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 Corriere della sera   19-07-2003
 
E sul federalismo fiscale Bassanini e Amato giocano d’anticipo

Il centro studi Astrid elabora un disegno di legge per definire la capacità finanziaria di enti locali e Regioni
 
ROMA - «Qualcuno potrà persino dire che andiamo a cavare le castagne dal fuoco al governo». Si schermisce così Franco Bassanini, ma si vede chiaramente che è orgoglioso del lavoro che le teste d'uovo di Astrid - il centro studi che dirige - hanno messo assieme per far marciare il federalismo fiscale. «E' vero che normalmente è il governo che propone le riforme e l'opposizione agisce di rimessa - spiega Bassanini che ha al suo fianco l’ex premier Giuliano Amato - ma dopo due anni dall'entrata in vigore delle modifiche al titolo V della Costituzione si deve andare avanti. Altrimenti si rischia il caos». Fughe in avanti come la ventilata intenzione della Regione Alto Adige di istituire una tassa sul gasdotto che proviene dalla Siberia. Oppure il rischio è che sia chiamata a pronunciarsi la Consulta, magari su iniziativa di una Regione che impugna la Finanziaria perché non tiene conto delle riforma federalista. «Gli enti locali, invece, in attesa della riforma del sistema fiscale e finanziario hanno comunque bisogno di certezze, sapere su quali risorse possono contare». E' questo il motivo che ha spinto Bassanini, Amato, l'ex ministro Franco Gallo e l'ex sottosegretario Giorgio Macciotta ad elaborare, una proposta concreta - uno schema di disegno di legge con tanto di articolato - che attui il nuovo articolo 119 della Costituzione ispirato ai principi del federalismo fiscale. «Anche perché - sottolinea Bassanini - il 119 non è tra le disposizioni del nuovo titolo V che la maggioranza vuole riconsiderare. Il disegno di legge Bossi-La Loggia non ne parla». Il principio da cui parte Astrid è l'integralità del finanziamento delle funzioni amministrative attualmente esercitate da Regioni, Province e Comuni e per far questo calcola la cosiddetta spesa storica. Ovvero determina il volume della spesa effettuata dalle diverse amministrazioni nella media dell'ultimo triennio. «Assicuriamo le risorse per coprire quello che fanno adesso. Prima tutto ciò avveniva grazie a trasferimenti dello Stato, ora dovrà essere coperto con un nuovo mix di risorse». Che comprende le tasse proprie, la compartecipazione a tributi erariali e un limitato ricorso al fondo perequativo nazionale. Dalle simulazioni effettuate una sola regione, la Lombardia, riesce a coprire la sua spesa storica con il gettito della sua Irap, le entrate dalle accise sulla benzina e da una quota pari al 31% dell'Iva raccolta sul suo territorio. Tutte le altre regioni (limitatamente Emilia e Veneto, più significativamente Calabria e Basilicata) avrebbero bisogno comunque di ricorrere al fondo perequativo.
Ma attenzione, il criterio della «spesa storica» può far pensare a un disegno di legge che favorisce le regioni meridionali, ma i dati dicono il contrario. La spesa dell'ultimo triennio è più alta al Nord che al Sud perché il livello dei servizi erogati nelle regioni settentrionali è più elevato. Per cui se è vero che Calabria e Basilicata dovrebbero far ricorso alla solidarietà nazionale per coprire la spesa storica dell’ultimo triennio, è altrettanto vero che le regioni del Nord con lo stesso criterio si vedrebbero finanziare le loro prestazioni qualitativamente superiori.
Il disegno di legge di Astrid - che è stato messo a disposizione dei partiti dell'Ulivo - prevede che nell'arco di dieci anni il criterio della «spesa storica» venga superato e sia adottato quello dei cosiddetti costi standard. Come può avvenire il miracolo? In primo luogo lo Stato accantona ogni anno le risorse in più che vengono dalla crescita delle entrate depurata dall'inflazione. Poi man mano che il legislatore fisserà gli standard delle prestazioni (esempio: una Tac ogni x abitanti) potrà assegnare risorse aggiuntive alle regioni meno ricche. Infine le amministrazioni potranno istituire tributi locali. Persino aumentare la benzina come hanno fatto in passato con l'addizionale sulla tassa di circolazione delle auto. Il risultato sarà che gli automobilisti si sposteranno da una regione all'altra magari solo per far un pieno a prezzo più contenuto.
 
Dario Di Vico


 
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