Riforme Istituzionali
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Riforme.net 15/02/2007
 
Risposta del Governo all'interrogazione Boato - Fonte: www.camera.it

Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 109 del 14/2/2007


(Indirizzi ed iniziative del Governo a proposito del caso Abu Omar - n. 3-00623)

PRESIDENTE. L'onorevole Boato ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00623 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).

MARCO BOATO. Signor Presidente, signor Presidente... Anzi, Vicepresidente del Consiglio dei ministri (il mio lapsus è un augurio!), la doverosa lotta contro il terrorismo interno ed internazionale non può mai comportare la violazione dei princìpi, delle regole e delle garanzie dello Stato di diritto, quale è e deve essere lo Stato italiano.
Il sequestro ad opera della CIA sul territorio italiano di Abu Omar è stato purtroppo un caso clamoroso ed esemplare di questo tipo di violazioni. Ancora più grave appare questo sequestro illegale, definito eufemisticamente extraordinary rendition, se attuato con l'avallo del Governo di allora o con la complicità e l'aiuto dei servizi segreti italiani, in specie del SISMI.
Dopo essere stato sequestrato illegalmente in Italia, Abu Omar è stato detenuto e torturato in Egitto per quattro anni e solo domenica 11 febbraio è stato rilasciato, sembra a prezzo del silenzio.
Chiedo dunque al Governo italiano attuale di non ostacolare le doverose indagini della magistratura. Un ostacolo istituzionale apparirebbe come una copertura - che immagino non ci sia - degli atti illegali commessi nel caso di Abu Omar.

PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, leggo la risposta predisposta dal ministero della giustizia. Essa informa che il procuratore della Repubblica di Milano ha comunicato di aver iscritto, in relazione al sequestro di persona di Nasr Oussama Mustafa Hassan, alias Abu Omar, commesso a Milano il 17 febbraio 2003, il procedimento penale n. 10838 del 2005. Nell'ambito di tale procedimento, onorevole Boato, la procura generale della Repubblica di Milano, su richiesta dell'ufficio inquirente, inoltrava la richiesta di estradizione di ventidue cittadini statunitensi nei confronti dei quali erano state emesse tre ordinanze di custodia cautelare dal GIP e dal tribunale del riesame di Milano per il sequestro di persona di Abu Omar.
In data 22 dicembre 2005 si inoltrava all'ufficio ministeriale anche la richiesta di estensione delle ricerche a fini di estradizione dei ventidue citati latitanti, da diffondersi in ambito extraeuropeo a mezzo Interpol. In due tempi il ministro di allora diffondeva le ricerche, sia nei tredici paesi che aderiscono al mandato d'arresto europeo, collegati alla banca dati SIS-SIRENE, che negli altri dodici non collegati, sempre attraverso l'Interpol.
Il 12 aprile 2006 l'allora ministro della giustizia comunicava all'autorità giudiziaria milanese la decisione di non inoltrare agli Stati Uniti la domanda di estradizione e di non diffondere le ricerche dei soggetti in ambito internazionale extraeuropeo, sulla base dell'articolo 720, comma 3, del codice di procedura penale, alla luce della valutazione (sto continuando la lettura dell'informativa del ministero della giustizia) dei rapporti di collaborazione tra Italia e Stati Uniti, con particolare riguardo alle richieste di assistenza rivolte di recente a questo paese anche nell'ambito di procedimenti penali di grande rilevanza e tuttora in corso dinanzi all'autorità giudiziaria.
Nel corso delle indagini emergevano elementi di prova a carico di altri quattro cittadini statunitensi e di alcuni esponenti del SISMI. In data 3 luglio 2006, su richiesta della procura della Repubblica, il GIP del tribunale di Milano emetteva una nuova ordinanza di custodia cautelare contro ventotto indagati. Essa è stata eseguita nei confronti di due indagati italiani, mentre è rimasta ineseguita nei confronti degli altri ventisei stranieri.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Mi perdonerà, signor Presidente, ma debbo completare.
In data 7 agosto 2006, la procura generale presso la corte d'appello di Milano faceva pervenire al Ministero della giustizia la richiesta di inoltro al Governo degli Stati Uniti della domanda di estradizione nei confronti di ventisei cittadini americani indagati, quattro in più rispetto ai ventidue precedenti. È una domanda che allo stato è in fase di esame e valutazione, tenuto conto di un fatto nuovo, su cui devo dare un'informazione aggiuntiva. Il Governo ha ritenuto violato il segreto di Stato, attivando, dinanzi alla Corte costituzionale, il conflitto con l'autorità giudiziaria di Milano, sui rapporti tra agenti del Sismi e agenti stranieri, per ciò che concerne il sistema organizzativo ed operativo del Sismi medesimo.
In altre parole, signor Presidente, in occasione dell'indagine sul sequestro di Abu Omar, l'autorità giudiziaria ha acquisito elementi informativi, anche di carattere documentale, attinenti alla identità di ottantacinque dipendenti del servizio, intercettandone le utenze cellulari in uso, nonché elementi attinenti alla struttura e alle logiche di funzionamento del servizio medesimo, non direttamente afferenti al sequestro in questione.
Il materiale sequestrato, altresì, prevede che siano ritenute lese, da parte del Governo, le prerogative di secretazione, nonché gli esiti delle indagini effettuate a carico degli agenti del Sismi, depositati in occasione della richiesta di rinvio a giudizio.
Concludendo, signor Presidente - la ringrazio per avermi concesso qualche secondo in più per rispondere compiutamente, ma mi sembrava necessario -, va chiarito che per l'aspetto dell'acquisizione di materiale classificato da parte dell'autorità giudiziaria, nonché di elementi informativi comunque sottratti alla diffusione, il Governo provvide ad apporre il segreto di Stato per impedire l'utilizzazione degli esiti di tali accertamenti. Si tratta ora di attendere il provvedimento della Consulta, che potrà fornire ulteriori ed utili elementi di valutazione ai fini delle determinazioni da assumere. Grazie.

PRESIDENTE. Signor Vicepresidente, più che qualche secondo, lei si è preso un po' troppo tempo!
L'onorevole Boato ha facoltà di replicare.

<>
< style="font-family: helvetica,arial,sans-serif;">MARCO BOATO. Immagino con par condicio, signor Presidente...!
< style="font-family: helvetica,arial,sans-serif;">La risposta che il Vicepresidente del Consiglio, Rutelli, mi ha fornito - lo capisco umanamente - è semplicemente la lettura, come egli ha detto, di una informativa del Ministero della giustizia. Debbo dire, con il massimo di rispetto e di < style="font-family: helvetica,arial,sans-serif;">amicizia fraterna che mi lega all'onorevole Rutelli, che forse si rischia di snaturare la logica del question time con risposte di questo genere. Ovviamente il Ministero della giustizia ha fornito quegli elementi, ma così siamo fuori dalla logica del «botta e risposta» che caratterizza il question time.
<>Lei ci ha rivelato un fatto, signor Vicepresidente, che già è contenuto nella mia interrogazione, se lei ha la bontà di leggerla, e cioè quello del conflitto di attribuzioni.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. L'ho motivato.

MARCO BOATO. Poiché lei ha detto che ci avrebbe comunicato una novità, essa era già contenuta nel testo della mia interrogazione. È tutto molto benevolo e affettuoso sul piano personale, ma un po' preoccupante sul piano istituzionale. Credo che in questa vicenda rischiamo di utilizzare il segreto di Stato, apposto dal Governo precedente, per coprire illegalità inaccettabili in uno Stato di diritto. Questa è la pura e semplice verità.
Dall'India, dove è in visita, il Presidente del Consiglio Prodi ha dichiarato di essere contrario alle cosiddette rendition. Allora, se siamo contrari - non ho alcun dubbio e mi fa un enorme piacere che sia così - utilizzare strumenti che impediscano di perseguirle purtroppo è grave.
L'eventuale rifiuto della richiesta di estradizione dei ventisei agenti della CIA, che mi sembra profilarsi dalla lettura di quel testo, rischia di coprire chi ha commesso gravi reati....

PRESIDENTE. Onorevole Boato, la invito a concludere.

MARCO BOATO. Faccia un po' di par condicio, signor Presidente...!
Sollevare un conflitto di attribuzione su una materia estranea a questa indagine è legittimo da parte del Governo, ma dà la sensazione che non ci sia una vera collaborazione con l'autorità giudiziaria.
Il Governo spagnolo ha deciso pochi giorni fa di revocare il segreto di Stato su identica materia, perché per la sicurezza dei cittadini è imprescindibile da parte del Governo che vi sia la massima collaborazione nei confronti delle richieste dell'autorità giudiziaria. Mi pare che questa dovrebbe essere - e me lo auguro - la posizione del mio e del nostro Governo italiano.




Repubblica.it  15-02-2007

I pubblici ministeri avrebbero abusato del potere d'indagine svelando i rapporti tra agenti del Sismi e agenti stranieri

Abu Omar, il governo attacca la Procura
"A Milano violato il segreto di Stato"

di Giuseppe D'Avanzo

LA NOTIZIA secca è questa: il governo Prodi accusa di illegalità la procura di Milano. L'accusa di aver violato, nel "caso Abu Omar", la legge del segreto di Stato; di aver compromesso la funzionalità del Servizio segreto e quindi la sicurezza del Paese; di aver abusato del potere d'indagine. Non è una denuncia delicata e vaporosa. È un pugno sul tavolo che consente l'uso della formula più allarmata: è in corso un grave conflitto istituzionale dagli esiti (anche politici) incertissimi. Vediamo quali sono le ragioni proposte d al governo a rilievi così gravi.

"Il governo ritiene violato dai pubblici ministeri di Milano il segreto di Stato perché ha svelato i rapporti tra agenti del Sismi e agenti stranieri". Ancora. "In occasione delle indagini sul sequestro di Abu Omar, l'autorità giudiziaria ha acquisito informazioni sull'identità di 85 dipendenti del Servizio intercettando cellulari, e (notizie) non direttamente afferenti al sequestro" ("non afferente" sarebbe l'archivio illegale raccolto nell'ufficio riservato di Pio Pompa, "l'orecchio" di Nicolò Pollari). Per di più, per il governo, "il materiale sequestrato prevede che siano ritenute lese le prerogative di segretazione perché per l'acquisizione di materiale classificato da parte dell'autorità giudiziaria il governo appose il segreto di Stato". Innanzitutto, sono fondate queste ragioni? È vero che è stato opposto il segreto di Stato nel "caso Abu Omar"?

Non pare. L'11 luglio del 2006, con una lettera riservata (ora agli atti dell'udienza preliminare in corso a Milano), l'allora direttore del Sismi, Nicolò Pollari scrisse ai pubblici ministeri: "È determinazione di questa Istituzione non opporre il segreto di Stato". Lo stesso hanno ripetuto in più occasioni il governo Berlusconi e il governo Prodi. Seconda domanda. È vero che la procura, indagando, ha violato la funzionalità del Servizio, l'identità dei suoi agenti, le più riservate routine del lavoro segreto? Non pare. A dare atto ai pubblici ministeri della loro correttezza è ancora una volta Nicolò Pollari. 13 luglio 2006, lettera riservata. Riconosce il capo delle spie: "Desidero esprimere ogni apprezzamento per la considerazione manifestata per i profili di sicurezza e riservatezza concernenti l'attività e il personale del Sismi".

Dunque, non c'è mai stato segreto di Stato e mai è stata minacciata l'efficienza dell'intelligence e quindi la sicurezza nazionale. E allora che cosa accade a Palazzo Chigi? Che cosa convince l'Esecutivo a rovesciare il tavolo alla vigilia della sentenza del giudice delle indagini preliminari di Milano (deciderà venerdì). In assenza di forti, evidenti ragioni "nel merito", qual è la ragione politica di uno scontro istituzionale che ha il precedente più vicino nell'assalto del governo Berlusconi prima, durante e dopo i processi che lo vedevano imputato? Anche nel caso che la sortita del governo debba servire soltanto per sollevare dinanzi alla Corte Costituzionale il conflitto di attribuzione, perché scegliere addirittura di opporre la rumorosa, esplicita accusa di violazione della legge, come se i passi dei pubblici ministeri siano stati nel tempo abusivi, illegali, addirittura pericolosi per lo Stato?

C'è un sovrattono in questa controversia che può spiegarsi soltanto con la convinzione della società politica che Nicolò Pollari, amatissima spia, non può, non deve essere processato. Ogni qual volta i comportamenti e le responsabilità di quel che è stato un disastroso e opaco direttore del Sismi si avvicinano al punto critico di una verifica pubblica, prendono corpo stupefacenti metamorfosi; vero e falso diventano qualifiche fluide; affiora una materia venefica; si mette in moto qualche meccanismo dagli effetti perversi. Per dire dell'ultimo, appena il mese scorso. Nel progetto di legge di riforma dei servizi segreti appare un articolo 39 che estende il dovere di opporre il segreto di Stato (opportunità oggi concessa soltanto agli agenti segreti testimoni) anche agli imputati. La norma appare palesemente ad personam (avrebbe risolto una volta per tutte i guai dell'imputato Pollari). Ne nasce una contesa e in sole 24 ore il Parlamento cancella il codicillo.

Nella maggioranza non si trova più nessuno che abbia la faccia e la forza di difendere l'emendamento in pubblico. Caduta l'ambigua figura di legge, ricompare ora con imprevedibile violenza l'aggressione del governo alla legalità dell'indagine milanese. Una conferma in più (altre ne verranno) che un'estesa rete di power élite ha molto a cuore il destino del capo delle spie. Pollari deve avere giocato bene le sue carte nel passato; curato con la pazienza del ragno la sua ragnatela di consensi, nel presente. Come è chiaro ormai da qualche anno, il generale deve avere qualche risorsa nascosta, segretamente custodita, da far valere nei Palazzi. A questa misteriosa "cosa" è appeso il suo destino (rischia, se condannato, quindici anni).

Soltanto il tempo e la cronaca ci diranno se la pazienza del ragno sarà premiata. Ma un fatto è certo. Il jeu de cartes, in corso più nell'ombra che alla luce del sole, è molto, molto serio.



Indice "Rassegna Stampa e Opinioni" - 2007
 
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