Riforme Istituzionali
Osservatorio sulla devolution
Rassegna stampa
www.riforme.net
Corriere della sera - 07/12/2001
Nuovi ostacoli per la riforma leghista:
i titolari di Sanità, Ambiente e Scuola chiedono «modifiche»
per salvare le loro competenze
Poteri, le Regioni «assediano»
il governo
I presidenti: basta invasioni, risorse subito.
Devolution, i ministri frenano Bossi e Berlusconi media
Daria Gorodisky
ROMA - Il federalismo ieri ha fatto registrare al
governo una giornata difficile: le Regioni minacciano di abbandonare la
«Cabina di regia» nata per cooperare sui temi di tipo federalistico
e di ricorrere anche alla Corte Costituzionale contro atti dell'esecutivo
che sarebbero lesivi delle loro attribuzioni; e il Consiglio dei ministri
non trova una composizione sul disegno di legge per la devolution presentato
da Bossi.
LE REGIONI - La rivolta delle Regioni prende corpo
in un documento firmato da tutti i presidenti. Le richieste principali
al governo sono di «sospendere le attività normative invasive
delle competenze regionali», dalla sanità alle fondazioni
bancarie, e di ottenere in tempi brevissimi «il trasferimento delle
risorse necessarie all'esercizio delle competenze» previste dalla
Costituzione dopo la riforma varata dal centrosinistra nella scorsa legislatura.
«Se tutto ciò non accadrà - spiega il vicepresidente
della Conferenza delle Regioni Vasco Errani - si aprirà una fase
di conflitto istituzionale con il governo». Inoltre viene indicato
un limite di tre mesi di vita per la Cabina di regia: un modo per accelerare
l'integrazione dei rappresentanti degli enti locali nella Commissione bicamerale
per le questioni regionali, organismo non solo consultivo ma con veri poteri
parlamentari. Fronte unito dunque, da destra a sinistra, anche se sulle
specifiche materie legislative ci sono dei distinguo a seconda delle provenienze
di partito. «Bisogna chiarire chi decide cosa. Non possiamo aspettare,
dobbiamo poterci rifare alla legge esistente», dice Francesco Storace
(Lazio).
DEVOLUTION - Più tardi Giuseppe Chiaravalloti
(Calabria) si dice fiducioso delle rassicurazioni avute dal ministro degli
Affari regionali Enrico La Loggia e giudica «una buona notizia»
che la legge sulla devolution sarà esaminata dal prossimo Consiglio
dei ministri. Un appuntamento che però molti ritengono non definitivo.
Ieri infatti sono stati molti i responsabili di dicastero che hanno presentato
emendamenti per ridurre il passaggio di poteri dallo Stato alle Regioni:
da Matteoli (Ambiente), a Sirchia (Salute), a Alemanno (Agricoltura), alla
Moratti (Istruzione). Il ministro degli Interni Scajola ha mandato una
memoria scritta per sottolineare le sue perplessità in materia di
polizia locale. Anche il vicepresidente del Consiglio Fini ha sollevato
numerosi dubbi. Con lui Bossi avrebbe intrecciato un botta e risposta basato
sull'«indietro non si torna», i ministeri non possono pretendere
di «riappropriarsi» delle competenze già perse con la
riforma federalista dell'Ulivo. Di più: il ministro delle Riforme
avrebbe riacceso anche la miccia dell'elezione regionale di alcuni giudici
della Corte Costituzionale. «Non c'è stato animato scontro,
alla prossima riunione ci sarà la decisione finale», dichiara
a fine seduta Bossi. Ma anche il ministro La Loggia racconta che «il
testo così com'è si presta a un enorme contenzioso, bisogna
innestare il progetto di Bossi su quella che è la nuova Costituzione».
Un percorso asfaltato con problemi e difficoltà, commentano dal
Polo, che verranno mediati dallo stesso Berlusconi: per questo lunedì
potrebbe essere convocato un vertice di maggioranza proprio sul tema devolution.
Nell'attesa il centrosinistra denuncia, come afferma il ds Cabras, «forti
divisioni e grande confusione in casa della maggioranza».
Ultimatum di Formigoni: tre mesi, o faremo
da soli
Riccardo Bruno
MILANO - Nel primo pomeriggio era salito anche lui
sulla barricata alzata da tutti i governatori pronti ad arrivare al conflitto
istituzionale con lo Stato pur di vedere attuata la riforma voluta dall’Ulivo.
In serata, Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, si preoccupa
soprattutto di «ricucire» lo scontro. «Alla nostra presa
di posizione il governo ha reagito positivamente, sono soddisfatto delle
assicurazioni date dal ministro La Loggia». Ma il governatore lombardo
non si fida ancora delle parole e ribadisce quello che è una sorta
di ultimatum. «Abbiamo tre mesi, Stato e Regioni, per decidere assieme
in Cabina di regia. Dopodiché è chiaro che dobbiamo rispondere
alle richieste dei cittadini. Non è una minaccia, è solo
guardare avanti, disegnare quello che ci attende tutti nei prossimi mesi».
Insomma, è il messaggio, se a marzo la Cabina di regia non avrà
chiarito cosa spetta allo Stato e cosa alle Regioni, queste faranno da
sole. Anche a costo di finire davanti alla Consulta. Presidente Formigoni,
sembra di capire che al di là di materie e competenze, i problemi
saltano fuori quando si arriva ai soldi.
«È evidente che, come dire, la discussione
si fa più stringente», risponde sorridendo. «Noi non
abbiamo richiesto nulla in questa Finanziaria. Però vogliamo che
in questi tre mesi si affronti il tema delle risorse che dallo Stato devono
essere trasferite alle Regioni nelle materie di loro competenza esclusiva».
E invece, avete denunciato, lo Stato sembra
fare esattamente il contrario.
«Abbiamo segnalato l’invasione di campo
di alcuni ministeri. Come per il turismo. O per l’agricoltura, dove alcuni
provvedimenti paiono configurare addirittura un ritorno indietro rispetto
alla riforma costituzionale: sono stati emanati regolamenti ministeriali
che attribuiscono fondi che sono già di competenza delle Regioni».
Avete anche sollevato riserve sulla riforma
delle Fondazioni.
«Noi amiamo che il nuovo testo venga discusso
con le Regioni. Prima del passaggio definitivo in aula, sarebbe utile che
il governo acquisisse il nostro parere. Per quanto mi riguarda, è
un testo largamente positivo, ma potrebbe essere aggiunto che la prevista
Autorità nazionale intervenga d’intesa con la Regione interessata».
Alcuni ministri sembrano mettersi di traverso
sulla strada del federalismo.
«Più che i ministri sono i ministeri,
perché molto spesso è la burocrazia che frena: sono state
ridotte le competenze, è naturale che ci sia un fenomeno di resistenza.
Ma io invito a lasciare da parte gli istinti e usare la ragione».
Eppure il varo del disegno di legge sulla
devolution di Bossi è stato di nuovo rinviato. Qualche ministro
sembra restio a rinunciare ai propri poteri.
«Se questo è vero, è giustificato
il documento che abbiamo sottoscritto. Devo ricordare che come Casa delle
Libertà abbiamo presentato il progetto di devoluzione in campagna
elettorale. Fa bene Bossi a insistere sulla necessità di mantenere
i patti assunti dalla coalizione con gli elettori. Elettori che hanno blindato
un programma che parla chiaramente di trasferimento alle Regioni di sanità,
istruzione e polizia locale. Avevo posto come limite di tempo che la devoluzione
fosse varata dal Consiglio dei ministri prima di Natale. Mancano ancora
quindici giorni».
Notizie estratte dal sito www.regioni.it
FEDERALISMO: LA LOGGIA, NESSUNO SCONTRO REGIONI-GOVERNO
(V. 'FEDERALISMO: REGIONI MINACCIANO...' DELLE 16,01)
(ANSA) - ROMA, 6 DIC - ''Non c'e' nessuno scontro tra Regioni e Governo''.
Lo ha detto il Ministro per gli Affari Regionali
Enrico La Loggia al termine dei lavori della Cabina di Regia per l'attuazione
della riforma del titolo V della Costituzione. La Loggia ha detto di aver
ricevuto l'ordine del giorno predisposto dalla Conferenza delle Regioni:
''da esso - ha spiegato -
prendero' spunto per riferire al Presidente del Consiglio e al Consiglio
dei Ministri della necessita' forse di una diversa
procedura, con riferimento ad alcuni disegni di legge in via di elaborazione''.
Nel sottolineare che ''certo non si puo' paralizzare l'azione dello
Stato, cosi' come non e' giusto paralizzare quella delle Regioni'', La
Loggia ha aggiunto che ''forse sara' possibile una migliore armonizzazione,
nel tempo'', ribadendo comunque che ''proprio questo e' l'obiettivo della
Cabina di Regia''.
E riferendosi alla richiesta delle Regioni che auspicavano tempi brevi
e delimitati per la 'Cabina di regia', La Loggia ha affermato che ''gia'
oggi abbiamo deliberato un programma di lavori per il quale il 20 Dicembre,
giorno della prossima convocazione della 'Cabina', speriamo gia' di far
uscire un primo disegno di legge di attuazione della riforma del Titolo
Quinto''.
Il Ministro ha ribadito che il problema sollevato dalle Regioni riguarda
quelle aree nelle quali e' prevista una legislazione concorrente Stato-Regioni,
ed ha pero' puntualizzato che ''i rappresentanti delle Regioni hanno fornito
degli esempi di invasivita' dello Stato che pero', in parte, sono riferiti
a casi di scarsa rilevanza''. ''Sono infatti stati citati - ha spiegato
- i lavori di alcune commissioni che stanno studiando temi specifici. Casi
insomma che non vedono alcuna deliberazione del Governo. Se il problema
e' soltanto questo, mi sembra di facile soluzione. Comunque - ha concluso
- verificheremo approfonditamente la questione''. (ANSA).
IN CDM MINISTRI CHIEDONO RIDUZIONE MATERIE DEVOLUTION/ ANSA
BOTTA E RISPOSTA BOSSI-FINI, BERLUSCONI MEDIERA' PRIMA VARO
(ANSA) - ROMA, 6 DIC - Botta e risposta oggi nel corso del Consiglio
dei ministri tra Umberto Bossi e Gianfranco Fini durante il lunghissimo
dibattito sulla devolution: un dibattito che, secondo quanto si e' appreso,
ha coinvolto diversi ministri sul delicato tema delle competenze, con la
richiesta di una riduzione delle materie devolute alle Regioni.
Una questione che ha preso gran parte della riunione e che si e' conclusa
con la decisione di ulteriori approfondimenti per esaminare le modifiche
al testo originario del progetto e l'accordo sull'obiettivo di varare la
legge nella prossima riunione del governo, con la mediazione del premier
Berlusconi e senza escludere un passaggio al Consiglio di gabinetto.
Bossi, prima di raccogliere le osservazioni dei ministri, cosi' come
concordato nella precedente riunione del Consiglio, avrebbe svolto oggi
una lunga e circostanziata relazione introduttiva, difendendo l'impianto
del suo progetto: relazione alla quale sarebbe seguita, sempre secondo
quanto si e' appreso, una vera e propria contro-relazione del vice premier,
cortese nei toni ma dura nella sostanza. A quanto riferiscono alcuni partecipanti
al Consiglio dei ministri, Fini avrebbe sottolineato il fatto che su tutta
una serie di materie, dall'agricoltura alla sanita' alle telecomunicazioni,
il trasferimento delle competenze dello Stato alle Regioni non puo' di
fatto provocare la fine delle attivita' dei rispettivi ministeri: fatto
sul quale avrebbero concordato diversi ministri interessati.
In piu', riferiscono alcuni ministri, Fini avrebbe ricordato che la
riforma della devolution deve avere un raccordo con tutta la normativa
del diritto comunitario.
A questo punto, Umberto Bossi avrebbe reagito criticando l'impostazione
del vice premier, ammonendo gli alleati che ''indietro non si torna''.
In particolare Bossi avrebbe sottolineato che i rispettivi ministeri non
possono pretendere di riappropriarsi delle competenze gia' perse in virtu'
della riforma federalista dell'Ulivo. Il ministro delle Riforme, secondo
quanto si apprende, avrebbe ribadito che all'interno della devolution va
affrontato anche il nodo del metodo di elezione della Corte Costituzionale
e il ruolo delle Regioni in questa materia. (ANSA).
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