasse di vincere le elezioni, mai e poi mai potrebbe essere disposto
a rinunziare ad un sistema elettorale in grado di assegnare al vincitore
una larga maggioranza parlamentare ben oltre l'effettivo peso elettorale.
Se non si è minoranza o non si hanno timori di divenire minoranza,
poco importa della tutela dei diritti degli "altri".
Ma proprio per questo, è soltanto da una maggioranza di governo,
per di più litigiosa, costretta a dover fare i conti con una possibile
sconfitta, che possono provenire stimoli interessanti per modificare leggi
lesive dei diritti delle minoranze.
Per il costituzionalismo democratico queste sono occasioni irripetibili
che vanno immediatamente colte, perché è soltanto da queste
particolari circostanze che possono determinarsi schieramenti trasversali
(chi perché costretto, chi per vocazione democratica) in grado di
fare l'interesse generale.
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