Riforme Istituzionali
Osservatorio sulla devolution
 
Rassegna stampa
 
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La Repubblica - 11/11/2000
 
Federalismo, lite a destra - il Carroccio critica Ghigo
Maroni: non vuole l'ostruzionismo, con chi sta? Lunedì l'aula
 
Silvio Buzzanca

ROMA - Il federalismo in aula lunedì al Senato, il conflitto di interessi sempre al Senato la settimana prossima, il sottosegretario alle Riforme Enrico Franceschini che rilancia la riforma elettorale. Il tema delle riforme, a maggior ragione dopo il nuovo appello del presidente della Repubblica, è quanto mai al centro della vita politica, provoca colpi e contraccolpi. Nella Casa della libertà, soprattutto, dove arriva l'annuncio dell'ostruzionismo sul federalismo ma intanto scoppia la polemica. Protagonisti Enzo Ghigo, "governatore" forzista del Piemonte, ma anche presidente della Conferenza dei presidenti delle Regioni, ed il leghista Roberto Maroni.
Il primo spinge per l'approvazione del testo in discussione al Senato, il secondo gli chiede brutalmente da che parte stia, visto e considerato che la Casa delle libertà vuole la devolution e sta preparando a Palazzo Madama le barricate contro quello stesso testo. Testo" blindato" della maggioranza. "Reazione scomposta" quella di Maroni, replica Ghigo, sto dalla parte del Polo, ma istituzionalmente sono il presidente dei governatori e questo federalismo è meglio che niente. Ma abbia pazienza, replica Alfredo Mantica, vicepresidente dei senatori di An, aspetti la prossima legislatura che vinciamo noi e facciamo tutto, compresa la Camera delle Regioni.
In mezzo si barcamena Enrico La Loggia, presidente dei sentori forzisti, comprensivo con le ragioni che spingono Ghigo a chiedere l'approvazione del testo, ma pronto a dire che il suo appello è "fuori tempo massimo". Intanto il centrodestra ha già preparato un migliaio di ememdamenti, una montagna di eccezioni, a partire da quelle di costituzionalità del testo presentato ieri in aula dal relatore Antonio Cabras.
Una massa di carta che potrebbe sparire se la maggioranza accettasse di aprire il confronto su dieci emendamenti che il centrodestra ritiene fondamentali. Ma dal centrosinistra la risposta è no: condividiamo alcune delle proposte del centrodestra - dicono - ma il testo non si modifica per motivi di tempo. Al massimo - spiegano - possiamo prendere in considerazione l'ipotesi, avanzata dallo stesso Ghigo, di ordini del giorno che impegnino il Parlamento a varare quelle cose che il testo della maggioranza non prevede.
Lunedì, dunque, inizierà nell' aula di Palazzo Madama una nuova, dura, battaglia parlamentare. In parallelo continuerà il connfronto in commissione Affari costituzionali sul conflitto di interessi. Argomento quanto mai spinoso. E non solo perché il problema tocca Silvio Berlusconi in prima persona. Polo e Lega, infatti, accusano Rutelli di essere lui portatore di un conflitto di intersssi, in quanto non lascia la carica di sindaco dalla quale può gestire somme ingenti. E non solo. Il candidato premier sarebbe anche ineleggibile perché non ha lasciato la carica di primo cittadino il 9 novembre, sei mesi prima della fine della legislatura.
Così Maurizio Gasparri chiede le dimissioni da sindaco, e insiste anche la Lega. Sotto accusa finisce pure il governo, reo di avere emanato una circolare che avrebbe invogliato i sindaci, soprattutto quelli dell'Ulivo, a non dimettersi in attesa dello scioglimento anticipato delle Camere, caso in cui la regola dei sei mesi non vale. Tutte questioni che però verranno oscurate quando la settimana prossima Ida Dentamaro, relatrice sul conflitto d'interessi, presenterà un secondo pacchetto di emendamenti che chiariranno gli aspetti restrittivi rispetto al testo approvato da Senato. Compresa la norma che prevede una multa pari al 50 per cento del valore dell'azienda per l'inquilino di Palazzo che non si libera della proprietà entro 45 giorni dall'arrivo al potere.


Corriere della sera - 11/11/2000

Riforma, Polo e Lega bocciano Ghigo
 

Enzo Ghigo resta solo. Completamente isolato. Gli alleati della Casa delle Libertà hanno rovesciato una valanga di critiche addosso al presidente del Piemonte, e di tutti i «governatori» italiani, che da settimane spinge perché Polo e Lega votino la riforma federalista ora all’esame del Senato. Perentorio il leghista Roberto Maroni: «Ghigo non è in linea con la nostra posizione e crea solo confusione. Si decida: o sta con noi o con l’imbroglio della sinistra». Anche La Loggia (Fi), Mantica (An) e Rebuffa (Upr) bocciano Ghigo, escludendo che il centrodestra possa cambiare strategia al Senato, dopo aver votato alla Camera contro la riforma. Esulta ovviamente il centrosinistra. I Democratici: «Il Polo è in pieno caos». E il Ppi: «Quella è la Casa delle Dittature. Povero Ghigo, ...».

 
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