Riforme Istituzionali
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Repubblica.it  04-03-2007

Prodi avverte: "Stop al referendum solo se c'è accordo sulla legge elettorale"

Il presidente del Consiglio precisa: "Non basta la trattativa, serve l'intesa"
Maroni: "D'accordo con la proposta di Chiti". Ma An stoppa

"Se c'è un accordo alto, è chiaro che ci saranno gli elementi per sospendere il referendum. Non è la trattativa che sospende il referendum elettorale ma l'accordo". Romano Prodi precisa così il suo pensiero dopo le dichiarazioni del presidente del comitato promotore del referendum elettorale, Giovanni Guzzetta ("Romano sbaglia, la nostra pistola puntata serve"). "Quando parlo di un rinvio del referendum elettorale -aggiunge Prodi- non è che voglia dire che il referendum non sia un grande strumento, perchè ogni volta che si richiama e si mobilita la società civile, l'Italia fa un passo in avanti". Parole che il presidente della Camera, Fausto Bertinotti giudica "ragionevoli". E aggiunge: ""Penso che il Parlamento sia la sede vocata per fare la legge elettorale e per farla con il massimo di consenso". Mentre il segretario diessino Piero Fassino propone di "procrastinare di un anno il referendum per verificare l'esito del lavoro di riforma".

E sulla riforma della legge elettorale le forze politiche continuano a interrogarsi. E Silvio Berlusconi torna a far sentire il suo altolà: "Inutile la riforma elettorale. Resto convinto che la legge elettorale che abbiamo approvato nella scorsa legislatura sia una buona legge, se mai da modificare migliorandola per quanto riguarda il Senato". Parole che il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini commenta seccamente: "Opinione rispettabile, già espressa dalla Lega". Non un commento, invece, sull'attacco che il Cavaliere ha riservato ai "nostalgici del centrismo".

Il Carroccio, invece, sposa la proposta lanciata dal ministro per le Riforme Vannino Chiti, di un comitato parlamentare per mettere mano alla legge elettorale, ma anche alle riforme istituzionali. "Io sono favorevole - dice Roberto Maroni - domani ne parlo con Bossi". Ma il leader del Carroccio, intervistato dal Messaggero, sembra smorzare gli entusiasmi: "Il sistema che c'è adesso a noi va benissimo, aggiustato qua e là. Il modello tedesco non si può fare, invece bisognerebbe cambiare la Costituzione".

In casa An Gianfranco Fini non usa mezzi termini per bocciare la proposta del ministro diessino. Al leader di An l'idea del comitato non piace, così come non piacciono i "ritorni al passato". "La strada maestra è il bipolarismo, dice Fini - E dico no al comitato, basta il Parlamento". Ma il centrista Cesa rilancia: "Chiti scopra le carte e ci dica cosa vuole fare il governo sulla legge elettorale. Altrimenti l'Udc, dopo l'incontro con la Lega e gli altri partiti, martedì metterà le carte in tavola".

E sempre dal fronte centrista, invece, Rocco Buttiglione sposta l'attenzione sulla reale volontà di mettere mano alla riforma elettorale: "Il problema non è lo strumento, ma se esiste la spinta politica. Qualora ci fosse, esiste il telefono per dialogare, le commissioni di Camera e Senato. La questione del comitato non la enfatizzerei, mi sembra secondaria". Quello che invece a Buttiglione non sembra secondaria è la prospettiva futura della scena politica italiana. Ed è una secca bocciatura dei due leader attuali: Prodi e Berlusconi "simboli di una fase superata.Tra i due noi sceglieremmo Berlusconi, ma preferiamo un sistema nel quale si possa scegliere tra due candidati che impersonano una fase nuova e più serena della politica italiana".



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