Riforme Istituzionali
Osservatorio sulla devolution
Rassegna stampa
www.riforme.net

Corriere della sera - 04-10-2002
 

Governatori bipartisan, tutti contro i tagli
 
Trasferimenti e blocco dell’addizionale nel mirino delle regioni
 
   Francesco Alberti
 
ROMA - I toni possono essere più o meno sfumati, a seconda delle casacche e delle convenienze politiche, ma la sostanza è una sola: questa Finanziaria alle Regioni non va giù, «non condivisibile era» e tale resta, troppi tagli, troppi legacci, c’è il rischio concreto di intaccare la tenuta e la qualità di servizi pubblici essenziali. Tutti i presidenti di Regione, berlusconiani o ulivisti che siano, sono riusciti ieri, dopo un confronto a porte chiuse dove non sono mancate tensioni e asprezze, a trovare una posizione comune in vista dell’incontro di oggi con il premier Berlusconi. Sotto la spinta del trio Formigoni (Lombardia), Ghigo (Piemonte), Errani (Emilia-Romagna), la squadra dei «governatori», ammainando per una volta le bandiere di partito, ha elaborato una piattaforma di richieste che ruota attorno a quattro punti. Primo: rinunciare o comunque modificare l’entità dei tagli ai trasferimenti di risorse dallo Stato alla periferia. Secondo: compensare il congelamento delle addizionali Irpef «con l’introduzione - parole di Formigoni - di strumenti alternativi che garantiscano la qualità dei servizi». Terzo: ancorare il federalismo fiscale a precise garanzie sui tempi e le modalità di attuazione del nuovo processo. Quarto: rivedere i rapporti tra Stato e Regioni, improntandoli a quella pari dignità sancita dalla Costituzione e spesso dimenticata.
Non era affatto scontato che i «governatori» approdassero a una soluzione «bipartisan», termine quanto mai fuori moda di questi tempi.
E infatti il trio Formigoni-Ghigo-Errani ha dovuto slalomare tra nuove resistenze e antiche diffidenze per riuscire a far passare il concetto che «solo uniti si può avere qualche possibilità di successo nella trattativa con l’esecutivo». La posizione più delicata era quella di alcuni «governatori» del centrodestra, divisi tra la necessità di far valere le proprie ragioni di amministratori e il timore di apparire in rotta di collisione con il governo «amico». Con l’aggravante, come ha paventato il laziale Francesco Storace, che un documento unitario contro la Finanziaria «possa trasformarsi in uno strumento di propaganda della sinistra». Solo dopo un certosino lavoro di limatura e dopo che tutti i presidenti di Regione hanno convenuto sulla necessità che il documento avesse un taglio esclusivamente istituzionale, «senza - come ha detto il berlusconiano Ghigo - atteggiamenti critici aprioristici verso il governo», l’accordo è stato trovato.
Naturalmente gli accenti restano diversi in vista dell’incontro con Berlusconi. Se Formigoni e Ghigo parlano di «punto d’incontro da trovare» e di «piena disponibilità» ai sacrifici necessari, il ds Errani incalza il governo («Va rivisto il sistema delle priorità di questa Finanziaria») e il compagno di partito Bassolino invoca una «svolta per il Sud».

La Stampa - 04-10-2002
 
Regioni e Comuni: ridateci le nostre tasse
Formigoni cerca di arrivare ad un documento unitario sulla Finanziaria
Spaccatura tra i governatori per l´incontro di oggi con Berlusconi
 
  Mario Sensini
 
Cinque ore e mezza di discussione per mettersi d´accordo su un documento «unitario» sulla Finanziaria da consegnare a Silvio Berlusconi. Tanto unitario, a parte il fatto che deve ancora essere scritto, che i presidenti delle Regioni non sono riusciti a concordare chi dovrà poi presentarlo al Presidente del Consiglio nell´incontro previsto per oggi a Palazzo Chigi. La Finanziaria che «taglia le tasse ai cittadini e impone sacrifici agli enti locali» spacca trasversalmente il fronte dei «governatori». Divide i ricchi dai poveri, gli schieramenti di centro sinistra da quelli di centro destra, apre crepe anche dentro quest´ultimo fronte. Il presidente della Conferenza dei governatori e del Piemonte, l´azzurro Enzo Ghigo, usa toni critici più sfumati rispetto a quelli del presidente diessino dell´Emilia-Romagna, Vasco Errani, che chiede al governo di «rivedere completamente le priorità della Finanziaria» e fin qui ci può stare. Però Ghigo, pronto a «sottolineature di sostanza sulla Finanziaria, ma senza atteggiamenti critici aprioristici verso il governo» è molto più cauto di Roberto Formigoni, presidente forzista della Lombardia, che chiede senza mezzi termini all´esecutivo «di recedere o correggere i tagli alle Regioni». E al tempo stesso più determinato di Raffaele Fitto, governatore azzurro in Puglia, che invita a tener conto «della difficoltà complessiva in cui si muove il governo» e a sospendere il giudizio sulla Finanziaria. Il fatto è che il federalismo fiscale senza soldi, avviato dalla Finanziaria con un freno ai trasferimenti dello Stato agli enti locali e il blocco dell´addizionale Irpef regionale senza compensazioni, lascia tutti in mezzo al guado. Non solo le Regioni, ma anche le Province e i Comuni. «Se il governo non intende ascoltare i Comuni sulla Finanziaria per vedere insieme cosa si può migliorare, allora si pone una questione di dignità istituzionale che ci impone di appellarci direttamente a Ciampi» dice il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. A nessuno piace il fatto che il governo centrale consideri gli enti locali delle «controparti» e non "parti integranti" della nuova forma assunta dallo Stato con la riforma costituzionale. Ora, mentre l´Associazione dei Comuni ha già messo a punto in vista dell´incontro di oggi un documento che il presidente, Leonardo Domenici, definisce non a caso «veramente unitario», i governatori non ci sono ancora arrivati. I prevedibili e conseguenti problemi di bilancio causati dalla stretta, e che rischiano di ripercuotersi sui servizi ai cittadini, spaventano anche i governatori delle Regioni di centro destra. Ma loro devono conciliare l´esigenza di evitare problemi ai propri cittadini, che sono poi i loro elettori, con quella di non creare troppe difficoltà al governo. Gli altri, quelli dell´Ulivo, quest´ultimo problema non ce l´hanno, ma sentono puzza di bruciato e non si fidano. Nodi stretti, che filtravano ieri dalle porte della Conferenza dei presidenti delle Regioni. «A parlare con Berlusconi mandiamo Ghigo ed Errani». «No, ci deve andare anche Formigoni». «Allora vado anch´io». «Non si può fare». «Il pluralismo delle idee è considerato un pericolo? Andiamo tutti». Una telefonata a Palazzo Chigi. «Allora viene chi vuole». Il documento unitario da consegnare al governo per ora non c´è. Ci sta lavorando Roberto Formigoni, che dovrà tener conto degli emendamenti presentati ieri mattina dall´assemblea dei presidenti, e sarà pronto solo stamane. Documento, tra l´altro, di cui farà parte integrante anche l´accordo raggiunto ieri dai presidenti delle Regioni sul riparto dei 163 mila miliardi di lire del Fondo Sanitario Nazionale del 2002, che di fatto ricalca l´intesa già raggiunta a Perugia alla fine dell´anno scorso, e che dovrà essere ratificato dal governo. Sul testo da presentare al governo Formigoni sembra avere le idee chiare. «Il documento parte dalla forte assunzione di responsabilità delle Regioni, che capiscono il difficile momento internazionale e vogliono essere corresponsabili del risanamento finanziario che riguarda l´intero Paese. Ma il sistema non è ancora arrivato al federalismo e quindi - dice Formigoni - deve essere garantito il livello dei trasferimenti dello Stato alle Regioni». In pratica ripristinare l´addizionale Irpef o dare alle Regioni «strumenti alternativi» per tirare avanti finché non sia definito, in un tavolo comune, il federalismo fiscale. Raffaele Fitto, però, va ripetendo che il documento delle Regioni dovrà «tenere dentro tutte le differenti posizioni emerse». Così, dicono i governatori del centro sinistra, più che unitario il documento rischia di essere onnicomprensivo. «Non ci dovrà essere alcuna ambiguità» dice Errani a denti stretti lasciando la Conferenza delle Regioni. «Aspettiamo il testo e vediamo» aggiunge la governatrice dell´Umbria, Maria Rita Lorenzetti, Ds. E se non va? «Torniamo tutti a Roma per andare da Berlusconi».
 



 
Indice "Rassegna Stampa"