Riforme Istituzionali
L'editoriale
 
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Referendum costituzionale fantasma: qualcuno non è stato al gioco

11/10/2001

Per molti, leggere queste righe risulterà ancora incomprensibile.
Che il 7 ottobre, infatti, si è svolto un referendum confermativo, continuano a saperlo in pochi.
Ma nonostante la tanta disinformazione e nonostante gli inviti all'astensione da parte del centro destra (ufficialmente per il No, ma di fatto più preoccupato a sottrarre voti proprio al No in una competizione senza quorum), la media dei votanti è stata superiore ad ogni aspettativa; superiore anche a quella dei 7 referendum del 2000.
Ci sono poi da segnalare gl'inaspettati 6 milioni di NO (5.819.187): sei milioni di elettori, orfani dei grandi schieramenti e rappresentati soltanto da piccole forze politiche, che costituiscono un importante risultato che dovrebbe far riflettere tutti i maggiori protagonisti della vita politica italiana.
   In primo luogo il Presidente della Repubblica, che nulla ha fatto per denunciare ed impedire la lesione del diritto dei cittadini ad essere informati per consapevolmente scegliere e, soprattutto, per essere a conoscenza della stessa scadenza referendaria;
   la maggioranza di centro destra, che anziché assolvere i compiti istituzionali che le competevano ha boicottato in tutti i modi il corretto svolgimento della campagna elettorale;
   l'Ulivo, che pur di raccogliere un risultato di facciata è stato sino in fondo al gioco del centro destra, ben sapendo che l'approvazione della riforma stava bene ad entrambi i Poli e che, quindi, per arrivare al "risultato comune", si doveva permettere al centro destra di oscurare una campagna elettorale referendaria scomoda per entrambi;
   il sindacato, incredibilmente assente, "Ponzio Pilato" della situazione nonostante gli effetti della riforma saranno tali da stravolgere tutto il mondo del lavoro;
   l'intero sistema dei media, infine (compreso il quotidiano comunista "il manifesto"), che ha supinamente accettato la logica del silenzio fatta propria dai due schieramenti maggiori e dalle maggiori cariche istituzionali.

Riflettano, tutti costoro, sui 6 milioni di cittadini che non sono stati al gioco e che hanno inteso manifestare le proprie convinzioni facendo l'unica cosa che la politica dei corridoi e le istituzioni non volevano da loro: rifiutare la finta contrapposizione tra i poli per votare sui contenuti della riforma.
Una manifestazione di vitalità democratica che fa ben sperare per il futuro; un futuro, però, già fortemente compromesso dalle riforme istituzionali varate negli ultimi anni.

Franco Ragusa

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