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Corriere.it 24-01-2006
 
Maggioranza spaccata a nell'aula di Palazzo Madama

Cdl battuta in Senato sulle quote rosa

La legge torna in commissione Affari costituzionali ed è probabile che con questa decisione cali definitivamente il sipario sul ddl
 
ROMA - La Casa delle Libertà si spacca nell'aula di Palazzo Madama in materia di quote rosa e la legge deve tornare in commissione Affari costituzionali. Con ogni probabilità con questa decisione cala definitivamente il sipario sul ddl. Di fatto la Cdl ha «auto-affondato» il provvedimento perchè la richiesta di rinvio in commissione è venuta da Gaetano Fasolino, senatore di Forza Italia, che ha parlato a titolo personale. Fasolino ha posto una questione pregiudiziale di ritorno in commissione del provvedimento tra lo sconcerto dell'aula e soprattutto la evidente irritazione del ministro per le Pari Opportunità Stefania Prestigiacomo, che ha chiesto di parlare per ricordare al senatore quale era la posizione ufficiale del governo e del presidente del Consiglio su questo argomento. Fasolino ha insistito e alla fine la richiesta di rinvio ha avuto 41 sì e 34 no (245 quindi erano gli assenti). Di fatto, come ha detto il vice capogruppo di Forza Italia Lucio Malan, gran parte dei senatori dell'Udc e della Lega presenti «e anche due di An» hanno votato a favore della mozione Fasolino che rispedisce in commissione il provvedimento. «È noto che anche tre ministri hanno votato no a questo provvedimento in Consiglio dei ministri», ha detto Malan.

LA RABBIA DELLA PRESTIGIACOMO - «Sono rammaricata e arrabbiata. Evidentemente non c'è la volontà...». Stefania Prestigiacomo commenta a caldo il sostanziale no dell'aula del Senato al ddl del governo sulle quote rosa. «Tranne il gruppo di An, a cui debbo dare atto di essersi impegnato, debbo constatare che manca la volontà politica - attacca il ministro - Si vede ad esempio il capogruppo di Forza Italia esprimersi a favore e poi la gran parte del gruppo votare in modo ben diverso in aula». «C'è poi - aggiunge - la latitanza della sinistra perché questo era una provvedimento che doveva interessare tutti, trasversale, ma certo non posso pretendere il 'soccorso rossò. Le donne ora sono nelle mani delle segreterie dei partiti con liste che non possono indicare l'identità del candidato. Quest'anno è il sessantesimo del diritto al voto per le donne, dovranno attendere altri sessanta anni per essere effettivamente votate?».
 


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