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Osservatorio sulla devolution
Rassegna stampa
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 Corriere della sera   07-07-2004
 
Poli Bortone: le paure di Walter? Bene, ma l’Msi lo diceva 35 anni fa
 
Signor sindaco, il suo collega Veltroni dice che la cosiddetta «devolution» assegna troppo potere alle Regioni a danno dei Comuni, un «mostruoso ibrido di spinte secessioniste e di rivincite centraliste» che allontanerebbe le zone ricche del Paese da quelle più povere. Che ne pensa?
«È buffo, Veltroni dice esattamente quello che noi dicevamo trentacinque anni fa, quando nascevano le Regioni. Ma lui forse era piccolo e non seguiva il dibattito...».
 Adriana Poli Bortone, sindaco An di Lecce dal ’98, si fa una risatina, «ricordo le discussioni nell’Msi, c’era la preoccupazione che le Regioni più povere peggiorassero. Con la sinistra e tutti quanti i regionalisti a dire che no, avevamo torto, perché le Regioni erano una forma di partecipazione più democratica... Non vorrei che ora si rovesciassero i ruoli».
 
Sì, ma adesso? La preoccupa il nuovo «centralismo»?
«Guardi, il neocentralismo regionale c’è dal 1970. Ma nel frattempo è maturata una cultura amministrativa diffusa, e questo può essere un vantaggio. Credo che l’essenziale, ora, sia definire bene i ruoli delle istituzioni nel territorio».
 
In che senso?
«Il centralismo regionale si afferma quando c’è confusione di competenze fra le varie autonomie. Se i Comuni gestissero il territorio, le Province facessero programmazione e le Regioni badassero all’organizzazione complessiva, tutto funzionerebbe meglio. Si tratta di chiarire i ruoli».
 
Quindi la riforma andrebbe corretta, o no?
«Beh, lo si potrebbe anche lasciare al buon senso politico e alla ragionevolezza degli amministratori. Ma sa com’è: in Italia, se non si mette qualcosa per iscritto, la ragionevolezza tende a venir meno. Meglio definire i compiti, nulla di tragico. Non vorrei passare per una che non vuole le Regioni perché punta all’assistenzialismo statale: noi non lo vogliamo proprio!»
 
E cosa volete?
«Il governo centrale dovrebbe mantenere un ruolo di task force tecnica, per così dire: intervenire per le grandi opere, le infrastrutture che ancora mancano nel Mezzogiorno».
 
Tipo?
«Piuttosto che eccedere in perfezionismo al Nord, sarebbe il caso di dare l’essenziale al Sud e creare ad esempio voli interni interregionali: non è necessario impiegare otto ore per andare da Lecce a Reggio Calabria».
 
E le autonomie?
«Sulle infrastrutture non può esserci capacità autonoma, non riusciremmo a metterci d’accordo e non avremmo la capacità finanziaria. In zone che puntano a svilupparsi sul turismo sono cose essenziali. E francamente mi preoccupano più del federalismo».
 
Gian Guido Vecchi



 
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