Radio Città Aperta
12/10/2005
Le risibili sortite dell’Unione
editoriale di Radio Città Aperta
Lo scontro politico in corso sulla nuova legge elettorale voluta dal
centro-destra, è un evento rivelatore delle contraddizioni che pesano
sul progetto dell’Unione di poter dar vita ad un governo alterno a quello
Berlusconi. Dicendo alterno e non alternativo, non intendiamo impiccarci
sulle parole ma mettere in campo – una dietro l’altra – le contraddizioni
irrisolte che rischiano non solo di non dare per scontata la sconfitta
del governo Berlusconi, ma che rischiano di tradire pesantemente le aspettative
del popolo della sinistra che aspira a cambiare sostanzialmente pagina
nella realtà italiana.
1) Negli ultimi quindici giorni la leadership dell’Unione ha suonato
l’allarme sul golpe istituzionale del governo chiamando alla massima unità
e mobilitazione contro quella che viene definita “la Legge truffa”. Questa
legge – ci dicono – non è pericolosa solo per un ritorno strumentale
al sistema proporzionale ma anche perché è connessa alla
demolizione dell’impianto costituzionale del nostro paese. La Lega infatti
sostiene la legge in cambio dell’accelerazione definitiva sulla devolution.
Una domanda sorge spontanea: come mai se la posta in gioco era così
alta, fino a quindici giorni fa l’Unione sembrava più “eccitata”
dalla kermesse sulle primarie che da una sfida politica così pericolosa
e rilevante? Disattenzione? Sottovalutazione dell’avversario? Oppure il
solito giochetto per cui quello che viene messo a disposizione dal centro-sinistra
è sempre il meno peggio rispetto a una “destra eversiva e pericolosa”?
2) Per fermare il golpe elettorale, l’Unione ha proposto una mobilitazione
a difesa dell’esistente cioè del sistema elettorale maggioritario
che rappresenta un cardine antidemocratico e di negazione della rappresentanza
democratica. Perché invece di difendere l’indifendibile non si è
scelto invece di portare nello scontro una proposta più avanzata
di quella della destra sul ripristino del sistema proporzionale? Questo
avrebbe acutizzato e non ricompattato le contraddizioni interne al centro-destra.
Come mai l’Unione ha scelto di appiattirsi ancora una volta sulle esigenze
dei poteri forti che hanno una idea della società fondata proprio
sul maggioritario, sulla stabilità a tutti i costi e sulla negazione
della rappresentanza democratica nelle istituzioni e nei posti di lavoro?
Come mai ha imposto un silenzio blindato intorno all’appello “La sinistra
per il proporzionale” che ha dato voce ad una esigenza assai estesa e condivisa
del popolo della sinistra?
3) Negli ultimi mesi, nelle fila dell’Unione si era diffusa una strana
e prematura euforia da battaglia già vinta. Si era già passati
a discutere di collegi sicuri e di equilibri nelle liste. Il famoso programma
di governo è rimasto sempre nelle nebbie o affidato – in modo del
tutto arbitrario – all’esito delle primarie con un criterio secondo cui
“il candidato che vince fa il programma”. In sostanza l’Unione si è
impantanata dentro una guerra di posizione mentre la destra ha avviato
una guerra di movimento. Il blitz della destra sulla legge elettorale non
ha solo scombinato questa farragine, ma ha rivelato tutto il peso delle
ambiguità sulle scelte di fondo in materia di scelte economiche,
sociali e internazionali di un eventuale governo dell’Unione.
Lo abbiamo scritto, detto e ripetuto dal 1994 ad oggi – in quelli che
in molti hanno definito gli anni della Seconda Repubblica che non rimpiangiamo
e non rimpiangeremo mai: il meno peggio non può più rappresentare
una prospettiva politica convincente.
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