Riforme Istituzionali
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La Repubblica - 13/06/2000
 
"Volete il fisco locale? Prendete anche il debito"
Monito provocatorio di Giarda alle Regioni

ROMA - Sicurezza, scuola, sanità. La fame delle Regioni non si ferma: e se arrivasse sulle loro spalle anche il fardello del debito pubblico? E' quasi una provocazione quella del sottosegretario al Tesoro Piero Giarda, "padre" della riforma fiscale "federale" varata ad inizio anno: "Questi due comparti - spiega il professore - assorbono il 10 per cento del reddito nazionale e più del 35 per cento dell'intero gettito tributario". A meno che non si voglia anche questo fardello con il decentramento tributario bisognerà andare con i piedi di piombo: "Se il debito pubblico e la previdenza restano allo Stato, allora il decentramento tributario non potrà superare in ogni caso, inclusa la solidarietà, il 40 per cento del totale".
Del resto la riforma c'è già stata, nel febbraio di quest'anno, e non di poco conto. Oggi le Regioni italiane dispongono di un importante tributo come l'Irap che produce ogni anno ben 55 mila miliardi. Dal 2001 potranno contare sul 26 per cento dell' intera Iva raccolta dall'erario, cioè su circa 35 mila miliardi. Inoltre potranno incamerare la tassa di circolazione, parte delle imposte di fabbricazione sulla benzina e parte dell'Irpef (fino all'1,4 per cento andrà alle casse regionali), per un totale di circa 5.000 miliardi.
Cosa manca? "Maggiori competenze alle Regioni per le quali è necessaria una riforma della Costituzione preceduta forse da qualche analisi sulle materie da trasferire. E un insieme di strumenti, incentivi e sanzioni, per realizzare la responsabilità finanziaria ed evitare che io, Regione, spendo e tu, Stato, paghi", osserva Piero Giarda sulla scorta delle reprimende impartite per lo sfondamento della spesa già nei primi mesi di quest'anno.
Ma gestire sicurezza, scuola, sanità è ipotizzabile per le Regioni? Il discorso riguarda grandi comparti di spesa nel bilancio dello Stato. "Prendiamo il caso della sanità - spiega Giarda -, che è notoriamente la più grossa industria italiana, con 700 mila dipendenti e 120 mila miliardi di fatturato: chi dovrebbe fissare i compensi dei medici e degli infermieri, chi i livelli di prestazione dei cittadini?". Aggiunge il professore: "Non per niente nella Germania federale la sanità è assai centralizzata...".
Senza contare la prova-solidarietà. Il meccanismo della nuova legge sul federalismo fiscale evita il rischio di una spaccatura tra le Regioni con la creazione di un fondo collettivo che compensa le più povere: infatti solo sette regioni sono in grado di autofinanziarsi (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Lazio) e solo la Lombardia sarebbe in equilibrio e avrebbe risorse sufficienti per finanziare la "spesa storica". Perlomeno una difficile quadratura del cerchio.



 
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