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Corriere.it 19-11-2005
 
Polemica nel centrosinistra
Rutelli: regole certe o basta con le primarie
Timori per la Sicilia, scontro con Parisi. E Prodi: le nostre consultazioni esempio in Europa
 
ROMA - Per qualche settimana i quattro milioni di cittadini accorsi al voto il 16 ottobre sono stati il collante dell’Unione. Ma il caso Sicilia ha raffreddato gli entusiasmi. Francesco Rutelli la spiega così: Ferdinando Latteri ha ben poche chances di battere Rita Borsellino alle primarie mentre sarebbe il candidato più forte, sondaggi alla mano, per sconfiggere Cuffaro. E allora la Margherita pone con forza il problema delle regole. Rutelli le vuole «chiare» e «certe», altrimenti niente più primarie. Per dirla con De Mita, «questa idea movimentista della politica sfascia la coalizione». La replica del Professore arriva alle dieci di sera, «le primarie sono state esempio di innovazione in Europa, in Francia sia destra che sinistra le stanno studiando».

LO SMACCO - Il problema lo pone Rutelli in un ufficio di presidenza tutto incentrato sulle turbolenze siciliane. «Fatte così non si possono più accettare» inizia Rutelli indisponendo non poco il presidente federale Parisi, che le primarie le vorrebbe «per regola» avendole inventate. «Non sempre ha senso farle», aggiunge Gentiloni. In Sicilia 130 circoli della Margherita sono con la Borsellino ed è un tale smacco che il responsabile Enti locali Fioroni dice basta: «Non possiamo più partecipare a simili appuntamenti all’ Ok Corral ». Alle Amministrative, chiede il braccio destro di Franco Marini, «vanno regolamentate con urgenza, altrimenti le coalizioni si spaccano». Per De Mita non dovrebbero farsi mai, se non con la «procedura Prodi» e cioè come investitura. Parisi reagisce seccato, ma l’ex premier va avanti, mette in dubbio «l’affidabilità dei Ds», poi attacca Prodi: «La personalizzazione è il cancro della politica perché porta alla tirannide, al leader che si sente l’unto del Signore... Peggio di Berlusconi». Dario Franceschini teme il boomerang e si affanna a spiegare che «non c’è alcun cambio di linea» e che il problema era stato già posto all’ultimo vertice dell’Unione: «È un tema già condiviso da tutta l’Unione, perché ora deve uscire che siamo contrari alle primarie? - fiuta il pericolo il coordinatore -. Non c’è nessuna volontà di sottrarsi, se abbiamo chiesto regole certe è solo perché da occasione di straordinaria partecipazione non diventino una minaccia da usare tra i partiti». Vannino Chiti è cauto, non vuol guastare la ritrovata sintonia con la Margherita. «È una posizione giusta e già acquisita - assicura il coordinatore dei Ds - Perché esistono regole sul come farle, ma non sul quando. Non possono essere uno strumento per sanare divisioni».

«BIG TALK» - In largo del Nazareno, maggioranza e ulivisti sono di nuovo in rotta. Parisi e Willer Bordon criticano il leader e Marini per il calo di voti a Bolzano e Pierluigi Castagnetti, che teme l’isolamento della Margherita, sprona Rutelli a farsi carico del problema. Vorrebbero più zelo nel sostenere la lista dell’Ulivo alla Camera e vorrebbero ricevere il cartoncino d’invito per parlare al «Big Talk», la conferenza programmatica di fine mese a Milano.

Monica Guerzoni
 


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