Appello di duecento firme. Mancino (Dl):
non si devono demonizzare le riforme
Da Barbera a Segni: no alla devolution,
ma si cambi la Carta
ROMA - L’obiettivo è quello di
realizzare una «vera riforma». Perché dopo aver votato
«no» al referendum sulla devolution, «bisognerà
comunque puntare a un cambiamento della Costituzione». Ne sono convinti
i promotori dell’appello «per una riforma migliore» che ieri
mattina hanno presentato a Montecitorio le loro ragioni prendendo distanza
dagli altri «no», quelli che vengono considerati «puramente
conservatori». In prima fila i costituzionalisti Augusto Barbera
e Stefano Ceccanti assieme al referendario Mario Segni e alla neoministra
dello Sport Giovanna Melandri, che ha rilanciato anche la riforma elettorale
per giungere ai collegi uninominali e alle primarie «per legge».
L’appello del comitato è già stato sottoscritto da oltre
200 fra politici, esponenti del mondo istituzionale, accademico, intellettuale
e associativo. «Il 25 giugno bisogna dire un "no" per un "sì"»,
spiega Segni con un gioco di parole: «"No" a una riforma sgangherata
che metterebbe una pietra tombale sulla speranza di una vera riforma».
Precisa Barbera: «Non possiamo restare fermi al 1948, anche perché
il Titolo V del testo, cioè il federalismo, è già
stato modificato nel 2001. Noi al referendum votiamo contro ma non parliamo
di colpo di Stato». Tra gli interventi considerati più urgenti
c’è l’abolizione del bicameralismo perfetto e il rafforzamento dei
poteri del premier. E sul Riformista appare un intervento di Nicola Mancino
che si trova d’accordo sulla necessità di votare «no»
senza demonizzare le riforme.
Presente anche Franco Bassanini, che ha
difeso il comitato promotore del referendum (presieduto da Oscar Luigi
Scalfaro) dalle accuse di conservatorismo. E Giovanna Melandri. La ministra
per lo Sport è convinta che nelle future riforme istituzionali,
che potrebbero essere redatte da una Convenzione sul modello europeo, sia
necessario introdurre le primarie. Quindi «per legge» e non
limitate solo alla scelta del leadership dello schieramento ma estese anche
a quella dei candidati dei singoli partiti. Tra i firmatari dell'appello,
oltre a numerosi esponenti del centrosinistra, c’è anche l'ex presidente
del Senato Carlo Scognamiglio e Paolo Messa, curatore di Formiche, la rivista
della Fondazione presieduta da Marco Follini.