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ilsole24ore  03-04-2007
 
Legge elettorale, Polo unito
Berlusconi: al voto con l'Udc

di Barbara Fiammeri

Due ore di vertice ad Arcore e poi l'annuncio di Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Umberto Bossi: la nuova Cdl, ovvero Fi-An-Lega senza l'Udc, ha raggiunto l'accordo sulla riforma elettorale. Quelle nove cartelle messe a punto dal leghista Roberto Calderoli (già autore del porcellum come egli stesso ribattezzò l'attuale legge elettorale) hanno ottenuto il via libera degli alleati, compresi Nuova Dc e i repubblicani di Nucara.

Una prova di unità di cui Berlusconi e la sua Cdl - in cui ieri sono rientrati i pensionati di Fatuzzo - avevano estremo bisogno dopo lo strappo con Casini e che giunge alla vigilia del giro di incontri tra Prodi e i partiti della maggioranza ancora privi di una linea comune. «Questa è la proposta che presenteremo alla sinistra» ha detto soddisfatto il Cavaliere al termine dell'incontro in cui ha ribadito che con l'Udc regge l'intesa sulle amministrative.

Nel frattempo Calderoli era già volato a Roma per recarsi al Quirinale. Al Capo dello Stato l'esponente del Carroccio ha presentato la proposta della Cdl che è in sostanza una sorta di "tatarellum" corretto. Si continuerà a votare con il sistema proporzionale ma saranno previste due soglie di sbarramento, 3% alla Camera e 5% al Senato su base regionale. La similitudine con il sistema di voto regionale è legata all'introduzione del «listino», che consiste nel premio pari a circa il 10% dei seggi della Camera (60) da assegnare alla coalizione che avrà ricevuto il maggior consenso.

È probabile che in questo modo potranno essere recuperati gli aspiranti deputati di quei partiti che non abbiano superato la soglia del 3%. Anche per il Senato è previsto un premio di maggioranza nazionale (30 seggi) che verrà però ripartito a livello regionale. Non vengono reitrodotte le preferenze ma si riducono le circoscrizioni elettorali per garantire una maggiore vicinanza tra elettori ed eletti. Ulteriore novità è la cosiddetta «clausola di dissolvenza»: in caso di maggioranze diverse tra i due rami del Parlamento il premio non verrebbe attribuito garantendo così il ritorno alle urne.
Nessun giudizio è giunto ovviamente dal Quirinale sulla proposta della Cdl. Nei 50 minuti di colloquio con il vicepresidente del Senato Calderoli, il Capo dello Stato si è limitato a ribadire la necessità che le forze politiche giungano a un'intesa condivisa attraverso il confronto in Parlamento. L'accordo tuttavia - come più volte ha sottolineato il Quirinale - deve anche tener conto dei tempi: se non si raggiungerà prima che parta la campagna referendaria, tutto sarà più difficile.

Il comitato promotore del referendum comincerà la raccolta delle firme il 24 aprile. È «la pistola sul tavolo carica» di cui ieri ad Arcore ha metaforicamente parlato Fini. Parole pronunciate di fronte a Umberto Bossi con cui il leader di An non si incontrava a tu per tu da circa quattro anni. Fini e Berlusconi hanno rassicurato il Senatur, che teme anzitutto la consultazione popolare. Ma «non possiamo consentire a Prodi di prendere tempo», per questo - ha poi aggiunto l'ex ministro degli Esteri - «anche gli amici della Lega e di Fi hanno ritenuto che per avere certezze dei tempi, chi raccoglierà le firme per il referendum non meriti alcun anatema».

La mossa di Berlusconi, Fini e Bossi è anche un segnale per l'Udc. L'obiettivo è di neutralizzare l'ipotesi di un'intesa tra i centristi e quelle forze della maggioranza favorevoli al modello tedesco e contro cui si sono già dichiarati i piccoli partiti dell'Unione. Non a caso ieri Calderoli commenando l'esito del summit di Arcore ha detto: «La famiglia dei nanetti, per dirla alla Sartori, è cresciuta e ha superato il 50% delle forze politiche del Parlamento».

L'Udc però insiste. Il partito di Casini «prende atto» - come ha detto il segretario Lorenzo Cesa - dell'intesa della Cdl, conferma la propria disponibilità «a sostenere in tutta Italia le liste e i candidati di chiara alternativa alla sinistra» ma sulla legge elettorale conferma «la volontà di arrivare ad una riforma largamente condivisa basata sul modello tedesco».

LA «BOZZA» DELLA CASA DELLE LIBERTÀ

Premio di maggioranza
Il premio di maggioranza è attribuito sia alla Camera che al Senato su base nazionale. A Palazzo Madama, per evitare problemi di costituzionalità, è ripartito su base regionale . Il premio è determinato grazie a un "listino governativo" che si affiancherebbe all'attuale scheda elettorale. In caso di maggioranza diversa tra Camera e Senato esso non viene applicato.

Circoscrizioni più piccole
Sistema proporzionale con sbarramento al 3% alla Camera e al 5% su base regionale al Senato. Le circoscrizioni sono più piccole (come nel modello spagnolo) e più numerosi per salvaguardare il legame col territorio. Sono possibili un massimo di tre candidature in più circoscrizioni. Rimane l'obbligo per la coalizione di sottoscrivere un programma comune indicando un capo delle forze politiche.




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