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La Stampa 29-05-2006
 
Referendum, partita ancora in bilico - Allarme nell'Unione
 
Un primo sondaggio cancella l'ottimismo
Il «No» avrebbe solo due punti di vantaggio
 
Fabio Mattini
 
E' bastato un foglietto con tre numeri per far scattare la sirena ai piani alti dell'Unione. Da qualche giorno tra i partiti del centrosinistra circola il primo sondaggio sul referendum costituzionale di fine giugno e i primi dati capovolgono l'immagine idilliaca che si erano costruiti i capi dell'unione: oggi come oggi andrebbe a votare il 56% degli elettori e tra questi il 27% voterebbe per il «sì» e dunque per tenere in vita la riforma voluta dal centrodestra e «soltanto» il 29% per abrogarla. Fino ad oggi, nei comizi e nei pourparler, tutti i leader del centrosinistra, da Romano Prodi in giù, avevano dato per scontato la cancellazione - con ampio margine - della riforma costituzionale succintamente nota come devolution. E ora il sondaggio, con quel vantaggio invisibile di due punti al No, restituisce un messaggio inequivocabile: la partita è tutta da giocare.
Non se ne stupisce Franco Bassanini che, assieme a Oscar Luigi Scalfaro, è l'anima del Comitato per il No: «In questi ultimi mesi i partiti dell'Unione sono stati "distratti": prima per fare le liste elettorali, poi per eleggere i presidenti delle Camere e della Repubblica, poi per fare il governo. Con un'aggravante: che i partiti del centrodestra, non avendo altro a cui dedicarsi, hanno già iniziato la mobilitazione, in particolare Berlusconi che ha deciso di giocarsi al massimo la partita dei referendum. E dunque, è venuto il momento di prendere le misure
anche da questa parte: se non ora quando?».

Prendere le misure sì, ma come? il bivio è di quelli seri; politicizzare al massimo, come fa Berlusconi, riproponendo uno scontro sinistra-destra?
Oppure, depoliticizzare la campagna, cercando di allargare il campo degli alleati e negando lo scontro tra poli? Bivio di quelli seri, perché ci sono controindicazioni in entrambe le strade. Nell’Unione per ora sembra faticare a farsi strada la linea del «no, ma ... » incarnata da due costituzionali vicini alla sinistra - Augusto Barbera e Stefano Ceccanti - ma raramente allineati sulla linee «ufficiali». I due, con un appello sottoscritto da 150 studiosi, caldeggiano «un no costruttivo» e una campagna «non demonizzante» delle proposte altrui.
Ma a complicare i piani di chi, come Barbera, auspica un confronto non ideologico sulla Costituzione c’è la decisione di Silvio Berlusconi di utilizzare il referendum come vera partita di ritorno delle elezioni politiche. E dunque ha buon gioco il «numero due» della Cgil Paolo Nerozzi che fa parte del Comitato ristretto del No, a far notare che «l’attendismo dei partiti del l’Unione può diventare pericoloso, non soltanto per la lesione dei diritti contenuta nella riforma costituzionale ma anche perché, dopo i proclami berlusconiani, in caso di sconfitta, la maggioranza non potrebbe dire che non c’entra».
bivio di quelli seri, perché se l’Unione non politicizza e tiene il volume basso, una parte del suo elettorato potrebbe non capire il valore politico della partita.
Ma se invece Prodi sceglie di radicalizzare, può finire per mobilitare l’elettorato avverso, una parte del quale (soprattutto al Sud) potrebbe essere tentato di votare «no». Per ora l’unico a non aver mai mollato la presa sul referendum costituzionale è stato proprio Romano Prodi, che ha fatto esplicito accenno alla questione non solo nei comizi, ma anche nel suo discorso alle Camere. E ora dall’Unione guardano con attenzione a quel che si muoverà nel centrodestra e tra forze con capacità di persuasione come la Confindustria e la Cei.
In particolare, dando per scontata la campagna per il «SÌ» da parte di Forza Italia, della Lega e di An, a sinistra c’è attesa per capire come si muoverà 1’Udc. Non soltanto perché due esponenti autorevoli di quel partito - Marco Follini e Bruno Tabacci - hanno già fatto sapere che faranno campagna per un no ragionato, ma c’è attesa di capire come si muoverà Pier Ferdinando Casini. Che allo scontato «sì» potrebbe aggiungere motivazioni, attese con interesse dall’ala più conciliante dell’Unione. Anche perché un incoraggiamento ai dialoganti del «N0» e del «SÌ» è indirettamente venuto dal presidente di Confindustria Luca Cordero di Monte Zemolo, che nella sua relazione di quattro giorni fa ha auspicato interventi costituzionali coraggiosi, e anche dal presidente della Cei Camillo Ruini, che ha già fatto capire di non condivide re l’impostazione di Oscar Luigi Scalfaro per il quale sono in gioco i «principii fondamentali della Costituzione»


Indice "Rassegna Stampa e Opinioni" - 2006
 
Speciale "Referendum costituzionale" 2006
 
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