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Corriere della sera - 14-11-2002
 
Devolution in Senato, l’Ulivo insorge «Bossi fa saltare l’unità nazionale»
 
Amato e Bassanini: vogliamo difendere il «vero federalismo»
 
  Enrico Marro
 
ROMA - I Ds annunciano un’opposizione dura al disegno di legge sulla devolution, cioè la modifica della Costituzione per trasferire potestà legislativa esclusiva alle Regioni su sanità, scuola e polizia locale. Il provvedimento, messo a punto dal ministro delle Riforme Umberto Bossi, arriva oggi in Aula al Senato. «Useremo tutti gli strumenti regolamentari per opporci - spiega Gavino Angius, capogruppo dei senatori ds -. La devolution di Bossi ha effetti devastanti quanto quelli che ha la legge Cirami sull’ordinamento giudiziario». Contro la riforma Bossi si è mobilitata anche l’associazione di studi Astrid, che fa capo all’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato e all’ex ministro della Funzione pubblica Franco Bassanini. Gli stessi Amato e Bassanini, con gli ex ministri del Lavoro, Tiziano Treu e Cesare Salvi, hanno presentato ieri un documento per difendere il «vero federalismo», che sarebbe quello avviato dai governi dell’Ulivo (dalle leggi Bassanini alla riforma del titolo V della Costituzione), e bocciare il progetto Bossi che, invece, «disarticolerebbe l’unità nazionale». Treu, che ha coordinato il gruppo di esperti che ha lavorato allo studio dell’Astrid, ammette che anche la riforma fatta dal centrosinistra è criticabile: il nuovo testo dell’articolo 117 della Costituzione approvato nella passata legislatura è «quanto mai criptico» in merito alla divisione delle competenze legislative dello Stato da quelle delle Regioni, soprattutto in materia di lavoro. Ma subito aggiunge che, alla luce della giurisprudenza consolidata, è possibile un’interpretazione che non lascia dubbi: allo Stato spetta «la determinazione delle regole generali per garantire su tutto il territorio nazionale i diritti civili e sociali», alle Regioni spetta «di concorrere alla gestione del mercato del lavoro, dal collocamento agli incentivi per l’occupazione». Nessuna fuga in avanti quindi. Interpretazioni del titolo V della Costituzione come quelle affacciate nel Libro bianco sul mercato del lavoro, per cui sarebbero possibili diritti del lavoro regionali, non sono ammissibili, secondo Astrid. Tanto meno si possono prefigurare contratti di lavoro regionali anziché nazionali.
Difesa la riforma federalista fatta dal centrosinistra, Astrid attacca l’attuale governo. A partire dal ministro del Welfare, Roberto Maroni, che sarebbe federalista a parole, ma poi ha presentato una riforma del mercato del lavoro «centralistica e sicuramente incostituzionale, perché invade le competenze delle Regioni».
 
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