Riforme Istituzionali
Osservatorio sulla devolution
Rassegna stampa
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La Repubblica
- 04/10/2000
"Ecco il federalismo"
Ghigo: compiuto un passo fondamentale
Il sì ai referendum sulla devolution dopo un lungo
braccio di ferro, ma sarà più morbida che in Lombardia
Anche in Piemonte ci sarà un referendum consultivo sulla cosiddetta
«devolution», il passaggio alle regioni, delle competenze statali
su sanità, scuola e sicurezza. Ieri sera , dopo un’altra giornata
di estenuanti discussioni, è arrivato il sì dell’assemblea
di Palazzo Lascaris: il Piemonte è la seconda regione italiana,
dopo la Lombardia, che chiederà ai suoi elettori di esprimersi sul
trasferimento di alcuni poteri dallo stato centrale. È il progetto
voluto a tutti i costi da Umberto Bossi e accettato da Silvio Berlusconi
per far rientrare la Lega Nord nella Casa delle Libertà. Con la
decisione di ieri sera si è concluso un lungo braccio di ferro tra
la maggioranza di centrodestra e l’opposizione di centrosinistra, Rifondazione
e radicali, cominciato tre settimane fa con la minaccia dell’ostruzionismo
da parte delle minoranze di Palazzo Lascaris (mantenuto fino alla fine
dai soli consiglieri di Rifondazione).
Il voto è giunto in serata: hanno approvato 33 consiglieri,
hanno detto no in 11, uno si è astenuto. La delibera approvata prevede
un complesso meccanismo. Vara il referendum ma ne subordina lo svolgimento
all’approvazione di un testo di legge da parte del consiglio regionale
e alla modifica dello statuto regionale che oggi non prevede la possibilità
di indire consultazioni popolari di questo tipo. Inoltre il documento approvato
ieri sera contiene un riferimento all’unità nazionale e al principio
di uguaglianza tra i cittadini, due passaggi che non erano contenuti nel
testo originario.
L’avvio dell’iter referendario è stato accolto con soddisfazione
dal centrodestra. Il presidente della giunta regionale, Enzo Ghigo, parla
di «passo importante verso quel federalismo che quasi tutti i partiti
desiderano» e considera la delibera approvata «la migliore
dimostrazione che non si tratta di una iniziativa propagandistica».
Gioisce anche il presidente leghista del consiglio regionale, Roberto Cota.
Spogliandosi del suo ruolo «super partes», Cota ha detto che
«anche in Piemonte si è innescato un processo di cambiamento
irreversibile. Ci sarà il referendum e la gente potrà dire
se vorrà o no il cambiamento». Poi ha concluso: «Siamo
sicuri che i cittadini sono con noi».
Ben meno trionfali i commenti del centrosinistra. Il capogruppo diessino,
Pietro Marcenaro, parla di «una manovra propagandistica che è
stata in gran parte svuotata di contenuto anche grazie alla battaglia condotta
da tutta l’opposizione» e prevede che «il percorso individuato
per giungere al referendum sarà tanto intricato da rendere quasi
impossibile l’effettivo svolgimento della consultazione». Insomma,
secondo Marcenaro, è assai difficile che i piemontesi vengano chiamati
ad esprimersi sulla devolution depotenziata approvata ieri dall’aula di
Palazzo Lascaris.
(p. gr.)
La Stampa
- 04/10/2000
Maurizio Tropeano
Il Piemonte è la seconda regione dopo la Lombardia
ad approvare una delibera che promuove il referendum popolare sul trasferimento
di alcune competenze dello Stato. Il testo del quesito è praticamente
uguale a quello lombardo, ma in terra subalpina il voto popolare è
subordinato all’approvazione da parte dell’Assemblea di una proposta di
legge Costituzionale da presentare al Parlamento "orientata ai principi
della sussidiarietà e del federalismo fiscale". Questo non è
l’unico limite. Per permettere lo svolgimento della consultazione il Consiglio,
infatti, dovrà adottare una legge che attui gli articoli 60 e 61
dello Statuto che regolano l’uso dell’istituto referendario a casi limitatissimi.
Sono queste le condizioni che il Polo ha dovuto accettare per evitare che
l’opposizione del centrosinistra si trasformasse in un lungo ostruzionismo
e per ottenere di votare nella seduta di ieri. Resta incerta anche la data
della consultazione popolare. Il presidente della Giunta regionale, Enzo
Ghigo, all’inizio della discussione aveva sottolineato la necessità
di abbinare il referendum con le elezioni politiche. La contestualità
adesso è scomparsa anche se Valerio Cattaneo, capogruppo di Forza
Italia, sottolinea: "Il centro-destra non ha preso impegni a non far svolgere
nello stesso giorno le due consultazioni".
Il testo del quesito referendario chiede ai piemontesi
nel "quadro dell’unità nazionale (e della garanzia dei diritti dell’uguaglianza
e dell’universalità dei diritti dei cittadini" di votare sulla possibilità
che la Regione presenti una legge Costituzionale sul trasferimento "alle
Regioni delle Funzioni Statali in materia di sanità, polizia locale,
Formazione Professionale e di maggiori competenze in materia di organizzazione
scolastica, offerta di programmi educativi, gestione degli Istituti scolastici".
Dunque non è ancora chiaro quali e quanti poteri dovranno essere
trasferiti. Ieri, però, il presidente Ghigo, su sollecitazione del
capogruppo dei Ds, Pietro Marcenaro, ha specificato che "non vuole creare
un corpo di polizia regionale ma puntare ad un maggior coordinamento dei
vari corpi dei vigili urbani. Siamo poi favorevoli alla regionalizzazione
del corpo forestale e vogliamo poter definire i flussi migratori".
Il via libera al referendum è arrivato ieri in
tarda serata da parte del Consiglio regionale con i 33 sì dei consiglieri
del Polo, l’astensione della Lista Bonino e il no del centrosinistra. Comunisti
Italiani e Rifondazione Comunista non hanno partecipato. Rifondazione dovrà
risolvere un contrasto interno tra il capogruppo, Rocco Papandrea, e l’altro
consigliere, Mario Contu che ha abbandonato l’aula per protesta contro
la "violazione del regolamento". "Mi riservo - spiega - di presentare ricorso
in sede amministrative contro la validità della seduta notturna".
Comunisti Italiani (Pino Chiezzi) e Verdi (Enrico Moriconi) presenteranno
ricorso al TAR contro una delibera "illegittima ed inapplicabile".
Soddisfatto Ghigo: "Si tratta di un fatto politico importante
che si inquadra nelle iniziative che le Regioni stanno prendendo perché
il processo di riforma dello Stato non si fermi". Anche Roberto Cota, presidente
leghista dell’Assemblea, esulta: "E’ stato avviato un processo di riforma
irreversibile. Qualcuno ha paura, ma possono averla solo quelli che difendono
la concezione centralista dello Stato che verrà presto smantellata".
Per Marcenaro (Ds) "il referendum che Polo e Lega avevano concordato in
Piemonte non si farà". "Questa delibera - spiega - non indice alcun
referendum. La sua convocazione è subordinata all’approvazione in
Consiglio di una legge che consenta ai cittadini di sapere cosa votano
e di un’altra che stabilisca le regole per il suo svolgimento. E’ un risultato
importante della lotta dell’opposizione".
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