Riforme Istituzionali
Osservatorio sulla devolution
 
Rassegna stampa
 
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Corriere della sera 07-07-2001
 
Ecco la legge del ministro per le super Regioni

ARTICOLO 1
(Modifiche all’articolo 68
della Costituzione)
1. Il primo comma dell’articolo 68 della Costituzione è sostituito dal seguente: «I membri delle Camere non possono essere chiamati a rispondere dei voti dati e delle opinioni comunque espresse».
2. All’articolo 68 della Costituzione, dopo il terzo comma è aggiunto il seguente: «Sulle deliberazioni delle Camere adottate in ordine a quanto previsto dal presente articolo non può essere conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale».

ARTICOLO 2
(Modifiche all’articolo 117 della Costituzione)
1. L’articolo 117 della Costituzione è sostituito dal seguente: «La Regione emana per le seguenti materie norme legislative nei limiti dei principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato, sempreché le norme stesse non siano in contrasto con l’interesse nazionale e con quello di altre Regioni: ordinamento degli uffici e degli enti amministrativi dipendenti dalla Regione; circoscrizioni comunali;- beneficenza pubblica; fiere e mercati; musei e biblioteche di enti locali; urbanistica; turismo e industria alberghiera; tranvie e linee automobilistiche d’interesse regionale; viabilità, acquedotti e lavori pubblici di interesse regionale; navigazione e porti lacuali; acque minerali e termali;cave e torbiere; caccia; pesca nelle acque interne; agricoltura e foreste; artigianato; assistenza e organizzazione sanitaria; organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici e di formazione; definizione dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della Regione; pubblica sicurezza d’interesse locale.
Le leggi della Repubblica possono demandare alla Regione il potere di emanare norme per la loro attuazione.
Nei limiti dei principi fissati nella Costituzione, ciascuna Regione può attivare la propria competenza legislativa esclusiva per le seguenti materie: assistenza e organizzazione sanitaria; organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici e di formazione; definizione dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della Regione; pubblica sicurezza d’interesse locale.
Altre materie di competenza legislativa esclusiva delle Regioni possono essere indicate da leggi costituzionali».
Materie comprese nella competenza concorrente ex art. 117 della Costituzione vigente che rientrerebbero nella competenza legislativa esclusiva delle Regioni, in base alla riforma costituzionale del 2001

- Istruzione e formazione professionale (norme generali spettano lo Stato) - Ordinamento degli uffici ed enti amministrativi dipendenti dalla Regione. - Circoscrizioni comunali - Polizia amministrativa locale - Fiere e mercati - Commercio (tranne quello con l’estero) - Beneficenza pubblica - Turismo e industria alberghiera - Tramvie e linee automobilistiche d’interesse regionale - Viabilità, acquedotti e lavori pubblici d’interesse regionale - Caccia - Pesca nelle acque interne - Agricoltura - Artigianato
Ulteriori possibili materie di competenza esclusiva delle Regioni in base alla riforma costituzionale del 2001: Zootecnia - Toponomastica

ARTICOLO 3
(Modifiche all’articolo 122
della Costituzione)
1. Il quarto comma dell’articolo 122 della Costituzione è sostituito dal seguente: «I consiglieri regionali non possono essere chiamati a rispondere dei voti dati e delle opinioni comunque espresse. Sulle deliberazioni dei Consigli regionali adottate in ordine a quanto previsto dal presente comma non può essere sollevato conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale».

ARTICOLO 4
(Modifiche all’articolo 135
della Costituzione)
1. Il primo comma dell’articolo 135 della Costituzione è sostituito dal seguente: «La Corte costituzionale è composta di quindici giudici, di cui tre nominati dal Presidente della Repubblica, tre dalle supreme magistrature ordinaria ed amministrative, quattro dal Parlamento in seduta comune e cinque dai Presidenti delle Giunte e dei Consigli regionali riuniti in assemblea comune. I giudici della Corte costituzionale sono eletti dal Parlamento e dall’assemblea dei Presidenti delle Giunte e dei Consigli regionali con la maggioranza dei voti degli aventi diritto».

ARTICOLO 5
(Norme transitorie)
1. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale, il Presidente della Repubblica, le supreme magistrature ordinaria e amministrative, il Parlamento in seduta comune e assemblea dei Presidenti delle Giunte e dei Consigli regionali procedono alla nomina dei nuovi membri della Corte costituzionale, secondo la composizione prevista dall’articolo 4 della legge costituzionale.



 
Corriere della sera 07-07-2001
 
Devolution, Bossi lancia l’ultimatum
«Il via entro due settimane». E sugli immigrati: «Non hanno voglia di lavorare» 
 
D. Gor.
 
ROMA - Fa sapere che il referendum confermativo sulla riforma federalista «si farà verso ottobre». E assicura che il disegno di legge sulla devolution sarà discusso nel Consiglio dei ministri del 19 luglio. Umberto Bossi, durante un comizio a Uboldo (Varese), lancia un ultimatum anche ai suoi alleati. Assicura che sulla devolution «c’è l’accordo con Berlusconi e Fini», ma fa anche capire che non accetterà dietrofront. E punta i piedi: «Abbiamo pronta anche la legge sull’immigrazione». Il disegno di legge sottoposto agli alleati dal ministro per le Riforme Umberto Bossi aveva provocato negli ultimi giorni malumori nella maggioranza e nei presidenti di Regione. Al centro della discussione soprattutto scuola, doppia velocità per le regioni del Nord e quelle del Sud, nuove modalità di nomina dei giudici della Corte costituzionale. Ieri la coalizione di governo ha voluto smussare le polemiche.
Così, mentre il ministro degli Affari regionali Enrico La Loggia (Forza Italia) giudicava «ancora non organico» il progetto di Bossi e mentre il ministro delle Politiche comunitarie e segretario del Cdu Rocco Buttiglione commentava che quel testo «va ancora limato», il rinvio veniva spiegato con la necessità di affrontare «prima il Dpef». La devolution è una priorità solo per Bossi, dicono dal Polo, ma non ci sono problemi... «E’ che i provvedimenti economici hanno la priorità», assicura il presidente del Ccd Marco Follini. E Altero Matteoli (An), ministro dell'Ambiente: «Nel Dpef c'è un capitolo dedicato proprio alla devolution».
 
LEGA E REGIONI - La Lega però non è convinta, né lo sono le Regioni. «Sono allarmato», dice il capo di Gabinetto di Bossi, Francesco Speroni aspettando «magari un pronunciamento di Berlusconi». Perché, continua, «la prassi prevede che il testo venga presentato dal ministro al Consiglio dei ministri: ed è in quella sede che vanno manifestate eventuali riserve».
Roberto Formigoni (presidente della Lombardia) segna la strada per una riforma più ampia, sollecita il governo ad «approvare il disegno di legge di Bossi per discuterlo poi con noi» e ricorda che le Regioni «non possono assumere nuovi compiti senza i finanziamenti necessari». Questo è uno dei punti di un documento che tutti i "governatori" invieranno a Palazzo Chigi e in cui, fra l'altro, si chiede maggiore ruolo. Spiega Formigoni: «Accanto al capo del governo o al ministro delegato deve esserci un presidente espresso dalle Regioni. Anche se la soluzione più completa rimane una Camera delle Regioni». Il presidente polista della Calabria Giuseppe Chiaravalloti invece non apprezza la proposta di Bossi: «È una devolution elastica. Io al contrario penso che tutte le regioni debbano procedere insieme e auspico che chi è avanti aspetti quelle regioni che sono rimaste indietro». Tesi ripresa e sostenuta anche dal presidente dell'Emilia-Romagna Vasco Errani (centrosinistra).
 
CONSULTA - Per quanto riguarda la Corte costituzionale, il presidente emerito Vincenzo Caianiello boccia così la proposta Bossi: «Si rischia il disfacimento dello Stato unitario. Persino negli Usa, modello più significativo di Stato federale, tutti i membri della Corte Suprema sono nominati dal potere centrale». E «parecchie riserve» arrivano anche da un altro presidente emerito della Consulta, Giuliano Vassalli.
 
IMMIGRATI - Per quanta riguarda invece l’immigrazione, è lo stesso Bossi ad annunciare che «è pronta la legge». Aggiunge il ministro. «Il Paese è pieno di immigrati che non hanno voglia di lavorare. Noi siamo per la legalità, non vogliamo i clandestini. Chi vuole venire a lavorare, patti chiari e amicizia lunga. E l’uomo che deciderà il numero degli ingressi si chiama Roberto Maroni. Lo abbiamo mandato lì per plasmare la società».
 


 
La Repubblica 07-07-2001
 
Scuola, sanità e sicurezza - ecco la devolution di Bossi
 
S. Marr.

ROMA - Cinque articoli: quattro per modificare altrettanti articoli della Costituzione, uno con la norma transitoria che fissa a sei mesi il termine per l'elezione di una nuova Corte costituzionale "federalista", decapitando quella attuale che il Senatùr ha definito "troppo di sinistra". Ma fin dalla prima discussione in Consiglio dei ministri gli alleati chiederanno a Umberto Bossi di cassare questo punto.
Arrivata appena giovedì sul tavolo dei leader della maggioranza e dei ministri del governo Berlusconi, la devolution come la vuole il Senatùr è già l'oggetto di un corpo a corpo tra il centrodestra e l'opposizione, intrecciata com'è alla scelta della data del referendum confermativo sulla riforma varata nella scorsa legislatura dal centrosinistra ("Se lo vogliono si farà ad ottobre" ha detto ieri sera Bossi durante un comizio a Varese dando quasi un ultimatum sui tempi per le "sue" riforme). Ma è rissa anche nella maggioranza, al di là dei toni soft di una relazione in cui Bossi in persona non lascia spazio alla cosiddetta "maturità padana", e nemmeno a compiti per la polizia locale che vadano oltre la prevenzione della piccola criminalità.
Lo stop imposto al Carroccio, che sulle prime avrebbe voluto portare il testo messo a punto da Bossi al Consiglio dei ministri di giovedì scorso, è solo l'anticipo di un rinvio più corposo. E tutto politicamente motivato, al di là dell'affollamento di provvedimenti economici che il Cavaliere ha fretta di varare prima dell'estate.
La tesi di Enrico La Loggia - la proposta Bossi «non è organica», sostiene il ministro per gli Affari regionali - è radicalmente contraddetta dall'evidenza che è un vero e proprio articolato, ciò che il Senatùr ha trasmesso agli alleati. La realtà è che il Polo al completo vuole vederci chiaro, e soprattutto coinvolgere nella discussione tutti i presidenti di Regione, compresi quelli che come Francesco Storace e Chiaravalloti storcono il naso all'idea di una devolution "a due velocità" mutuata dal modello spagnolo, che consentirebbe a chi vuole sottinteso, il Nord di fissare subito la propria competenza esclusiva su scuola, sanità e polizia locale, lasciando agli altri sottinteso, il Sud la possibilità di delega allo Stato.
Al vertice di mercoledì sera con Berlusconi e Fini, Bossi ha sostanzialmente accettato l'idea che il confronto parlamentare sul suo progetto slitti ad autunno inoltrato, dopo cioè la celebrazione del referendum su quello che il Senatùr chiama «il falso federalismo di Amato e D'Alema». Dopo aver invano insistito per un rinvio sine die della consultazione popolare, il leader della Lega si è convinto che abbia ragione il Cavaliere, convinto a questo punto che «se si deve fare ha detto prima si fa e meglio è». Ma la disponibilità da incassare nella sostanza solo il contentino della presentazione del suo testo al Consiglio dei ministri potrebbe saltare di fronte al muro opposto dagli alleati (e - raccontano - anche dal Quirinale) all'idea di azzerare da subito la Consulta «dominata dalla sinistra». E sempre che Carlo Azeglio Ciampi non abbia da obiettare anche all'idea di estendere il diritto dei parlamentari (ma per Bossi anche dei consiglieri regionali) di non venir perseguiti per le loro opinioni «comunque espresse», e quindi anche in comizi e interviste.
E ieri sera Bossi, davanti ai militanti della Lega per un comizio a Varese, ha voluto dare rassicurazioni. «Il patto tra me, Fini e Berlusconi ha scandito dice devolution. E devolution sarà». Tranquillo anche sui tempi della sua riforma: «Non sarà all'ordine del giorno del consiglio dei ministri di mercoledì prossimo. Andrà a quello della settimana successiva».
 



 
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