Riforme Istituzionali
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20 settembre 2000 - Franco Ragusa

Referendum devolution: Le ragioni di un quesito generico, o meglio, truffa
Interventi di esponenti di Alleanza nazionale alla Camera dei Deputati

Di fronte al quesito "lombardo" che indice il primo referendum sulla devolution, sarebbe da ciechi non chiedersi perché non esista un testo di riferimento, riguardo ai modi di trasferimento dallo Stato alle Regioni delle funzioni riguardanti determinate materie, scritto chiaramente e sul quale chiamare ad esprimersi il corpo elettorale.
La ragione è sin troppo chiara: la maggioranza Polo-Lega che ha votato la delibera per l’indizione del referendum consultivo non è in grado di raggiungere l’accordo politico, a livello locale e nazionale, necessario per elaborare un progetto comune sui temi della devoluzione.
Siamo quindi in presenza di un uso distorto degli strumenti istituzionali di consultazione popolare, il tutto con il chiaro fine di ricomporre i problemi interni all’alleanza Polo-Lega in vista delle prossime elezioni politiche.
A conferma parziale di questa tesi, c'è già stata ampia manifestazione di contrarietà da parte del consigliere regionale lombardo di AN Guido Bombarda.
A conferma definitiva, giungono gli echi delle dichiarazioni di voto alla Camera sugli emendamenti al progetto di riforma federale in discussione in questi giorni.

Per maggior chiarezza, prima di passare ad ampi stralci degli interventi alla Camera degli esponenti di Alleanza nazionale, è bene ricordare il testo del quesito referendario sul quale, a meno di ripensamenti o di ricorsi andati a buon fine, gli elettori lombardi dovranno, se ne avranno voglia, esprimersi:
Volete voi che la Regione Lombardia nel quadro dell’unità nazionale intraprenda le iniziative istituzionali necessarie alla promozione del trasferimento delle funzioni statali in materia di sanità, istruzione anche professionale, nonché di polizia locale, alle Regioni?



Dal sito della Camera:

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi ero iscritta a parlare a titolo personale sull'emendamento 5.335 della Commissione; tuttavia, dopo aver ascoltato l'intervento che l'onorevole Berlinguer ha anticipato al riguardo, ho chiesto di intervenire ora e ribadisco che parlo a titolo strettamente personale.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, faccio ciò con grande disagio, in quanto sono componente del gruppo di Alleanza nazionale, ma lo faccio anche con grande convinzione, ricordando al mio gruppo e al Polo delle libertà che ebbi modo di fare lo stesso intervento nell'ambito della ristretta discussione che siamo stati chiamati a fare in materia in occasione dei lavori della Commissione bicamerale.
Lo faccio, dicevo, con grande convincimento e per il rispetto che ho nei confronti degli elettori che mi hanno mandata ad occupare questo seggio e che lo hanno fatto certamente, tra i tanti motivi, anche perché io potessi garantire loro l'unità e l'identità nazionali. Bene, se c'è un'istituzione che può veramente garantire l'unità e l'identità di una nazione, questa è la scuola (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, i Democratici-l'Ulivo, Comunista, misto-Verdi-l'Ulivo e di deputati del gruppo di Alleanza nazionale). Allora, non è assolutamente pensabile che il tema dell'istruzione, in tutti i suoi aspetti, venga delegato alle regioni.
Voglio ricordare a tutti noi che stiamo discutendo una modifica della seconda parte della Costituzione ed in particolare dell'articolo 117, per cui la prima parte della Costituzione e quindi, per il tema che ci riguarda, l'articolo 33, rimangono intatti: non possiamo stabilire, modificando l'articolo 117, qualcosa che vada ad urtare con il contenuto dell'articolo 33. Se noi non inserissimo tra i punti fondamentali proprio la salvaguardia delle norme generali sull'istruzione verremmo meno al dettato della prima parte della Costituzione italiana.
Qui non si tratta, vedete, di stare dalla parte delle scuole statali o di quelle non statali - è stato tirato in ballo anche questo discorso -, bensì di essere dalla parte dell'istruzione nazionale, della cultura nazionale e dell'identità del nostro paese, che personalmente non consentirò a nessuno di calpestare (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, i Democratici-l'Ulivo, Comunista, misto-Verdi-l'Ulivo e di deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
 
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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo, al quale ricordo che ha due minuti. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Credo che quando lo Stato perde poteri, sia verso l'alto che verso il basso, e ciò avviene senza ... se l'onorevole Losurdo mi consente di proseguire ...

PRESIDENTE. Onorevole Losurdo, sta parlando il collega Buontempo!

TEODORO BUONTEMPO. Stavo dicendo che quando lo Stato perde poteri e ciò avviene senza un quadro di riferimento costituzionale certo e quando si avvia un federalismo sotto l'emergenza degli eventi senza che nessuno sappia quale tipo di federalismo alla fine avrà il nostro paese, c'è allora il dovere da parte del Parlamento di mettere dei paletti certi.
Vi è una soglia minima di dignità della persona e di sicurezza della persona sotto la quale non si può andare. È indispensabile, in un momento in cui discutiamo a scatola chiusa di federalismo, stabilire con certezza principi di sussidiarietà. Senza una cultura di identità nazionale non c'è istruzione che tenga e tutto diventa nozionismo inutile quando ci si riferisce ai valori di una persona.
Per tali motivi ritengo che l'articolo in questione sia formulato male. Pur comprendendo e condividendo il principio in esso contenuto, mi auguro che si trovi un modo per riformulare il testo. Io voterò a favore dell'emendamento 5.318 della Commissione perché ritengo indispensabile mettere un punto fermo sulle condizioni essenziali di vita che non possono essere lasciate all'arbitrio di nessuno, neppure di una maggioranza consigliare o parlamentare! Neppure il Parlamento, infatti, quando è in ballo la dignità della persona e la tutela minima dei diritti sociali di una persona, ha i titoli per poter votare contro questi diritti.
 
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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rallo. Ne ha facoltà.

MICHELE RALLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo che il Parlamento, nella maggioranza e nell'opposizione, almeno in gran parte, stia sbagliando nel momento in cui procede ad approvare una riforma federalista dello Stato. Vedete, signor Presidente, onorevoli colleghi, sono non so se l'unico ma certamente uno dei pochi parlamentari che frequentano quest'aula che abbia il coraggio di dire che non è federalista: io sono nazionalista e, diversamente dal collega che mi ha preceduto, faccio parte di un partito che si chiama Alleanza nazionale (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari e democratici-l'Ulivo), che è l'erede del Movimento sociale italiano di Giorgio Almirante, il quale trent'anni fa, nel 1970, fece ostruzionismo da questi banchi contro l'istituzione delle regioni a statuto ordinario.
E faccio parte, se i colleghi mi consentono, anche di una generazione che, bene o male, qualche cosa sui libri ha studiato: allora, cari colleghi della Lega che in questo momento vi trovate insieme a noi nella cosiddetta Casa delle libertà...

DOMENICO IZZO. Poveri noi!

MICHELE RALLO. ...ho studiato che il federalismo non è quel fatto incorporeo che sembra tutti i partiti abbiano accettato da quando ve lo siete inventato voi! Il federalismo non è la dottrina politica verso la quale procede l'Europa perché l'Europa va verso il federalismo europeo e non verso il federalismo degli stati nazionali, si va verso l'accorpamento e la costituzione di entità più vaste.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Rallo.

MICHELE RALLO. Concludo, signor Presidente. Dicevo, non si cerca di dividere. L'esempio della Germania può essere valido per l'Italia e, come vedete, fra tutti i federalismi il peggiore è quello fiscale, quello che può realmente dividere l'Italia in un nord ricco e un sud povero. La Germania ha fatto il contrario, ha cercato di unificare e di portare tutta la nazione a determinati livelli... ((Applausi dei deputati del gruppo Popolari e democratici-l'Ulivo e applausi polemici dei deputati del gruppo Lega nord Padania).
 
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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aloi. Ne ha facoltà.

FORTUNATO ALOI. Presidente, verrei meno ad una mia posizione morale prima che politica, se tacessi su un argomento di questo genere che è di grande delicatezza e responsabilità. Parliamo di scuola, qui non è in discussione il federalismo, ma uno dei principi fondamentali relativo all'educazione e alla formazione dell'uomo.
Berlinguer richiamava l'unità d'Italia, rifacendosi alla lingua; io non mi stanco di ripetere che l'unità d'Italia è stata realizzata, prima che dal processo risorgimentale, dai maestri elementari con una concezione unitaria dell'insegnamento e dell'indirizzo pedagogico. Un'unitarietà che, al di là del fatto meramente regionale appena richiamato - il discorso riguarda il concetto di autonomia cui ci siamo preoccupati di mettere paletti -, è finalizzata ad evitare situazioni frastagliate sotto il profilo educativo e dell'apprendimento. Il principio educativo che dovrebbe essere unitario, in riferimento a valori che sappiano conciliare l'autonomia e la libertà con la dignità, non può essere buttato alle ortiche! Ecco perché su questa materia inerente alla scuola e all'orientamento didattico, non si può scherzare perché implica non solo la dignità, la civiltà e la cultura, ma anche il destino della società italiana (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
 

 


 
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