Corriere
della sera 18-12-2004
Fondi, rischio tasse, federalismo
Per le Regioni manovra a due velocità
Lorenzetti: favori ai governatori del centrodestra. Ghigo: la Finanziaria
lede l’autonomia
ROMA - «Ci state regalando la campagna elettorale. "Silvio Berlusconi
taglia le tasse a tutti meno che all’Umbria": un bel manifesto così
ed è fatta», ha detto due giorni fa Maria Rita Lorenzetti
a Gianni Letta, lasciando Palazzo Chigi. Era, ed è tuttora, fuori
di sé, la governatrice dell’Umbria. «Questa Finanziaria è
piena di favori a senso unico. Marchette per gli amici del governo di centrodestra.
E a noi - dice - negano le agevolazioni sul rimborso delle tasse sospese
per il terremoto che invece hanno concesso nel 2003 e nel 2004 al Piemonte
e alla Sicilia». Che guarda caso, lascia intendere, sono in mano
alla Casa delle Libertà. «Così non si fa. E’ come giocare
con le carte truccate», aggiunge prima di rientrare a Palazzo Chigi
per discutere i problemi della Thyssen-Krupp di Terni.
DALLA CALABRIA A BRESCIA - Sono proprio quelle «marchette»
che scottano di più i governatori del centrosinistra. Una miriade
di piccolissimi interventi, «alla faccia del rigore» commenta
il presidente dell’Emilia-Romagna Vasco Errani. Ma che forse, nella mente
di chi li ha chiesti e di chi li ha concessi, potrebbero rivelarsi decisivi
alle prossime elezioni regionali. A cominciare da quei 160 milioni per
gli stipendi degli 11 mila forestali calabresi, che sicuramente potranno
spostare qualche voto a favore del governatore Giuseppe Chiaravalloti,
che i sondaggi danno in difficoltà. Sempre che la mossa di nominare
commissario il leghista Roberto Calderoli non vanifichi tutto. Allo stesso
capitolo dei "favori" è ascritto anche il comma 269, che estende
i benefici per le aree colpite dalla crisi della siderurgia ai comuni di
Arese, Rho, Garbagnate Milanese e Lainate, in provincia di Milano, oltre
che a Marcianise, nella provincia di Caserta, e al distretto di Brindisi.
Per non parlare dei soldi per le calamità naturali: 30 milioni subito
a Brescia, e d’ora in avanti anche il 5% del fondo nazionale per i disastri.
O degli stanziamenti straordinari per la sanità: «San Raffaele
e Bambin Gesù. Sempre gli stessi - ironizza Maria Rita Lorenzetti
- che prendono i soldi, Milano e Roma».
I FONDI PER IL LAZIO E PER LA SICILIA - A Roma arriveranno anche i denari
per la legge sulla Capitale: il governatore del Lazio, Francesco Storace,
ha dovuto battere i pugni sul tavolo ma alla fine li ha avuti, anche se
li ha dovuti integrare con i quattrini della Regione, pur di mostrare che
l’aveva spuntata. Senza alcun rumore è invece passato il comma 554,
che attribuisce 4,5 milioni al Parco nazionale d’Abruzzo. Per la verità
qualche briciola è piovuta anche sulle Regioni dove non si voterà.
E’ il caso del Molise, dove il presidente Michele Iorio festeggia i 10
milioni per il Fondo bieticolo. Ma soprattutto è il caso della Sicilia,
dove comunque un problema politico c’è, e pure grosso, con la minaccia
di scissione nell’Udc locale da parte del presidente della Regione, Salvatore
Cuffaro. Per scongiurare il peggio Marco Follini in persona è sceso
in campo per scucire al ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, 70
milioni per la disoccupazione dei braccianti agricoli.
A NATALE UN REGALO DA 300 MILIONI - Secondo Enzo Ghigo, presidente del
Piemonte e della Conferenza dei governatori, esponente di Forza Italia,
quella del centrosinistra è una lettura ingenerosa. «Troppo
male, alla fine, non è andata», afferma. Con la Finanziaria
2005, a tutti i governatori regionali che presto dovranno affrontare la
campagna elettorale, un po’ di soldi sono arrivati. Pochi di loro si aspettavano,
ad esempio, stanziamenti per la sanità superiori dell’8,6% a quelli
di quest’anno. «Mai prima d’ora le Regioni avevano avuto tanta attenzione
da parte del governo. Soltanto per la mia Regione questo dovrebbe significare
maggiori trasferimenti per circa 500 milioni», sottolinea il presidente
del Veneto, Giancarlo Galan. Nessuno, poi, avrebbe messo la mano sul fuoco
su quei 342 milioni previsti dalla nuova Finanziaria, fondi che le Regioni
vantavano dallo stato come arretrati per il gettito delle accise sulla
benzina. E adesso sta per essere recapitato, se il governo rispetterà
le promesse, anche un bel regalo di Natale: 300 milioni, i fondi della
legge Bassanini per il decentramento amministrativo.
IL PASSO INDIETRO DEL FEDERALISMO FISCALE - «Credo che nessuno
di noi si possa lamentare quest’anno per la quantità dei trasferimenti
statali. Il problema è di metodo, con questa Finanziaria il federalismo
fiscale fa un gigantesco passo indietro e vengono introdotte norme profondamente
lesive delle autonomie regionali. Come se non bastasse l’ultima sentenza
della Corte costituzionale», dice Ghigo. Per questo la Conferenza
delle Regioni ha deciso di rivolgersi direttamente al presidente della
Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. «Che senso ha darci più
soldi per la sanità senza coinvolgerci, com’è nostro diritto,
nella definizione dei livelli essenziali di assistenza?» si domanda
Errani. Sarà infatti un decreto del governo centrale a stabilire
gli standard di erogazione delle prestazioni e un provvedimento interministeriale
a determinare le tariffe massime.
«Interventi che invadono le nostre competenze e sono costituzionalmente
illegittimi e controproducenti nella pratica», sostiene il governatore
dell’Emilia-Romagna. Lui con la sanità non ha mai avuto problemi.
Ma è del parere che l’aumento dei finanziamenti a 88,2 miliardi,
con un «tendenziale» che viaggia per il 2005 verso i 95 miliardi,
tutti «avranno qualche grosso guaio il prossimo anno con la sanità».
LO SPETTRO DELL’«AUTOCOMMISSARIAMENTO» - E pensare che quei
2 miliardi saltati fuori proprio all’ultimo nel maxiemendamento, al comma
169, dovevano servire a cavarli d’impaccio, i governatori. Senza dare l’impressione
di fare marcia indietro sul fronte del rigore. Già, perché
per le Regioni «non virtuose» la Finanziaria agita lo spauracchio
di un possibile aumento delle addizionali Ire (l’ex Irpef) e la maggiorazione
dell’Irap. Contando però evidentemente sul fatto che quel contributo
statale di 2 miliardi, finalizzato a coprire i disavanzi sanitari regionali
degli anni scorsi, avrebbe risolto la questione. Ma se così non
sarà, i governatori che sforeranno il tetto di spesa si troveranno
a dover fronteggiare una situazione difficilissima. La legge prevede infatti
che saranno commissariati, e che il commissario ad acta provvederà,
appunto, ad aumentare le addizionali per coprire i buchi della sanità.
Il paradosso è che a essere nominato commissario sarà
lo stesso governatore, che indossando un altro cappello sarà costretto
a prendere un provvedimento che da presidente della Regione non avrebbe
mai adottato.
SPUNTA LA FINANZA CREATIVA - Nessuno dei presidenti, oggi, è
tuttavia disposto ad ammettere che la propria Regione potrebbe correre
un rischio del genere. E c’è da giurare che faranno di tutto per
scongiurarlo. Anche ricorrendo alla «finanza creativa».
La Regione Lombardia ha già dato un bel taglio ai disavanzi
passati facendo comprare all’Inail, per la bella cifra di circa 400 milioni,
alcuni suoi ospedali, fra cui il San Raffaele, per poi riaffittarli. Forte
di questo precedente, la Regione Lazio vorrebbe fare ora la stessa cosa,
vendendo allo stesso Istituto per gli infortuni sul lavoro una serie di
strutture ospedaliere come il San Camillo, per una cifra analoga a quella
intascata da Roberto Formigoni. Per sapere come andrà a finire bisognerà
attendere la fine del braccio di ferro fra Storace, l’Inail e il ministro
del Welfare Roberto Maroni.
Sergio Rizzo Mario Sensini
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