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Il Riformista   16-12-2004
 
Oggi ai voti il progetto della Bicamerale di LUCIA COSTANTINI
 
La Germania corregge il federalismo. Meno poteri e più doveri per i laender
Aumentano le leggi «centrali», le regioni pagheranno gli sfondamenti del patto di stabilità
 
Berlino. La riforma del federalismo tedesco è in dirittura d’arrivo. Oggi il progetto della commissione bicamerale presieduta da Edmund Stoiber e Franz Münteferig dovrebbe essere messo ai voti nella sua versione definitiva e i due copresidenti sperano in un consenso unanime in commissione, che assicuri in parlamento quella maggioranza dei due terzi necessaria per l’approvazione definitiva della riforma costituzionale. Quella che non a torto è stata definita «la madre di tutte le riforme» ha un obiettivo ambizioso: correggere lo sviluppo perverso del sistema politico tedesco che, a causa dell’intreccio e del sovrapporsi di competenze tra la federazione e i singoli laender, ha portato a una situazione di stallo in cui le responsabilità politiche non sono più chiaramente riconoscibili. Il fine della riforma è quindi essenzialmente rimettere la responsabilità dell’azione politica, in maniera chiara e inequivocabile, nelle mani della maggioranza eletta, a tutti i livelli di decisione. Il mezzo è la divisione precisa delle competenze tra Stato e laender insieme a una limitazione della legislazione concorrente, corredata dalla possibilità per i Laender di discostarsi in alcuni casi dal diritto federale (Zugriffrecht).
Al centro del progetto di riforma sta la limitazione della parte del Bundesrat nel processo legislativo. Se finora più del 60% di tutte le leggi federali necessitavano dell’assenso della camera dei laender, in base all’accordo raggiunto in commissione questa percentuale dovrebbe scendere al 35, massimo 40% secondo le dichiarazioni di Müntefering. Si renderebbe così il processo di legiferazione più snello e veloce, sottraendo l’azione legislativa a quello che qualcuno ha definito il «triangolo delle Bermuda», formato da Bundestag, Bundesrat e commissione di mediazione, in cui i provvedimenti spariscono per mai più riapparire o per uscirne stravolti. Il consenso che sembra essere stato raggiunto su questo punto non deve però coprire i dissensi sulla divisione delle competenze che ancora nelle ultime ore hanno caratterizzato i negoziati in seno alla commissione. Quattro i cantieri su cui si è lavorato fino all’ultimo momento: scuola e università, sicurezza, ambiente, patto di stabilità. Nel caso dell’università si è raggiunto un accordo in base al quale lo Stato manterrebbe una competenza in materia di accesso e di diplomi, mentre contenuti, controllo di qualità degli studi e la tanto controversa questione delle rette universitarie passerebbero ai laender. Accordo anche per una competenza accresciuta dello Stato in materia di lotta al terrorismo, mentre la protezione civile passerebbe agli stati regionali. Per quanto riguarda l’ambiente dovrebbe passare la proposta dei Verdi, che prevede l’adozione di una legislazione federale unitaria. Storico è invece l’accordo su un patto di stabilità nazionale, in base al quale, in caso di sanzioni europee per un deficit superiore al 3% del Pil, i laender dovranno partecipare al pagamento. Da tempo immemorabile, infatti, i ministri delle finanze tedeschi avevano tentato di ricondurre i laender alle loro responsabilità in materia di indebitamento e di deficit. Secondo il progetto di riforma il pagamento delle sanzioni andrebbe per il 65% a carico dello Stato e per il restante 35% a carico dei laender, che riconoscono in questo modo la loro corresponsabilità nella formazione del deficit.
Il contrasto latente tra le regioni occidentali e quelle orientali è esploso negli ultimi giorni con la richiesta, da parte di alcuni presidenti dei laender orientali, di fissare nella Costituzione il principio del patto di solidarietà che prevede un sistema di compensazione finanziaria tra le regioni ricche e quelle più povere. Contrari a questa soluzione non solo i presidenti delle regioni ricche ma anche gran parte del governo, che, come emerge dalle dichiarazioni del Cancelliere, teme un rischio finanziario per lo Stato. Secondo un accordo delle ultime ore il patto di solidarietà dovrebbe trovare il suo posto in una semplice legge federale.
Incerta fino all’ultimo momento è la cosiddetta clausola della capitale, tanto cara al sindaco di Berlino Klaus Wowereit. In essa si legge, oltre alla semplice dichiarazione di Berlino quale capitale della Germania, che la rappresentanza dello stato nazionale nella capitale è competenza dello Stato. Questa formula è stata cancellata nell’ultima versione del progetto di riforma e non si sa se il sindaco di Berlino riuscirà a farla reintrodurre. Finora le spese di rappresentanza legate alla funzione di capitale sono regolate caso per caso tra il land di Berlino e lo Stato. Poter contare sull’impegno finanziario «costituzionale» dello Stato a suo favore sarebbe per la città capitale della Germania, indebitata fino al collo, una vera e propria manna dal cielo. 



 
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