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Corriere della sera - 28-09-2002
«Federalismo entro Natale per il
nostro sì»
Maroni: «Voteremo la Finanziaria solo
se prima ci sarà il decreto Bossi sull’autonomia fiscale»
di Fabio Cavalera
MILANO - «Guarda che se non mi dai il federalismo
fiscale io non voto la tua Finanziaria». Roberto Maroni, ministro
del Welfare, racconta che, al vertice di maggioranza di giovedì,
il leader del Carroccio Umberto Bossi a un certo punto del tira e molla
sui conti pubblici si è messo «scherzosamente a provocare
il nostro grande amico e interlocutore Giulio Tremonti». Con lui
il rapporto è tale «che possiamo permetterci di dire certe
cose». Scherzo o non scherzo, provocazione o non provocazione fatto
sta che la Lega, presente alla riunione con Bossi, con Maroni e con Roberto
Calderoli vicepresidente del Senato, ha posto due condizioni agli alleati
per dire sì ai provvedimenti in materia economica e per votarli.
Condizioni messe a punto in un prevertice dei tre leghisti alle 13.30.
«Dovevamo andare all'incontro della Casa delle libertà alle
due, ma abbiamo preferito chiarirci bene le idee prima. Poi, parlando fra
noi, ci siamo accorti che erano arrivate le tre e ci siamo mossi. Erano
un po' agitati, in trepida attesa. Che cosa combinerà mai la Lega?
Loro avevano già cominciato a mangiare ma per fortuna la discussione
senza di noi non era ancora partita. Lì ci siamo fatti sentire».
Quali condizioni avete posto, ministro Maroni?
«Noi non potevamo e non possiamo accettare
che si intacchi il principio della autonomia impositiva degli enti locali,
che è uno dei cardini del federalismo: dunque, non eravamo per niente
d'accordo su un taglio indiscriminato dei fondi accompagnato dal divieto
per Regioni e Comuni di aumentare le addizionali Irpef. Abbiamo chiesto
di procedere in modo diverso. Punto primo: il blocco deve essere circoscritto
al 2003. Punto secondo: lo si deve accompagnare al preciso impegno del
governo di avviare il federalismo fiscale. La manovra che riduce gli spazi
di autonomia impositiva ha senso unicamente se limitata nel tempo e compensata
dalla prospettiva del federalismo fiscale. Altrimenti è inaccettabile».
Più in concreto: avviare il federalismo
fiscale, ma quando?
«La giusta e corretta condizione per dare
il via libera alla Finanziaria è che venga varata dal governo entro
Natale, prima della approvazione della Finanziaria stessa, un’iniziativa
legislativa del ministro per le Riforme Umberto Bossi, iniziativa legislativa
da consegnare al Parlamento e nella quale si metta per iscritto il diritto
degli enti locali di compartecipare al gettito erariale».
Gli alleati sono d'accordo?
«Il vertice di giovedì ha assunto
un impegno politico. So che nella maggioranza ci sono forti spinte verso
le riforme e il cambiamento e so che ci sono pure forti sacche di conservazione
ma se si decide, presenti tutte le componenti della maggioranza, che entro
Natale il governo manderà in Parlamento il federalismo fiscale nessuno
può rimangiarsi la parola data. E questa, ripeto, è la condizione
per il nostro via libera, condizione che è stata accolta ma che
ora va tradotta: dalle parole occorre passare a un impegno legislativo
vero e proprio».
Intanto, gli enti locali sono sul piede di
guerra contro il governo.
«Dato per acquisito che entro Natale partirà
il federalismo fiscale, devo sottolineare che la situazione generale impone
sacrifici per tutti: per il governo centrale costretto a ridurre del dieci
per cento le spese dei singoli ministeri e per gli enti locali. La stretta
è limitata al 2003 e, se accompagnata alla certezza che a partire
dal 2004 Comuni e Regioni comparteciperanno al gettito erariale, credo
che la si possa intendere come uno stimolo a eliminare gli sprechi e a
razionalizzare le spese. Ho letto che il Comune di Napoli ha sperperato
fior di risorse perché c'erano dipendenti che si gonfiavano lo stipendio
in modo vergognoso. E' bene che gli enti locali vigilino attentamente su
questi eccessi intollerabili».
Saranno tagliate le spese del Welfare?
« Nessun taglio e, in particolare,
nessun taglio per le spese sociali del mio ministero».
Capitolo pensioni: ci saranno interventi con
la Finanziaria?
«Aboliremo progressivamente il divieto
di cumulo pensioni-redditi. Decideremo lunedì se attraverso la Finanziaria
o se attraverso il decreto sul sommerso che per me è lo strumento
più adeguato».
Le pensioni di anzianità?
«Confindustria è divisa fra chi
chiede di abolire le pensioni di anzianità e chi afferma che non
bisogna toccarle. Il sindacato è decisissimo a difenderle».
E il ministro Maroni?
«Finché sarò ministro le
pensioni di anzianità non si toccheranno. I contenuti degli interventi
in materia di pensioni sono quelli già indicati nella legge delega
che istituisce il secondo pilastro privato accanto a quello pubblico e
da lì non ci si muove».
E il bonus sulle assunzioni sarà rifinanziato?
«E' stato uno strumento utilissimo che
ha consentito nell'ultimo anno 150 mila assunzioni, novantamila al Sud.
Certamente, il fondo sarà rifinanziato con questa manovra».
Enti locali irritati, sindacati irritati,
Confindustria irritata, ciclo economico in sofferenza. Crede ancora che
sarà un autunno di riforme e non un autunno caldo?
«Per quanto riguarda i sindacati, devo
rilevare che Cisl, Uil e tutti gli altri stanno dando risposte, tutto sommato,
positive. Noi stiamo mantenendo e manterremo gli impegni sottoscritti con
il Patto per l'Italia. Resta la sinistra scontrista che, perso il senso
della normalità e messo D'Alema in soffitta, vuole a tutti i costi
lo scontro sociale. Che però non ci sarà».
Il malcontento di Confindustria?
«Nasce con il decreto in materia fiscale
per le imprese che ha ridimensionato taluni privilegi concessi dalla sinistra.
Ma, sul metodo, qualche ragione Confindustria l'ha. Su certi provvedimenti
vi deve sempre essere confronto preventivo con le associazioni di categoria».
La Lega ha dato segni di nervosismo. Non è
un buon segnale per il governo.
«Teniamo i muscoli in allenamento per ricordare
che siamo venuti qui per fare il federalismo. Qualcuno finge di dimenticarlo.
E sbaglia».
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