Devolution in Senato,
l’Ulivo insorge «Bossi fa saltare l’unità nazionale»
Amato e Bassanini:
vogliamo difendere il «vero federalismo»
Enrico Marro
ROMA - I Ds annunciano
un’opposizione dura al disegno di legge sulla devolution, cioè la
modifica della Costituzione per trasferire potestà legislativa esclusiva
alle Regioni su sanità, scuola e polizia locale. Il provvedimento,
messo a punto dal ministro delle Riforme Umberto Bossi, arriva oggi in
Aula al Senato. «Useremo tutti gli strumenti regolamentari per opporci
- spiega Gavino Angius, capogruppo dei senatori ds -. La devolution di
Bossi ha effetti devastanti quanto quelli che ha la legge Cirami sull’ordinamento
giudiziario». Contro la riforma Bossi si è mobilitata anche
l’associazione di studi Astrid, che fa capo all’ex presidente del Consiglio
Giuliano Amato e all’ex ministro della Funzione pubblica Franco Bassanini.
Gli stessi Amato e Bassanini, con gli ex ministri del Lavoro, Tiziano Treu
e Cesare Salvi, hanno presentato ieri un documento per difendere il «vero
federalismo», che sarebbe quello avviato dai governi dell’Ulivo (dalle
leggi Bassanini alla riforma del titolo V della Costituzione), e bocciare
il progetto Bossi che, invece, «disarticolerebbe l’unità nazionale».
Treu, che ha coordinato il gruppo di esperti che ha lavorato allo studio
dell’Astrid, ammette che anche la riforma fatta dal centrosinistra è
criticabile: il nuovo testo dell’articolo 117 della Costituzione approvato
nella passata legislatura è «quanto mai criptico» in
merito alla divisione delle competenze legislative dello Stato da quelle
delle Regioni, soprattutto in materia di lavoro. Ma subito aggiunge che,
alla luce della giurisprudenza consolidata, è possibile un’interpretazione
che non lascia dubbi: allo Stato spetta «la determinazione delle
regole generali per garantire su tutto il territorio nazionale i diritti
civili e sociali», alle Regioni spetta «di concorrere alla
gestione del mercato del lavoro, dal collocamento agli incentivi per l’occupazione».
Nessuna fuga in avanti quindi. Interpretazioni del titolo V della Costituzione
come quelle affacciate nel Libro bianco sul mercato del lavoro, per cui
sarebbero possibili diritti del lavoro regionali, non sono ammissibili,
secondo Astrid. Tanto meno si possono prefigurare contratti di lavoro regionali
anziché nazionali.
Difesa la riforma federalista
fatta dal centrosinistra, Astrid attacca l’attuale governo. A partire dal
ministro del Welfare, Roberto Maroni, che sarebbe federalista a parole,
ma poi ha presentato una riforma del mercato del lavoro «centralistica
e sicuramente incostituzionale, perché invade le competenze delle
Regioni».