Prendere le misure sì, ma come? il bivio
è di quelli seri; politicizzare al massimo, come fa Berlusconi,
riproponendo uno scontro sinistra-destra?
Oppure, depoliticizzare la campagna, cercando
di allargare il campo degli alleati e negando lo scontro tra poli? Bivio
di quelli seri, perché ci sono controindicazioni in entrambe le
strade. Nell’Unione per ora sembra faticare a farsi strada la linea del
«no, ma ... » incarnata da due costituzionali vicini alla sinistra
- Augusto Barbera e Stefano Ceccanti - ma raramente allineati sulla linee
«ufficiali». I due, con un appello sottoscritto da 150 studiosi,
caldeggiano «un no costruttivo» e una campagna «non demonizzante»
delle proposte altrui.
Ma a complicare i piani di chi, come Barbera,
auspica un confronto non ideologico sulla Costituzione c’è la decisione
di Silvio Berlusconi di utilizzare il referendum come vera partita di ritorno
delle elezioni politiche. E dunque ha buon gioco il «numero due»
della Cgil Paolo Nerozzi che fa parte del Comitato ristretto del No, a
far notare che «l’attendismo dei partiti del l’Unione può
diventare pericoloso, non soltanto per la lesione dei diritti contenuta
nella riforma costituzionale ma anche perché, dopo i proclami berlusconiani,
in caso di sconfitta, la maggioranza non potrebbe dire che non c’entra».
bivio di quelli seri, perché se l’Unione
non politicizza e tiene il volume basso, una parte del suo elettorato potrebbe
non capire il valore politico della partita.
Ma se invece Prodi sceglie di radicalizzare,
può finire per mobilitare l’elettorato avverso, una parte del quale
(soprattutto al Sud) potrebbe essere tentato di votare «no».
Per ora l’unico a non aver mai mollato la presa sul referendum costituzionale
è stato proprio Romano Prodi, che ha fatto esplicito accenno alla
questione non solo nei comizi, ma anche nel suo discorso alle Camere. E
ora dall’Unione guardano con attenzione a quel che si muoverà nel
centrodestra e tra forze con capacità di persuasione come la Confindustria
e la Cei.
In particolare, dando per scontata la campagna
per il «SÌ» da parte di Forza Italia, della Lega e di
An, a sinistra c’è attesa per capire come si muoverà 1’Udc.
Non soltanto perché due esponenti autorevoli di quel partito - Marco
Follini e Bruno Tabacci - hanno già fatto sapere che faranno campagna
per un no ragionato, ma c’è attesa di capire come si muoverà
Pier Ferdinando Casini. Che allo scontato «sì» potrebbe
aggiungere motivazioni, attese con interesse dall’ala più conciliante
dell’Unione. Anche perché un incoraggiamento ai dialoganti del «N0»
e del «SÌ» è indirettamente venuto dal presidente
di Confindustria Luca Cordero di Monte Zemolo, che nella sua relazione
di quattro giorni fa ha auspicato interventi costituzionali coraggiosi,
e anche dal presidente della Cei Camillo Ruini, che ha già fatto
capire di non condivide re l’impostazione di Oscar Luigi Scalfaro per il
quale sono in gioco i «principii fondamentali della Costituzione»
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