Riforme Istituzionali
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Dal sito www.regioni.it  05-04-2004
 
Stato-Regioni: la Corte Costituzionale sempre più  "arbitro"

 
La Corte Costituzionale nel 2003 ha emesso 382 decisioni, di cui 134 sentenze e 248 ordinanze, definendo 609 giudizi. I dati sono stati resi noti durante l'incontro con la stampa del Presidente Gustavo Zagrebelsky (nella foto) . Le decisioni, si legge nella relazione, hanno riguardato per il 65, 18% giudizi in via incidentale, per il 14, 92% giudizi in via principale, per il 6,02% conflitti tra Stato e Regioni, per l'11,51% conflitti tra poteri dello Stato, per l'1,57/ giudizi di ammissibilità del referendum abrogativo. Tre ordinanze, poi, sono di correzione di errori materiali. Su un totale di 134 sentenza, il 40,29% e' emesso nel giudizio incidentale, il 35,92% nel giudizio principale, il 13,43% nei conflitti tra Stato e regioni, il 5,22% nei conflitti tra poteri dello Stato, il 4,47% nel giudizio sull'ammissibilità del referendum abrogativo.
Poiché un 50% di ricorsi riguarda contenziosi Stato-Regioni, si prevede cheper il 2004 la maggior parte dell'attività della Corte sarà dedicata alla definizione dei rapporti Stato-Regioni.
''La Corte - ha detto Zagrebelsky - non si divide al suo interno secondo i canoni della politica, come se fossimo un pezzo di struttura governante dove valgono le regole  della maggioranza e dell' opposizione'' anche se il legislatore ha di fatto messo la Consulta nella  condizione di dover esercitare una ''funzione di supplenza non richiesta e non gradita'' sulla riforma del titolo V della Costituzione, per la quale non si è provveduto ad emanare le norme attuative e a causa dell'assenza di legge di attuazione, soprattutto sull'autonomia finanziaria delle regioni e sulla legislazione concorrente, Zagrebelsky auspica 'la normativa venga approvata rapidamente'' perché questo vuoto ha ''effetti distorsivi nell'applicazione della riforma del Titolo V della Costituzione, e crea gravi problemi alla Corte che si trova spesso in imbarazzo su questo terreno'', un imbarazzo su cui pesa l'aumento
vertiginoso del contenzioso tra Stato e Regioni, tanto da essere oggetto del 50% delle sentenze della Consulta nel 2003. E anche ne 2004 la Corte impegnerà la maggior parte della sua attività a definire questo contenzioso.
“Il dato comunicato dal Presidente della Corte Costituzionale secondo cui una gran parte dell’attività della Corte è dedicata al contenzioso Stato-Regioni deve rappresentare per tutte le Istituzioni un elemento di riflessione “, lo ha affermato il Presidente della Conferenza delle Regioni, Ghigo.
“Si deve operare –prosegue Ghigo -  un lato per accelerare il processo riformatore, in particolare per quanto concerne il Senato federale, e dall’altro si deve procedere nell’applicazione del Titolo V della Costituzione vigente. Una considerevole parte dei ricorsi presentati alla Corte sono promossi dallo Stato e buona parte di quelli presentati dalle Regioni sono quasi sempre, anche se le valutazioni devono essere effettuate caso per caso, generati da una invadenza nelle competenze legislative delle Regioni. Un problema che purtroppo non riguarda le sole competenze concorrenti, ma anche quelle esclusive delle Regioni.

L’elemento su cui però, a mio avviso – ha proseguito Ghigo - , giustamente il Presidente della Corte Costituzionale ha richiamato l’attenzione è dato dal fatto che la Corte è sempre più chiamata ad una funzione di arbitraggio, piuttosto che a quella di difesa delle libertà costituzionali. Tutto questo, sommato alle riflessioni del Presidente del Senato, Pera, - ha concluso Ghigo - deve rappresentare un’occasione per un più fitto dialogo fra le diverse parti politiche, proprio ora che la riforma della Costituzione approda alla Camera”.
Per il Presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani : ''E' giusto l'allarme del presidente Zagrebelski. Aggiungo che questa situazione potrebbe presto peggiorare, se andasse avanti così com'e' il progetto di riforma già passato per la prima volta al Senato''. ''Infatti - ha spiegato Errani - al corposo contenzioso in atto (dovuto al centralismo del Governo e alla conseguente invadenza di competenza, non solo sul Titolo V ma persino su materie affidate alle Regioni dal DPR 616 del '77), contenzioso che si aggraverebbe, si aggiungerebbe anche un nuovo pericoloso conflitto fra le competenze della Camera e del Senato''. ''Ciò perché - ha concluso il presidente - si continua a non voler applicare il nuovo Titolo V, semmai migliorandolo e completandolo. Invece si disegna un nuovo bicameralismo che non ha la necessaria chiarezza e, in particolare, un Senato che di federale ha solo il nome''.
Un giudizio confermato anche dal presidente delle Marche Vito D'Ambrosio: ''Se, invece di rincorrere la devoluzione, governo e maggioranza avessero messo mano a ragionevoli aggiustamenti della riforma del Titolo V della Costituzione varata dal precedente governo, probabilmente ci sarebbe stato meno necessario ricorrere alla Corte  Costituzionale''.  ''Si potevano fare modifiche - ha osservato D'Ambrosio - che rendessero meno imponente il ricorso alla Consulta, invece di procedere con una devolution che definisco aberrante. Invece di perdere tempo su questa riforma orrenda, se avessero fatto piccoli aggiustamenti, a cui eravamo aperti e favorevoli, sarebbe stato molto meglio''. (sm)


Indice "Rassegna Stampa e Opinioni" - 2003
 
Indice "Osservatorio sulla devolution - Rassegna stampa"
 
 
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