05/12/2001
Caso più unico che raro, di fronte alle accese polemiche intorno
al caso Taormina, sono ben pochi coloro che hanno capito le profonde divergenze
che hanno diviso la maggioranza di Governo dall’opposizione.
Rimanendo infatti sul piano strettamente formale, anche da parte della
maggioranza di Governo sono arrivate censure riguardo alle dichiarazioni
del sottosegretario agli interni.
Ma anche trattando del merito della questione, e non ci si sorprenda
di ciò, risulta difficile trovare motivi di divergenza.
Non perché il Governo non abbia provato a difendere l’operato
del proprio sottosegretario. Anzi, sotto questo profilo l’intera maggioranza
di Governo si è mostrata compatta ed ha invitato più volte
l’opposizione a confrontarsi riguardo ai motivi per i quali il sottosegretario
Taormina aveva "inopportunamente" alzato i toni contro la magistratura.
Il mancato confronto sul merito delle dichiarazioni di Taormina ha
quindi avuto il solo risultato di non far capire praticamente nulla della
questione, di fatto ridotta a mero problema di galateo tra i poteri dello
Stato.
Un vero e proprio autogol da parte del centro sinistra, in quanto a
Taormina è stata lasciata la possibilità di proseguire, incontrastato
e sostenuto da tutte le forze di Governo, nella denuncia dell’operato dei
giudici impegnati nel procedimento giudiziario che vede imputato l’On.
Previti.
Un agire incontrastato che ha infine convinto anche il Ministro Castelli
a prodursi in un attacco senza precedenti nei confronti dei magistrati
impegnati nei procedimenti contro Berlusconi e Bossi.
Se l’obiettivo del Centrodestra, quindi, è sin troppo chiaro
(utilizzare il momento di confusione dell’opinione pubblica ed il desiderio
di un sistema giudiziario più trasparente per allargare gli spazi
d’impunità per i reati eccellenti e, soprattutto, per sottrarre
ai processi gran parte del ceto politico ora al Governo); non si capisce
l’atteggiamento sin qui tenuto dal centrosinistra.
Da un lato denuncia gli attacchi alla magistratura, ma dall’altro si
guarda bene dal denunciare i trucchi procedurali attraverso i quali l’On.
Previti vorrebbe evitare di essere processato e per la difesa dei quali
il sottosegretario Taormina, pur se invitato a dimettersi, è stato
sostenuto dall’intero centrodestra.
Da tutta la vicenda sono infatti emerse chiaramente le sole ragioni
sostenute dall’On. Previti, vittima di una magistratura che non applica
le sentenze della Corte Costituzionale. Nulla si sa, invece, delle ragioni
per le quali i giudici di Milano hanno ritenuto che l’annullamento delle
5 ordinanze impugnate (conflitto di attribuzione sollevato dalla Camera
dei deputati e dall’On. Previti, con riconoscimento della legittimità
a ricorrere alla sola Camera dei deputati) non dovesse altresì essere
inteso come annullamento di tutto il procedimento e, di conseguenza, annullamento
del decreto che dispone il procedersi in giudizio nei confronti di tutti
gl’imputati.
Ma nulla si sa, più in concreto, che tutta la vicenda nasce
dal fatto che l’On. Previti ha abbondantemente abusato delle proprie prerogative
di parlamentare per sottrarsi alle udienze preliminari, e ciò con
il preciso scopo d’impedire il rinvio a giudizio.
Per essere chiari, l’On. Previti non ha da lamentare torti sostanziali
(al pari di tanti comunissimi cittadini effettivamente troppo facilmente
portati in giudizio da PM già ora troppo impegnati a svolgere il
solo ruolo dell’accusa; motivo questo per respingere con forza la separazione
delle carriere), bensì l’ennesimo mancato rinvio in conseguenza
della sua impossibilità, in quanto parlamentare troppo impegnato,
di presenziare alle udienze.
Entrare nei particolari della vicenda, quindi, per denunziare all'opinione
pubblica l’ennesimo abuso delle prerogative parlamentari e per meglio far
comprendere la gravità dei toni usati a tutela di questi privilegi;
del perché è stato quindi giusto promuovere la sfiducia nei
confronti del sottosegretario Taormina; e del perché sarà
necessario fare altrettanto nei confronti del Ministro Castelli.
Franco Ragusa