Riforme Istituzionali
Osservatorio sulla devolution
Rassegna stampa - 2007
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Corriere.it  19-01-2007

Dal governo un sì alle città metropolitane
Previste già dal 1990, sostituiranno le province nelle aree di Bari Milano, Roma, Torino, Venezia, Genova, Bologna, Firenze e Napoli

Ma affinché sorgano servirà il consenso dei comuni interessati
 
ROMA - Il consiglio dei ministri ha dato il via libera alle città metropolitane, approvando un disegno di legge, il Codice delle autonomie, che ne disciplina l'istituzione. Previste già nella legge 142 del 1990 sull'ordinamento delle autonomie locali, erano rimaste fino ad oggi lettera morta. Saranno nove - Milano, Roma, Torino, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli - e, dove si decida di costituirle, scomparirà la Provincia o, eventualmente, più Province.

LA PROCEDURA - L'iniziativa spetta al comune di capoluogo o al 30% dei comuni della provincia o delle province interessate, che rappresentino il 60% della relativa popolazione, oppure ad una o più province insieme al 30% dei comuni della provincia/e proponenti. Sulla proposta la Regione dovrà esprimere un parere e successivamente saranno chiamati ad esprimersi anche i cittadini con un referendum. Referendum che non avrà quorum se il parere della Regione sarà favorevole, avrà un quorum del 30% se sarà contrario.
 
I COMUNI E LA REGIONE - «Laddove viene costituita una città metropolitana la provincia scompare - ha spiegato il ministro - per lasciare il posto alla città metropolitana, che ha un perimetro stabilito dagli stessi enti locali e istituzioni che ne hanno voluto la costituzione. Il comune capoluogo viene articolato in municipalità, gli altri comuni resteranno gli stessi e svolgeranno funzioni di prossimità, di servizio diretto ai cittadini e alle imprese. La stessa Regione è inoltre vincolata ad attribuire ai comuni funzioni che possono essere da loro meglio amministrate tanto che sono previsti anche meccanismi di garanzia per i comuni». «Una provincia troppo piccola perde la ragione della sua essenzialità costituzionale - ha affermato il ministro dell'Interno, Giuliano Amato - La revisione delle circoscrizioni provinciali che si prefigura non può avvenire se non c'è iniziativa dei comuni, senza il parere favorevole delle Regioni interessate e della stessa Conferenza Unificata».


 
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