Riforme Istituzionali
Osservatorio sulla devolution
Rassegna stampa
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La Stampa - 14-12-2002
 
Ciampi: «Tutti devono partecipare alla devolution»
 
    Aldo Cazzullo
 
L´Italia non è un paese sfiduciato. E´ un paese che affronta prove difficili, crisi economica, riforma dei poteri dello Stato, ma può e deve farlo restando unito, senza contrapposizioni sterili, e senza smarrire la fiducia in se stesso e nel futuro. Carlo Azeglio Ciampi ha cominciato ieri il percorso che lo porterà al discorso di Capodanno: un appuntamento che giunge a metà del settennato e a cui il capo dello Stato tiene in modo particolare. Perché gli consentirà, come ha lasciato capire ieri parlando ai prefetti, di tessere un filo rosso che avrà altri snodi tra qui e Natale nel discorso alle magistrature della Repubblica in quello al corpo diplomatico, il cui concetto essenziale è questo: l´Italia non è un paese lacerato, anzi non è mai stata tanto unita e conscia di sé; si può parlare al riguardo di un «modello italiano», che l´era della globalizzazione paradossalmente non soffoca ma esalta; vive difficoltà globali e altre particolari, ma può superarle, a certe condizioni. La devoluzione, è il pensiero di Ciampi, deve seguire alcune linee-guida. Non può indebolire il ruolo dello Stato nella sicurezza, nel governo dell´immigrazione, nell´istruzione pubblica. Non può essere varata affidandosi unicamente ai rapporti di maggioranza, ma tenendo conto dell´apporto di tutti, degli enti locali, delle strutture amministrative, e anche dell´opposizione parlamentare e dei «consigli» del Quirinale. E non deve mettere a rischio l´unità del paese; in quanto «rafforzamento delle autonomie e rafforzamento dell´unità, del prestigio e della dignità dello Stato sono obiettivi che possono, devono essere perseguiti congiuntamente. I cittadini non li sentono divergenti. Sono due facce della stessa medaglia. La valorizzazione delle specificità diffuse nel territorio fortifica nelle coscienze l´identità nazionale, che infatti sta vivendo una sua nuova fioritura, soprattutto tra i giovani». Ciampi ha segnalato il carattere epocale della riforma federalista. «Il trasferimento di specifici compiti e responsabilità di governo della cosa pubblica dallo Stato alle autorità locali - Regioni, Province, Comuni - segna una svolta impegnativa nella storia costituzionale della nazione. Questo percorso, che sta al legislatore delineare, per calarsi nella realtà operativa ha bisogno del concorso di tutti, essenziale per mettere bene a punto, sperimentandoli, i nuovi meccanismi decisionali». L´interesse ultimo da tutelare, ammonisce il capo dello Stato, è quello dei cittadini. Già due settimane fa a Siena, parlando accanto all´affresco di Ambrogio Lorenzetti con l´allegoria del Buon Governo, Ciampi aveva richiamato la maggioranza a operare per il bene del paese e non per gli interessi particolari. Ieri è tornato a ripetere: «Il rischio che la visione del particolare possa danneggiare la realizzazione dell´interesse pubblico preminente impone che la relazione tra poteri pubblici sia improntata al dialogo più intenso. La vostra stella polare dev´essere quella di favorire la collaborazione istituzionale, nell´interesse della Repubblica». Nessuna riforma federalista potrà sottrarre al governo centrale il coordinamento dell´ordine pubblico. Nel duecentesimo anniversario dell´istituzione dei prefetti, Ciampi ricorda come nei rappresentanti in loco del governo «gli italiani vedano un presidio di garanzia, di legalità, di sicurezza. Articolo 117 della Costituzione, che affida allo Stato la legislazione esclusiva in materia di ordine pubblico e sicurezza, ad esclusione della polizia amministrativa locale». Il ragionamento è lo stesso che il presidente applica alla scuola pubblica, che nella visione del Colle è garante della diffusione dei valori nazionali e anche spirituali, messi alla prova in questa fase storica segnata dall´immigrazione (altro tema che deve trovare un coordinamento a livello centrale) e dall´avvento della società multietnica. Ciampi è conscio delle difficoltà. La situazione economica non è facile. Ma «questa Italia che ha trovato sempre la forza di reagire anche nelle situazioni più difficili non è una nazione sfiduciata. Avverto tanti fermenti, tanti stimoli vitali, nelle città, nell´economia, nella cultura, soprattutto tra i giovani. Dobbiamo saperli cogliere, saperli sviluppare. Ci aiuteranno a superare i problemi congiunturali e strutturali che abbiamo di fronte, che vanno affrontati uno per uno, senza generalizzare, con freddezza e voglia di combattere; soprattutto, con fiducia». Ecco il tema che, rivolto in particolare ai giovani, Ciampi svilupperà nei prossimi giorni, e in particolare a Capodanno: «C´è bisogno di farsi nuove mete, obiettivi chiari che poggino ben saldi sui principi di quel modello italiano di vita e di benessere che desta sempre di più l´interesse internazionale e che ci indica la strada da percorrere». 
 
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