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Osservatorio sulla devolution
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La Stampa - 24-01-2003
 
Il Ministro per gli Affari Regionali  soddisfatto: sulle modifiche costituzionali stanerò l'opposizione
 «Questo è soltanto il primo passo, andremo più avanti»
Il ministro La Loggia: il mio disegno di legge serve ad evitare le sovrapposizioni di poteri tra centro e periferia 
 
SODDISFATTO? «Molto. Anche se, naturalmente, tutto è migliorabile, il clima tra maggioranza e opposizione in Senato è veramente ottimo. Non solo un voto bipartisan, ma anche un dibattito qualitativamente approfondito, prima sul testo e poi in Aula al Senato». Enrico La Loggia, il siciliano ministro degli Affari Regionali, ieri ha tirato un vero sospiro di sollievo. «Adesso, speriamo vada così anche alla Camera».

Però, signor ministro, l'Anci, l´Associazione nazionale dei comuni italiani protesta. Il suo disegno di legge non dice nulla delle competenze delle città e delle Province, rispetto allo Stato.

«Lo so, è uno dei margini di miglioramento di cui le parlavo. Io condivido le preoccupazioni dell´Anci. Eravamo riusciti a trovare un buon testo da inserire nel mio disegno di legge, ma poi il tempo si è fatto breve, e la commissione Bilancio ha ritenuto di dover approfondire il meccanismo di copertura finanziaria. Ci riproveremo alla Camera».

Il senatore leghista Roberto Calderoli ha ricordato che il suo disegno di legge non è la devolution. Ma quando la devoluzione arriverà a compimento, che competenze resteranno allo Stato?

«Il senatore Calderoli ha ragione a ricordare che il mio disegno di legge non è la devolution, anzi che si tratta di due cose completamente diverse. La devoluzione è una parte della più ampia riforma del titolo Quinto della Costituzione. Si tratta di intervenire sulle materie che attualmente vedono una legislazione che mette in concorrenza Stato e Regioni. Le Regioni avranno molte competenze esclusive».

Quante?

«Diciamo una quindicina su venti. Bisogna eliminare la sovrapposizione nei compiti che Stato e Regioni assolvono»

E alla fine cosa resterà allo Stato?

«Esattamente quello che ha già, pensiamo alla politica estera, alla difesa e così via, più alcune altre cose da riportare nella sua competenza. Tra queste, la produzione e la distribuzione nazionale di energia, per esempio, le comunicazioni, intese come autostrade e come satelliti, per capirci. La gestione delle calamità nazionale. La devoluzione quindi è solo un primo passaggio. Il federalismo andrà ancora più avanti».

Conta di ottenere l´appoggio dell´opposizione?

«Li andremo a trovare. Li staneremo. Cercheremo di convincerli. Tutti concordano sulla necessità di devolvere poteri verso il basso, e sul migliorare l'attuale assetto istituzionale. Sulle modalità, sulle tecnicalità, sui tempi, cercheremo di trovare un´intesa».

Anche reintegrando in Costituzione la dizione di «interesse nazionale»?

«Devolvendo potere alle Regioni, e dovendo stabilire cosa resterà allo Stato, forse sarà necessario spiegare il perché».

Il governo, risolta l'attuazione di quanto previsto dall´articolo 117 della Costituzione, quando si occuperà del 119 sul federalismo fiscale?

«Su questo punto deve essere istituita, e se ne parlerà già nei prossimi giorni, l'Alta commissione prevista dalla legge finanziaria. Che deve approntare uno studio preliminare da presentare al governo affinché predisponga un disegno di legge. Si è scelta questa via, con l´accordo di tutti, perché la materia è tecnica ed estremamente complessa, e richiede elementi di valutazione aggiuntiva». 


 
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