Francesco Piccioni
Com'era nelle previsioni, il governo ha tenuto duro sulla "blindatura"
della legge sull'assistenza sociale. L'aula del senato, ieri sera, con
tre settimane di ritardo sui tempi in agenda, ha posto la parola fine -
senza alcuna modifica - alla tribolata vicenda di una legge rifiutata dalle
associazioni di autotutela degli utenti e benedetta dagli organismi del
"terzo settore", dai privati d'ogni tipo e ragione sociale. Una bella contraddizione,
quella degli "assistendi" che preferirebbero non essere assistiti in questa
maniera; ma nel centrosinistra nessuno ha voluto farci troppo caso.
Contrariamente alle previsioni, però, la maggioranza non ha
usato questo tempo per dare ascolto e "soddisfazione morale" a quanto criticavano
la proposta di legge. Anzi. Ha preferito cercare e trovare l'accordo del
Polo, che ha contrattato il proprio voto a favore in cambio di un emendamento
alla finanziaria che conferisce poteri enormi alle regioni in materia di
programmazione, gestione delle risorse, priorità nei servizi da
garantire. E' stato lo stesso ministro della solidarietà sociale,
Livia Turco, a illustrare l'accordo nel corso dell'ultima seduta di discussione,
mercoledì scorso, articolato in pochissimi punti. "I finanziamenti
previsti dalle specifiche leggi di settore confluiscono nel 'Fondo sociale
unico' e vengono ripartiti alle regioni in un'unica soluzione", aveva detto
il ministro accettando la proposta del Polo che tutti attribuiscono al
presidente della Lombardia, Roberto Formigoni. E' questo il punto che ha
richiesto un'apposita modifica della finanziaria e che viene contestato
da sinistra in quanto - oltretutto - privo del "vincolo di destinazione".
Sul piano dei principi, inoltre, "si riconosce la funzione programmatoria
e di coordinamento delle regioni rispetto alle autonomie locali"; "trova
applicazione il principio dela concertazione con le regioni in tutte le
materie che saranno oggetto di provvedimenti del governo"; e, infine, "le
regioni non possono restare prive della possibilità di esercitare
un intervento normativo in materia di programmazione". Una sorta di "centralismo
regionale" che sostituisce e nega quello statale minacciando al contempo
di soffocare l'autonomia dei comuni.
Sul piano parlamentare, Rifondazione si è battuta per modificare
l'impianto della legge o evitarne l'approvazione in questa forma. La critica,
che riprende quella delle associazioni di autotutela, è fondamentalmente
una: "questa legge non dà applicazione all'art.38 della Costituzione,
ma ne costituisce la negazione", in quanto "non prevede in nessuna sua
parte" l'indicazione esplicita di "un diritto individuale ed esigibile
all'assistenza sociale". Anzi, "modifica la definizione di assistenza in
quella di 'beneficienza', facendo esplicito riferimento alla 'Bassanini
quater'". Per fare un esempio, ha detto Paolo Ferrero, della segreteria
del Prc, nel corso di una conferenza stampa, "se ci si rompe una gamba
si ha diritto a essere portati in ospedale ed essere ingessati". Per i
servizi sociali previsti da questa legge, invece, ogni prestazione (a parte
quelle pensionistiche, ovviamente) sarà vincolata alle "disponibilità
di bilancio". Se, insomma, in questa regione e per quest'anno, ci sono
risorse per garantire l'assistenza domiciliare - ad esempio - bene, altrimenti
se ne riparlerà. Il principio della sussidiarietà, tra l'altro,
adotta la politica dei "bonus" come contributo al servizio da procurarsi
autonomamente, spostando l'asse "dal singolo che ha diritto alla prestazione"
ai privati che la forniscono e alle famiglie che la surrogano.
Il governo, ancora ieri e tramite l'ufficio stampa del ministro Turco,
continua a ripetere che la legge prevede "servizi e risorse aggiuntivi"
a quelli garantiti dalla legislazione vigente (e da tutti riconosciuta
assai carente, quantomeno sul versante dell'applicazione). Il diritto individuale
esigibile sarebbe perciò ancora garantito. Peccato che la smentita
sia già arrivata, il 18 luglio, dal sottosegretario al Tesoro, on.
Mongardo, secondo cui le prestazioni previste dalla legge "non formano
oggetto di diritti soggettivi, per cui l'entità delle stesse sarà
determinato in relazione alle disponibilità del Fondo unico nazionale".
Difficile esser più chiari.
Rifondazione, che presenterà già da oggi al presidente
della Repubblica ben 11 eccezioni di incostituzionalità, ha dichiarato
la volontà di proseguire la battaglia per bloccare che la legge
"Turco-Formigoni" (come l'hanno chiamata Ferrero e Russo Spena). E numerosi
giuristi saranno invitati ad assistere le associazioni di utenti che solleveranno
questo tipo di eccezioni. Il ruolo attribuito alle regioni, inoltre, configura
a loro parere una "vera e propria riforma anticostituzionale che ridisegna
i rapporti stato/regioni in una materia delicata" e costituisce un "modello
negativo" di facile estensione.
In questo quadro poteva passare inosservato, forse, il ruolo che questa
legge attribuisce ai privati nella gestione-sostituzione del welfare.
Ma ci ha pensato il presidente del consiglio, Giuliano Amato, a farlo notare,
strigliando "la sinistra che diffida dell'immissione del privato, in qualunque
forma, nel welfare". L'assistenza pubblica, dicono anche le associazioni,
fa pena ed era da ridisegnare drasticamente; ma è un diritto. Quella
"privatizzata" potrà - chi può dirlo? - essere migliore,
ma bisognerà pagarsela (con o senza bonus).