Antonio Martino 01-04-2006
Nuova Legge elettorale: Una vergogna per il proporzionalismo
Caro Ragusa,
non so se lei potrà ricordare qualche mio intervento
in tempi lontani sul suo sito e la mia "fede" proporzionalista. La quale
resta intatta.
Ma non posso condividere la sua affermazione che paradossalmente
la legge elettorale "caligoiana" con la quale voteremo il 9 e 10 aprile
è l'unica riforma che si può salvare di Berlusconi. Caro
Ragusa, temo che ci dobbiamo arrendere alla tristisima realtà: la
legge caligoiana ha talmente calunniato il proporzionalismo che oramai
c'è solo da vergognarsi a usare la parola. C'è tanto da lavorare
per restituirle la sua dignità e le sue parole non aiutano.
Cordialmente
Caro Antonio,
sì, ricordo bene i suoi interventi e mi spiace, purtroppo, non
poter condividere questo suo ultimo.
Ma per questo ritengo di avere delle colpe: dalle sue parole è
sin troppo evidente come non sia riuscito ad esprimere bene quello che
è il mio pensiero.
La nuova legge non mi piace affatto, sia per i contenuti che per le
incongruenze che una legge elettorale non dovrebbe permettersi. Ciò
non m'impedisce, però, di cogliere quanto di positivo c'è,
nei principi, rispetto alla precedente legge e rispetto a quella che, secondo
le intenzioni espresse dai maggiori leaders dell'Unione, dovrebbe essere
la nuova legge elettorale.
Per cui ripeto: questa legge, malfatta e per nulla proporzionale, dà
comunque una possibilità in più agli elettori.
Può piacere o no, anche pensando alle tante stupidità
della legge, che non sono poche, ma di sicuro oggi gli elettori hanno una
scelta in più: un voto per la coalizione; un voto per modulare gli
equililibri interni alla coalizione.
Prima si trattava solo di prendere o lasciare, ed è per questo
che oggi è divenuto possibile, a differenza delle elezioni del '94,
del '96 e del 2001, poter votare contro Berlusconi senza essere costretti
a pagare un dazio eccessivo ad una coalizione che, per gli equilibri predefiniti
nei bassi corridoi della politica, si doveva accettare e subire per come
veniva di fatto imposta.
Si tratta di una battaglia di rimessa, certo. Ma questo, e sono sicuro
che me lo riconoscerà, non dipende tanto dalle nostre volontà,
quanto dal segno dei tempi nei quali viviamo.
I più cordiali saluti
Franco Ragusa
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