di Ettore Boffano
TORINO - I presidenti delle Regioni che, assieme al prefetto del capoluogo,
guidino un comitato di coordinamento di tutte le forze di polizia. Poi,
la svolta forse più attesa da chi punta su Polo e Lega per cambiare
le politiche dell'immigrazione in Italia: dovranno essere proprio le Regioni
a indicare le quote di extracomunitari da accogliere, ogni anno, nel proprio
territorio, tenendo conto delle disponibilità di posti di lavoro
e di accoglienza. Infine, un coordinamento regionale delle polizie locali
per quanto riguarda modalità di impiego, poteri di polizia giudiziaria
e di pubblica sicurezza.
Questa la bozza sull'ordine pubblico che i "Governatori del Cavaliere"
hanno appena concordato e che, giovedì prossimo, vorrebbero far
trovare nelle mani dei loro "avversari": il presidente del Consiglio Giuliano
Amato e il ministro dell'Interno, Enzo Bianco. Ma la vera sorpresa potrebbe
essere un'altra: discussa anche con i presidenti regionali del centrosinistra,
scaricata così di ogni ombra "eversiva" o di contrapposizione al
governo centrale, quella paginetta circolata ieri pomeriggio via fax tra
Piemonte, Lombardia e Nord-Est, si preparerebbe a diventare un documento
di tutte le Regioni italiane. Un modo certo per evitare le polemiche e
gli scontri scatenatisi dopo lo "schiaffo" di Genova sui fondi strutturali.
Enzo Ghigo, presidente azzurro del Piemonte e anche della conferenza
Stato-Regioni, è pronto a lavorare a questa ipotesi e, sul fronte
del centrosinistra, il suo interlocutore sarà il presidente dell'Emilia-Romagna,
il diessino Vasco Errani. "Abbiamo tempo oggi e domani e anche giovedì
mattina - è l'unica battuta che si concede Ghigo - conosco Errani
e penso che si possa trovare un'intesa". Ma in questa trattativa fa capolino,
sia pure in maniera ufficiosa, anche il governo. L'iniziativa di proporre
il confronto, infatti, è venuta con una telefonata informale di
Vannino Chiti, ex presidente della Toscana, oggi sottosegretario alla presidenza
del Consiglio e vecchia conoscenza di Ghigo: "Perché, invece di
presentare un documento solo come Regioni della Casa delle Libertà
- ha provato a mettere lì Chiti - non ne discutete a livello di
conferenza di tutte le Regioni italiane?". Quanto è bastato per
convincere il presidente piemontese che, di intesa con Franco Frattini,
guida l'ala più moderata dei "governatori del Cavaliere" verso le
scelte del federalismo fiscale e della devolution.
Ma riusciranno Ghigo ed Errani a trovare una quadra su un tema così
scottante e che è anche uno dei capisaldi dell'accordo tra Polo
e Lega del febbraio scorso? Nei tre punti che compongono la bozza, a dire
il vero, non è ricomparsa quella quarta proposta che, ai tempi delle
indiscrezioni sul patto Bossi-Berlusconi per la conquista del Nord, aveva
suscitato le reazioni più dure da parte del centrosinistra: l'istituzione
di polizie regionali alla diretta dipendenza dei "governatori". Questa
questione, invece, compare solo al termine del documento e, preso atto
che comporterebbe una modifica dell'articolo 117 della Costituzione, si
specifica che bisognerà tenere conto degli orientamenti del governo
e di tutte le forze politiche in Parlamento, rinviando comunque l'eventuale
discussione alla prossima legislatura.
Un ulteriore segnale, dunque, della ricerca di consensi anche tra le
Regioni guidate dal centrosinistra, mentre Enzo Ghigo si limita a sottolineare
come sul problema immigrazione la bozza della casa delle Libertà
non preveda espulsioni di massa o chiusura delle frontiere: "Invece - commenta
- noi vogliamo occuparci anche dei clandestini, cercando di trovare una
soluzione all'attuale impasse legislativo. E vogliamo affidarci soprattutto
al mercato del lavoro: qui in Piemonte, ad esempio, sono molti gli imprenditori
che vorrebbero assumere immigrati, ma non possono farlo perché si
tratta di irregolari".
Giovedì mattina, davanti ad Amato e Bianco, si capirà
se lo "schiaffo" di Genova è davvero superato o se la vicenda dell'ordine
pubblico si prepara a diventare il vero terreno di scontro sul quale il
Polo intende sferrare il nuovo attacco verso la devolution.