Corriere della sera - 14-11-2002
Finanziaria, le
Regioni fanno i conti «Dallo Stato 4 mila milioni in meno»
Allarme dei governatori
sulla sanità: si rischiano ulteriori perdite di fondi
Trasporti, edilizia
e Protezione civile gli altri settori che resterebbero penalizzati
Francesco Alberti
MILANO - Sono cifre vertiginose, nell’ordine di migliaia di miliardi
di vecchie lire, quelle che stanno alla base del braccio di ferro in corso
da settimane tra le Regioni e il governo Berlusconi. Non è semplice
tradurre in numeri il malumore dei governatori nei confronti di una Finanziaria
da loro stessi definita «insostenibile», ma secondo stime elaborate
da alcune Regioni si può avere un’idea della portata della posta
in palio. Utilizzando come base di partenza gli emendamenti avanzati dalle
Regioni (e sinora non accolti) alla manovra Tremonti, emerge dalle prime
proiezioni che l’attuale Finanziaria, se approvata così com’è,
comporterebbe per i governatori un mancato trasferimento di fondi che oscilla
tra i 3 mila e i 4 mila milioni di euro (6-8 mila miliardi di lire). A
formare questa cifra contribuiscono una serie di finanziamenti da tempo
invocati dalle Regioni e non previsti nella manovra. A cominciare dai circa
2-3 mila milioni di euro (4-6 mila miliardi di lire) legati al trasferimento
di competenze previste dalla riforma Bassanini in settori come la mobilità,
l’edilizia residenziale, la Protezione Civile e altri ancora. A questi
vanno aggiunti altri 1000 milioni di euro (2 mila miliardi di lire) che
la Finanziaria di fatto sottrae ai bilanci regionali: si tratta dei 750
milioni di euro relativi agli oneri sul personale, che d’ora in poi saranno
a carico delle Regioni; dei 50 milioni di euro che riguardano le accise
sulla benzina, oltre al mancato trasferimento di altri 200 milioni collegati
al Fondo sanitario nazionale per il 2002. Suddividendo tra le 20 Regioni
italiane l’intero ammontare dei fondi chiesti ma non inseriti in Finanziaria,
risulta (calcolo puramente ipotetico dato il diverso peso economico delle
varie aree) che ogni governatore rischia di dover fronteggiare un «buco»
tra i 150 e i 200 milioni di euro (300-400 miliardi di lire).
Ma il peso della manovra potrebbe divenire ancora più gravoso
se si allarga il discorso al comparto sanità. È infatti previsto
che i trasferimenti del Fondo sanitario non sono più da rapportare
al patto dell’8 agosto 2001 bensì all’«accordo Giarda»
di un anno prima. Ciò determinerebbe per le Regioni un’ulteriore
perdita di 6 mila milioni di euro (12 mila miliardi di lire). Il governo
si è però impegnato a recuperare questa cifra, pur subordinandone
l’erogazione al raggiungimento da parte dei governatori di precisi obiettivi
di bilancio (giudicati troppo severi dalle Regioni). È probabile
che alla fine un accordo sarà trovato.
Anche perché, si fa notare in periferia, senza quei 12 mila
miliardi di lire «salterebbe la sanità»