Riforme Istituzionali
Osservatorio sulla devolution
 
Rassegna stampa
 
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La Repubblica - 27/09/2000
 
Devolution la delibera si allunga e si annacqua
 
Marco Trabucco
 
La devolution piemontese sembra sempre più la tela di Penelope. Tela che ha le sembianze della delibera che dovrebbe stabilire il testo del quesito per il referendum, presentata e discussa ad ogni consiglio regionale. E poi puntualmente rifatta, la settimana dopo, se non ex novo, quasi. Ieri si è arrivati al terzo testo «emendato», presentato dalla maggioranza dopo un laborioso accordo in conferenza dei capigruppo, con i partiti di opposizione. Si era partiti due settimane con un testo secco, molto leghista, che si limitava a chiedere ai piemontesi se volessero o meno il trasferimento alle regioni delle funzioni statali in materia di sanità, polizia locale e istruzione. Poi, nella seconda versione, le competenze sulla scuola si sono un po’ ridotte, ed è comparso nel testo un preciso riferimento all’unità nazionale e alla Costituzione. Ieri la delibera si è allungata a dismisura fissando un complesso calendario di impegni per arrivare al referendum: oltre all’approvazione delle delibera stessa, martedì prossimo, il consiglio dovrà discutere, e approvare, prima, una proposta di legge che definisca nei particolari i contenuti della devolution piemontese (dopo ampie consultazioni «con il sistema delle autonomie locali e con le realtà associative»). Poi ci vorrà la legge di attuazione che fisserà la data e consentirà a Enzo Ghigo di indire finalmente il referendum. Un testo che accoglie molte delle richieste che erano state avanzate in aula dalla minoranza e che consente a Pietro Marcenaro, capogruppo dei Ds, di commentare con soddisfazione la giornata: «Di fronte ai tentativi di forzatura della maggioranza abbiamo risposto con un atteggiamento duro, e impedito che il provvedimento passasse così come lo volevano. Abbiamo minacciato l’ostruzionismo, che ritengo sia azione da adottare in consiglio solo in situazioni straordinarie. E abbiamo ottenuto risultati positivi, ad esempio l’impegno a non fissare il referendum nella stessa data delle elezioni politiche». Ma su questo punto Ghigo ribatte: «Non abbiamo preso nessun impegno sulla data. Anche di questo si discuterà quando si entrerà nel merito. Comunque, conclude il presidente della giunta, oggi abbiamo fatto un passo avanti verso al devolution». E va a raccogliere gli applausi di un centinaio di leghisti che, verso le 18.30 si sono radunati in via Alfieri per un sit in, «non per protestare ma per sollecitare una rapida approvazione del referendum che è un diritto democratico dei piemontesi» spiega il sindaco di Acqui Bernardino Bosio. Anche se poco prima in aula il consigliere leghista Claudio Dutto aveva affermato: «Io, a dire il vero, ho il secessionismo nel cuore, ma il programma delle Lega prevede federalismo e sussidiarietà, e lo accetto». «In realtà aggiunge Marcenaro nessuno crede davvero che questo referendum si farà, salvo forse la Lega». Insomma, a disfare la tela di notte, forse non sono solo le opposizioni.  

 

 

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