La Repubblica
- 11/11/2000
Sui libri il Polo si divide
Solo Fini difende Storace
ROMA (m.cal.) - Di prima mattina Gianfranco Fini
sminuisce e chiede di "non strumentalizzare politicamente" la mozione della
regione Lazio sui libri di storia. Ma è troppo tardi: il caso è
già esploso e nel giro di poche ore il leader di An si vedrà
costretto a convocare in via della Scrofa il primo firmatario, il capogruppo
del suo partito in consiglio regionale Fabio Rampelli e a dichiarare: "La
vicenda ha assunto una dimensione nazionale. Dunque, interverrò
io".
Fini, a quanto si racconta, non era informato
dell'iniziativa, e, dopo le fiammate polemiche, ha deciso di gestirla in
prima persona tornando più volte sull'argomento, con l'intento di
spiegare e ridimensionare l'accaduto, ma anche per rintuzzare gli attacchi
dell' Ulivo. Intanto nel centrodestra si aprivano tre diversi fronti: c'erano
i pasdaran che hanno cavalcato la polemica, i frenatori, ma anche chi si
è indignato e ha preso le distanze. Tra questi ultimi il capogruppo
di Forza Italia a Montecitorio Beppe Pisanu, che pur parlando di libri
di "una faziosità inaudita" ha bollato l'iniziativa come "francamente
inopportuna". "Hanno individuato il male - ha aggiunto - e poi hanno trovato
una medicina sbagliata, il problema è trovare la medicina giusta".
Critico anche il vicepresidente della Camera Carlo Giovanardi (Ccd), che
ha definito "inaccettabile l'idea che le regioni finanzino una riscrittura
dei libri di storia da distribuire gratuitamente".
Fini ha difeso il merito della mozione: "Non
c'è - ha sottolineato - alcuna censura, nè alcun testo messo
all'indice, nè alcun attacco all'autonomia scolastica e men che
meno alla libertà di pensiero e di stampa, ma, molto più
semplicemente, la sacrosanta richiesta di verificare, attraverso una commissione
di esperti, se i libri di testo sono scritti in modo intellettualmente
onesto". Ha invece contestato le "furibonde reazioni del centrosinistra,
che manifestano il tentativo, verbalmente violento e disperato, di mistificare
la realtà".
Tra i più accesi a difendere la decisione
della regione Lazio il responsabile di An per la famiglia Riccardo Pedrizzi,
che l'ha definita "democratica e sacrosanta" e il forzista Franco Frattini,
secondo cui rivedere i libri di scuola "non è un'ingerenza sull'autonomia
scolastica ma un obbligo morale". Giudizio positivo dalla Lega, che vede
la mozione "inquadrata nell' ottica della devolution, cioè di portare
le competenze reali della scuola a livello regionale" e che ha chiesto
venga presentata in Lombardia.
Nel silenzio di Berlusconi e del coordinatore
azzurro del Lazio, Antonio Tajani, una frenata è venuta dal capogruppo
in regione Rodolfo Gigli: "Sarebbe un errore considerare la mozione un
attacco ideologico, volto a condannare l'ideologia marxista e a favorirne
altre. Questa è la posizione di Forza Italia".
Per Giovanardi invece "se esiste il problema
di una storiografia di parte e non è scandaloso chiedere di sapere,
a livello informativo, cosa gira nelle scuole", è "preoccupante
e inaccettabile l'ultima parte del documento, dove si dice che la regione
vuole incentivare dal punto di vista finanziario la scrittura di libri
di storia". "E' inquietante - ha aggiunto a nome del Ccd - che ogni regione
pensi di ricostruire una verità storica. E purtroppo vedo che anche
altre regioni adesso vogliono seguire l'esempio: siamo di fronte ad uno
straripamento di competenze". "E' giusto promuovere un'indagine conoscitiva
sull' editoria scolastica, senza con questo mettere minimamente in discussione
la libertà di insegnamento da un lato, e senza rivalutare il fascismo
dall'altro", ha aggiunto il leader del Cdu Rocco Buttiglione, mentre a
rompere la compattezza di An c'è Enzo Palmesano, che ha chiesto
più serenità: "Del resto i libri "faziosi" non hanno impedito
a Storace di diventare presidente della regione, ma potrebbero impedire
ad An di presentarsi come forza politica davvero convinta della "svolta
di Fiuggi"".