Ciampi: «Tutti devono partecipare alla devolution»
Aldo
Cazzullo
L´Italia non è un paese sfiduciato. E´ un paese
che affronta prove difficili, crisi economica, riforma dei poteri dello
Stato, ma può e deve farlo restando unito, senza contrapposizioni
sterili, e senza smarrire la fiducia in se stesso e nel futuro. Carlo Azeglio
Ciampi ha cominciato ieri il percorso che lo porterà al discorso
di Capodanno: un appuntamento che giunge a metà del settennato e
a cui il capo dello Stato tiene in modo particolare. Perché gli
consentirà, come ha lasciato capire ieri parlando ai prefetti, di
tessere un filo rosso che avrà altri snodi tra qui e Natale nel
discorso alle magistrature della Repubblica in quello al corpo diplomatico,
il cui concetto essenziale è questo: l´Italia non è
un paese lacerato, anzi non è mai stata tanto unita e conscia di
sé; si può parlare al riguardo di un «modello italiano»,
che l´era della globalizzazione paradossalmente non soffoca ma esalta;
vive difficoltà globali e altre particolari, ma può superarle,
a certe condizioni. La devoluzione, è il pensiero di Ciampi, deve
seguire alcune linee-guida. Non può indebolire il ruolo dello Stato
nella sicurezza, nel governo dell´immigrazione, nell´istruzione
pubblica. Non può essere varata affidandosi unicamente ai rapporti
di maggioranza, ma tenendo conto dell´apporto di tutti, degli enti
locali, delle strutture amministrative, e anche dell´opposizione
parlamentare e dei «consigli» del Quirinale. E non deve mettere
a rischio l´unità del paese; in quanto «rafforzamento
delle autonomie e rafforzamento dell´unità, del prestigio
e della dignità dello Stato sono obiettivi che possono, devono essere
perseguiti congiuntamente. I cittadini non li sentono divergenti. Sono
due facce della stessa medaglia. La valorizzazione delle specificità
diffuse nel territorio fortifica nelle coscienze l´identità
nazionale, che infatti sta vivendo una sua nuova fioritura, soprattutto
tra i giovani». Ciampi ha segnalato il carattere epocale della riforma
federalista. «Il trasferimento di specifici compiti e responsabilità
di governo della cosa pubblica dallo Stato alle autorità locali
- Regioni, Province, Comuni - segna una svolta impegnativa nella storia
costituzionale della nazione. Questo percorso, che sta al legislatore delineare,
per calarsi nella realtà operativa ha bisogno del concorso di tutti,
essenziale per mettere bene a punto, sperimentandoli, i nuovi meccanismi
decisionali». L´interesse ultimo da tutelare, ammonisce il
capo dello Stato, è quello dei cittadini. Già due settimane
fa a Siena, parlando accanto all´affresco di Ambrogio Lorenzetti
con l´allegoria del Buon Governo, Ciampi aveva richiamato la maggioranza
a operare per il bene del paese e non per gli interessi particolari. Ieri
è tornato a ripetere: «Il rischio che la visione del particolare
possa danneggiare la realizzazione dell´interesse pubblico preminente
impone che la relazione tra poteri pubblici sia improntata al dialogo più
intenso. La vostra stella polare dev´essere quella di favorire la
collaborazione istituzionale, nell´interesse della Repubblica».
Nessuna riforma federalista potrà sottrarre al governo centrale
il coordinamento dell´ordine pubblico. Nel duecentesimo anniversario
dell´istituzione dei prefetti, Ciampi ricorda come nei rappresentanti
in loco del governo «gli italiani vedano un presidio di garanzia,
di legalità, di sicurezza. Articolo 117 della Costituzione, che
affida allo Stato la legislazione esclusiva in materia di ordine pubblico
e sicurezza, ad esclusione della polizia amministrativa locale».
Il ragionamento è lo stesso che il presidente applica alla scuola
pubblica, che nella visione del Colle è garante della diffusione
dei valori nazionali e anche spirituali, messi alla prova in questa fase
storica segnata dall´immigrazione (altro tema che deve trovare un
coordinamento a livello centrale) e dall´avvento della società
multietnica. Ciampi è conscio delle difficoltà. La situazione
economica non è facile. Ma «questa Italia che ha trovato sempre
la forza di reagire anche nelle situazioni più difficili non è
una nazione sfiduciata. Avverto tanti fermenti, tanti stimoli vitali, nelle
città, nell´economia, nella cultura, soprattutto tra i giovani.
Dobbiamo saperli cogliere, saperli sviluppare. Ci aiuteranno a superare
i problemi congiunturali e strutturali che abbiamo di fronte, che vanno
affrontati uno per uno, senza generalizzare, con freddezza e voglia di
combattere; soprattutto, con fiducia». Ecco il tema che, rivolto
in particolare ai giovani, Ciampi svilupperà nei prossimi giorni,
e in particolare a Capodanno: «C´è bisogno di farsi
nuove mete, obiettivi chiari che poggino ben saldi sui principi di quel
modello italiano di vita e di benessere che desta sempre di più
l´interesse internazionale e che ci indica la strada da percorrere».