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Repubblica.it  25-02-2007

E sulla legge elettorale alla tedesca decolla la maggioranza allargata all'Udc

Il governo offre il proporzionale ai centristi della Cdl per cercare di avere numeri più stabili al Senato. Ma nel centrosinistra insorgono Verdi, Udeur e Pdci
E sulla legge elettorale alla tedesca decolla la maggioranza allargata all'Udc

di Claudio Tito

ROMA - "D'Alema ce l'ha detto esplicitamente. Si può discutere sul sistema tedesco". Mentre al Quirinale Giorgio Napolitano scioglieva la riserva e rinviava alle Camere Romano Prodi, il segretario dell'Udc Cesa a Montecitorio metteva sul piatto la disponibilità al dialogo. Non un'offerta per sostenere il governo, ma per dare il via ad una sorta di "secondo corridoio" per la riforma elettorale. Una "maggioranza parallela" che si concentri esclusivamente sulla revisione del cosiddetto "porcellum" e che possa indirettamente irrobustire la coalizione dell'Unione nei passaggi più delicati.

Una trattativa che nel centrosinistra è scattata subito dopo il capitombolo del Senato. E che ora probabilmente diventerà la principale missione, anche se non dichiarata, del governo Prodi. Non a caso mercoledì prossimo il premier citerà esplicitamente nel suo discorso a Palazzo Madama l'esigenza di affrontare la questione. E il ministro per le riforme, Vannino Chiti, sta predisponendo una nuova bozza che tenga conto della "piccola rivoluzione" che soprattutto nella Quercia si è consumata in questi giorni: la conversione al modello proporzionalista che vige in Germania. Basti pensare che già mercoledì scorso, il ministro degli Esteri proponeva di risolvere la crisi puntando proprio sulla svolta istituzionale: "Possiamo aprire all'Udc e mettere in discussione il sistema tedesco".

Non solo. A indurre il Botteghino a rivedere le convinzioni su questa materia sono state proprio le difficoltà di rapporti con la sinistra radicale. Che in futuro potrebbero condizionare il partito Democratico se alle prossime elezioni sarà costretto a presentarsi nello stesso cartello elettorale e in uno schema rigidamente bipolare.

Nei due giorni di consultazioni al Quirinale, poi, il resto l'ha fatto il presidente della Repubblica. Che nella sostanza ha spiegato di non poter sciogliere le Camere a causa del cattivo funzionamento dell'attuale legge. "Prendete uno dei modelli che funzionano - ha ripetuto un po' a tutti - o quello francese, o quello spagnolo oppure quello tedesco. Prendetelo così com'è, senza adattamenti. Se no poi non funziona". E, guarda caso, anche sull'onda dei suggerimenti quirinalizi, Chiti sta elaborando addirittura una risoluzione per impegnare il Parlamento alla realizzazione della riforma.

"Insomma - spiega ancora Cesa - questo governo rischia di durare poco. Ma almeno si faccia la legge elettorale. Il modello tedesco aiuta anche il partito Democratico. Se ci fossero state le elezioni ora, noi avremmo vinto. Ma poi avremmo avuto le stesse di difficoltà a governare. Cosa avremmo fatto con la Lega?". La sua ricetta allora è semplice: "Facciamo un sistema che porti a 4-5 raggruppamenti. Noi daremo vita ad un'area centrale e cattolica e poi si dialoga con tutti. Si faccia uno sbarramento serio e non quello inutile al 2%. Serve un anno? Bene, utilizziamolo e alla fine andiamo votare. Nel frattempo noi alcune cose le votiamo: ad esempio il decreto sull'Afghanistan".

La strada che porta al sistema tedesco, però, resta impervia. Nel centrosinistra c'è chi, come Udeur, Pdci e Verdi, si è sempre schierato contro quella soluzione. Preferendo semmai la proporzionale spagnola. "Se i grandi partiti pensano di farci fuori - minaccia in questi giorni Clemente Mastella - allora noi faremo saltare il governo". E anche nella Cdl non mancano i contrari. Forza Italia non ha mai nascosto le sue perplessità (pur avendo al suo interno dei favorevoli come Tremonti e Urbani) e An che è pronta ad alzare le barricate: "La riforma elettorale? Qui non si fa niente - avverte il portavoce di Fini, Andrea Ronchi - . A ottobre si vota".



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