Intervista al presidente dei deputati di Rc. «Il nostro vincolo
è sociale, non di coalizione»
Giordano: «Le elezioni? Subito»
Antonella Marrone
Franco Giordano, questa legge elettorale, per quanto proporzionalista,
fatta così, brucia. E infatti l'opposizione è compatta nel
rifiutarla. Ma resta l'amarezza e, nell'aria, una domanda: era legittimo
aspettarselo?
Era facile prevederlo, certo. Intanto premetto che noi siamo determinati
a bloccare tutto. A bloccare quello che, ancora una volta, è il
tentativo di far prevalere interessi privati rispetto a quelli del paese.
E siccome sappiamo che questa è una prassi politica consolidata
di questo governo, era possibile prevedere questa deriva antidemocratica
proprio per l' uso disinvolto del sistema parlamentare. Che cosa vogliono
fare, in sostanza? Colmare il deficit di consenso sociale - elevatissimo
in questa fase - che le politiche condotte hanno reso sempre più
profondo. Insomma siamo di fronte al tentativo di trovare forme surrettizie
di consenso.
Beh, non è difficile con un parlamento che si approva qualunque legge voglia, grazie a questo sistema maggioritario...
Loro, però, stanno usando il sistema nel mondo esattamente contrario
all'alternanza di un sistema maggioritario che vorrebbe regole condivise
di gestione, con divergenze nelle politiche economiche. C'è una
vocazione perversa, mi viene da dire, a non costruire occasioni comuni,
a contrastare ogni possibilità di dialogo. Detto questo, però,
noi siamo e restiamo proporzionalisti.
Non possiamo interrompere quella che Gramsci chiamava la "connessione
sentimentale" del popolo delle opposizioni. Per noi il vincolo non è
di coalizione, ma sociale, vogliamo un credito per aprire una discussione
vera sulla democrazia (nei luoghi di lavoro, a sostegno di forme di democrazia
diretta) e così ricostruire il circolo virtuoso tra politica e società.
E' la nostra storia degli ultimi anni, è la nostra grande novità
che mettiamo sul terreno della politica.
La domanda è tecnica, molto terra terra rispetto alle questioni
che vengono fuori dal discorso: ma se passa questa legge che ne sarà
dell Unione?
Ripeto: per noi deve saltare assolutamente. E non voglio entrare in
relazione "tecnica", come dici tu, sul tema. Piuttosto voglio guardare
in filigrana questa legge, voglio andare oltre. E mi sembra che l'ipotesi
forte, in prospettiva, sia la creazione di un terzo polo. Ma attenzione,
non sto parlando del famoso "grande centro", ma di un luogo diverso, centrale,
che non entra nel già "conosciuto", ma che è, piuttosto,
un luogo delle compatibilità. Compatibilità tra forze potenti
quali l'industria e la chiesa
Veramente sembra un po' Dc questo luogo…
No, attenzione, non sono d'accordo. Non stiamo parlando di una forte
soggettività cattolica centrista, verso cui non avrei nessun problema.
Ma di un perno che fa da raccordo, di volta in volta, o con la destra o
con la sinistra ancorate, a loro volta, a poteri forti
Insomma, non possiamo non chiamarci proporzionalisti, ma in questo
momento l'opposizione è più radicale, è contro il
sistema e le sue "potenziali" creature.
La crisi del sistema berlusconiano non può essere affrontata
in maniera furbesca. C'è un grande vuoto da colmare che si chiama
riforma della politica e anche un grande pericolo e cioè che la
discussione rischi di rendere marginali le dinamiche sociali. Per questo
ci piacciono tutte le occasioni in cui si sia possibile ricostruire il
rapporto con la società. In questo le primarie sono un'esperienza
grandiosa
Ecco. Parliamo un po' di questa esperienza. Vista dall'esterno, sembra un affollatissimo percorso di eventi, di foglietti gialli, di gente che scrive, vuole e propone. E' così? E se passa la legge elettorale, restano le primarie?
Restano comunque. Si tratta di una forma di partecipazione straordinaria. Stiamo tirando fuori dal cono d'ombra una parte importante della società. Per noi è una forma di inchiesta sociale, senza barriere, grazie alla quale elaborare, costruire il programma
L'operazione è spostare a sinistra l'Unione. Ci state riuscendo?
E' innegabile che un percorso nella massa, come questo, restituisce alla politica qualcosa che le è stato sottratto da molto tempo: il conflitto sociale. Per tanti anni è stato sempre affrontato nel sindacato e poi mediato a seconda degli imperativi richiesti dalla propria politica. Ora non è più così, stiamo superando la scissione tra politica e società. Non si può elaborare un programma tenendo conto solamente delle relazioni politiche e lasciando da parte le questioni sociali, crude, aperte tutti i giorni sotto inostri occhi
Mentre parliamo il consiglio dei ministri sta esaminando la finanziaria.
Già, che servirà a Tremonti per finanziare i segmenti
sociali di riferimento e lasciare l'Italia paralizzata dentro una "forbice"
che la pone, in Europa, agli ultimi posti come livelli retributivi e ai
primi per il carovita.
La legge elettorale se vogliono se la fanno, la finanziaria è
già fatta. In una parola, che cosa può ancora fare l'opposizione?
Chiedere elezioni anticipate, subito.
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