Se vince il no al referendum del 25-26
giugno, vorrà dire che «il Paese non cambierà mai più
democraticamente. Bisognerà trovare altre vie». Umberto Bossi,
intervistato dal Tg1, usa accenti forti per descrivere gli effetti di un’eventuale
bocciatura alle urne della devolution. E, senza mai usare la parola, evoca
il ritorno a una strategia abbandonata da tempo dalla Lega, ovvero la secessione.
Un accenno, quello alle «altre vie», che fa infuriare la sinistra,
con attacchi da Rifondazione e Ds e la difesa di Forza Italia. Ma per capire
la portata anche personale che Bossi attribuisce al referendum, c’è
la confessione, fatta in un comizio serale: «Se vincono i no, piangerò.
Vorrebbe dire che la gente non ha capito nulla». Nell’intervista
al Tg1, Bossi esclude che sia possibile una trattativa per cambiare la
Costituzione: «No, non ci credo, li ho visti in aula, faranno delle
regole per non toccare mai più la Costituzione. È un dramma».
Al punto che «per certi versi stavamo meglio sotto l’Austria».
È un nuovo corso del Senatùr, più severo rispetto
a qualche giorno fa, quando aveva lasciato intendere una disponibilità
del Carroccio a un dialogo sulle riforme. Niente più aperture, anzi,
minaccia di ricorrere ad «altre vie». Parole che il leader
prc Franco Giordano definisce «sconcertanti»: «Quali
vie non democratiche intende seguire Bossi? Come si vede gli obiettivi
che sottendono questo referendum sono destabilizzanti e per ottenerli occorre
perseguire qualsiasi ipotesi, anche quella "non democratica". Per questa
ragione il No oggi diventa una bandiera di democrazia». Durissimo
anche il ds Nicola Latorre: «Siamo sorpresi e preoccupati dalle gravi
dichiarazioni di Bossi, che dimostra di aver perso la testa dopo aver invece,
nei giorni scorsi, accennato a una apparente disponibilità».
Secondo il dirigente della Quercia, «il tono minaccioso e antidemocratico
di Bossi testimonia che la legge di modifica costituzionale approvata dalla
Cdl altro non è che un atto di forza contro una parte del Paese».
A difendere il leader leghista scendono
in campo Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi, e Fabrizio Cicchitto,
vicecoordinatore azzurro, che definiscono le reazioni alle parole di Bossi
«un ridicolo tentativo di imbastire una polemica sul nulla».
A ribadire la portata delle parole di Bossi interviene anche Roberto Calderoli,
secondo il quale se «dopo 25 anni di tentativi questo cambiamento
venisse rifiutato, è evidente che per un secolo non si parlerebbe
più di cambiamento: con il referendum in gioco c’è il futuro
della democrazia del Paese. A questo punto, non la Lega, ma il popolo potrebbe
scegliere altre strade non democratiche».