23/01/2002
Con il rifiuto dell'autorizzazione a procedere nei confronti dell'On.,
nonché Ministro della Repubblica, Bossi, la Camera ha sancito, per
l'ennesima volta, la portata dei diritti e dei privilegi della casta degli
intoccabili.
Una vera e propria casta che, a seconda delle convenienze, può
anche dividersi, ma il risultato non cambia. Alla fine, anche di fronte
a fatti per i quali non dovrebbero sussistere dubbi, una maggioranza parlamentare
in grado di fare gl'interessi degli intoccabili la si trova sempre.
Da Craxi a Bossi, la storia si ripete e, a confermare l'opinione di
un grande filosofo non più di moda, siamo ormai alla farsa: la destra
nazionalista al governo, euroscettica e tutta patria ed esercito, che "assolve"
Bossi dall'accusa di vilipendio alla bandiera ... vabbe', non vale neanche
la pena commentare.
Ciò che invece vale la pena commentare, è il comportamento
dei deputati di Rifondazione Comunista, anche loro tra coloro che hanno
salvato Bossi dalla sicura condanna in secondo grado (e sì, il Ministro
è tale pur essendo già stato condannato in primo grado).
Se per i deputati di AN e del centro-destra non leghista, infatti,
si è trattato di digerire un brutto boccone per evitare possibili
crisi di Governo, quali le alte motivazioni dei deputati di Rifondazione
Comunista per non concedere l'autorizzazione a procedere?
Francamente, si fa fatica a comprenderle.
"Per una questione di coerenza" ha affermato il capogruppo Giordano,
"perché contrari ai reati di opinione".
Sì, va bene, anche chi scrive è contrario ai reati di
opinione, ma che c'entra tutto ciò con l'autorizzazione a procedere
nei confronti dell'On. Bossi di cui si è discusso oggi alla Camera?
Con il voto di oggi, grazie anche al contributo di Rifondazione Comunista,
il reato di vilipendio alla bandiera è stato forse cancellato?
Nulla di tutto ciò: si è soltanto deciso che l'On. Ministro
Bossi non deve rispondere, davanti al giudice, del reato in questione,
perché "LUI PUÒ'!"
Si fosse trattato di un cittadino qualsiasi o di un deputato
della minoranza avrei certamente compreso le ragioni di una battaglia in
difesa della libertà di opinione. Trattandosi, però, dell'On.
Bossi, come si è potuto dimenticare che ci si trovava di fronte
ad un Ministro sostenuto da un'ampia maggioranza parlamentare, la stessa
maggioranza parlamentare che non ha cancellato e che mai e poi mai si sognerà
di cancellare dall'ordinamento, per tutti i cittadini, il reato di vilipendio
alla bandiera?
Per essere chiari, la maggioranza che ha esentato l'On. Bossi dal processo
per il reato d'opinione in questione, ha i numeri per esentare tutti i
cittadini, e non solo l'On. Bossi, dal medesimo reato... ma non lo fa!
Sta tutta qui l'assurdità del comportamento dei deputati di
Rifondazione Comunista: discutere di una cosa mentre in votazione ve n'era
un'altra. I deputati non erano chiamati a decidere della bontà
o meno della legge da applicare, ma come comportarsi nei confronti dell'On.
Ministro Bossi.
Ritornando al merito della questione, l'art. 68 della Costituzione
è, sul punto, sin troppo chiaro: "I membri del Parlamento non possono
essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio
delle loro funzioni".
Di qui la semplice domanda: l'On. Bossi può essere chiamato
o no a rispondere, di fronte al giudice, per aver affermato che con la
bandiera italiana ci si pulisce il culo?
All'On. Bossi può cioè essere concessa ampia libertà
di espressione, sino al punto di compiere un reato senza per questo poter
essere giudicato?
Per l'On. Ignazio La Russa di AN, l'art. 68 configura una particolare
prerogativa dei parlamentari, per cui l'esercizio delle funzioni parlamentari
può tranquillamente sfociare in atti contrari alla legge: "se le
frasi dell'onorevole Bossi fossero condivise," dice l'On. La Russa "e non
costituissero un reato, non saremo in tema di applicabilità dell'articolo
della Costituzione oggi invocato".
Come dire: se non c'è ipotesi di reato non c'è richiesta
di autorizzazione a procedere; ergo, se c'è richiesta c'è
ipotesi di reato e, quindi, è proprio in questi casi che si applica
l'art. 68.
Nulla di cui scandalizzarsi, quindi: si tratta di una prerogativa,
commettere reati di opinione senza per questo essere giudicati, che spetta
ai soli parlamentari.
Insomma, secondo l'On. La Russa, e con lui tutto il centro-destra che
oggi ha salvato l'On. Bossi dal processo, i parlamentari potrebbero, per
assurdo, invitare alla violenza contro l'attuale Governo e usufruire lo
stesso delle prerogative dell'art. 68.
Chiederò conferma all'On. La Russa.
Franco Ragusa