Riforme Istituzionali
L'editoriale
 
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Questo editoriale dalla lunga "coda" si conclude con un articolo di Repubblica.it circa i risultati della commissione d'inchiesta istituita dal ministero per le Attività Produttive.
Un'inchiesta che, purtroppo, ha soltanto confermato l'esistenza di sudditi e di sovrani.
Ma la speranza, ultima a morire, è ancora quella di essere smentiti quanto prima da una dichiarazione di scuse da parte del Ministro Marzano per il maldestro tentativo di addossare altrove le colpe di un sistema di gestione e distribuzione dell'energia non degno di una paese minimamente attrezzato.

Franco Ragusa, 2 luglio 2004



 
Black-out e spiegazioni per sudditi

     28 settembre 2003
 
Sig. Presidente della Repubblica, Sig. Presidente del Consiglio, Sig. Presidente del Senato, Sig. Presidente della Camera dei Deputati,
mi trovo a scriverVi ancora al buio (ore 11.51: è ritornata l’energia elettrica), con l’unico contatto con il mondo esterno attraverso l’uso della radio e di un computer portatile.
In queste condizioni, credo mi si possa CONSENTIRE di chiederVi un pronto intervento al fine di non essere costretto a subire l’umiliazione di essere trattato da suddito e non da cittadino.
Di fronte ad un paese in ginocchio, infatti, è immediatamente iniziato l’ennesimo scarica-barile da parte dei responsabili.
Leggo, dal sito della Rai, la frettolosa discolpa da parte del Ministro Marzano:
      Il black out di questa notte "dimostra che non abbiamo margine di sicurezza".
"E' andata in tilt l'interconnessione con la Francia che ha privato il paese di 6 mila mw di elettricita', pari ad un quarto del fabbisogno notturno del paese". Poi Marzano denuncia: "Ho autorizzato la costruzione di 12 mila mw di impianti, contro solo 1.500 autorizzati dal precedente governo. Ma l'opposizione degli enti locali sta creando ritardi: il Governo può autorizzare ma non costruire le centrali. Non si può più andare avanti cosi".

Alle “spiegazioni” del Ministro Marzano, sono poi seguite le dichiarazioni del Presidente della Repubblica, con la richiesta di realizzare al più presto nuove centrali elettriche.

Di fronte a simili “spiegazioni e rimedi”, mi permetto di ricordare al Presidente Ciampi, nonché al Ministro Marzano, che, per l’appunto, dalle prime informazioni ricevute, a provocare questo disastro notturno sarebbe stato una sorta di effetto domino provocato da una interruzione di fornitura di energia elettrica da parte della Francia.
La domanda “sorge allora spontanea”: come e perché l’interruzione del 20% dell’energia elettrica può lasciare al buio un intero paese?
Ma non solo: che c’entrano la mancata realizzazione dei 12mila mw autorizzati dal Ministro con il crollo ed il mancato ripristino, in tempi brevi, dell’energia elettrica?

Al Signor Ministro mi permetto di ricordare, inoltre, che quello di cui fa parte doveva essere il Governo delle tre I e, come ben sanno tutti gli studenti che abbiano avuto a che fare con un minimo d’informatica, sarebbe bastata una sola I per evitare quello che è successo.
E in ogni caso, se non è colpa delle I del Governo, si eviti, quanto meno, di abbandonarsi in dichiarazioni ridicole e ci si affretti, piuttosto, ad accertare le responsabilità di chi si è dimostrato incapace di garantire e di ripristinare in tempi brevi l’erogazione dell’energia elettrica.
Con l’auspicio di pronte dimissioni da parte di tutti i responsabili, colgo l’occasione per esprimere alle maggiori cariche dello Stato il mio sdegno.
 
 Franco Ragusa                      


Black-out e spiegazioni per sudditi (2)

Al Presidente della Repubblica
Al Presidente del Consiglio
Al Presidente del Senato
Al Presidente della Camera dei Deputati

Stimatissimi e Pregiatissimi Presidenti,
prima di tutto le mie scuse per il disturbo che oso ancora arrecare alla Vostra persona dopo la mia del 28 settembre (http://www.riforme.net/editoriali/ed03-005.htm).
Purtroppo, quanto dovuto sopportare nella giornata di domenica 28 settembre 2003, e non mi riferisco ai disagi provocati dalla mancata erogazione dell’energia elettrica, mi costringe a chiedervi nuovamente d’intervenire prontamente al fine, ripeto quanto già scritto nella giornata di ieri, di ottenere soddisfazione in quanto cittadino e non suddito.
Per tutta la domenica, grazie anche ad un frettoloso intervento del (mal consigliato?) Presidente della Repubblica, è stata avallata la tesi che il problema del Black-out che ha investito l’intero Paese, tranne la Sardegna, sia dipeso da una cronica mancanza di centrali.
Ciliegina sulla torta, una serata di Rai1 interamente dedicata all’avvenimento nella quale hanno avuto la parola soltanto i responsabili dell’ENEL e del Sistema nazionale di gestione GRTN. Forti, anche loro, delle parole del Presidente della Repubblica, la trasmissione, anziché cercare d’individuare eventuali responsabilità nel sistema di gestione delle risorse energetiche, si è di fatto conclusa confermando, appunto, la tesi della dipendenza dall’estero per una quota rilevante di produzione energetica.

La trasmissione, invero, alcune verità le ha lasciate trapelare. Non per merito della conduzione o degli ospiti, ma soltanto grazie all’impossibilità, da parte dei responsabili ENEL e GRTN, di poter oscurare per intero la 4° I di cui forse sarebbe bene che il Governo e le più alte Cariche dello Stato comincino ad occuparsi: l’Intelligenza delle persone.
Cosa ha infatti confermato il Gestore Nazionale?
Tutto quello che già si sapeva. Visti i bassi consumi notturni, una buona parte della produzione energetica italiana rimane inattiva, per cui, paradossalmente, è proprio in queste ore che il sistema diviene più fragile nei confronti dell’apporto energetico dall’estero.
Per usare le parole del Prof. Bollino: di giorno il sistema è composto da 7 fratelli italiani ed uno straniero; di notte uno straniero e soltanto 3 fratelli italiani, di qui la fragilità notturna che abbiamo potuto constatare con i nostri “occhi” (se non ci fosse da ridere…).

Insomma, 4 fratelli vanno a dormire, l’Italia per questo rischia di rimanere, anzi no, rimane al buio, e tutti, dal Governo, passando per il Presidente Ciampi, finendo con i responsabili del sistema energetico, a dirci che il problema è quello di avere più “fratelli”.
Va detto che il responsabile dell’ENEL non se l’è sentita di aderire per intero al modo semplicistico di presentare i problemi da parte del Prof. Bollino. Gli va infatti dato atto di non essersi nascosto dietro un dito, andando direttamente al nocciolo della questione che più interessa i fautori di un ripensamento della scelta nucleare, improvvisamente risvegliati dal più anomalo dei black-out.
L’energia la si prende dall’estero, in sostanza, perché costa meno che produrla in Italia. Traduzione: abbiamo abbandonato il nucleare ed è per questo che di notte 4 fratelli su 7 se ne vanno a dormire anziché aiutare gli altri 3 fratelli.
Di quali centrali, anche piccoline, parlava allora il Presidente Ciampi per evitare black-out come quello di domenica 28 settembre?
Di quali centrali, autorizzate per ben 12 mw, parlava allora il Ministro Marzano per evitare black-out come quello di domenica 28 settembre?
Sono il gestore nazionale e l’ENEL a dirci che il problema non è dipeso dalla mancanza di centrali: i 7 fratelli sono pochi di giorno ma bastano e avanzano di notte; ma il black-out, per l’appunto, si è verificato di notte, per una sin troppo evidente incapacità di gestire le risorse a disposizione. Incapacità che, è bene ribadire, ha contribuito anche a risvegliare gli appetiti della lobby nucleare.
Di qui lo sconcerto, quindi, per le sciocchezze dette ai più alti livelli istituzionali e per il mancato intervento del Governo nei confronti dei signori che, direttamente o indirettamente, hanno in mano i destini energetici dell’intero Paese.

Concludo, quindi, con la più ovvia delle richieste che un cittadino, in simili circostanze, dovrebbe poter vedere esaudita: chi ha sbagliato vada a casa; chi ha il compito di vigilare vigili; chi ha il compito di non dire sciocchezze provi, se ne ha la forza morale, a correggersi.

 Il Vostro ancora suddito Ragusa Franco



 
4 ottobre 2003

E tre ...
Visto che del black-out non parla più nessuno, "Riforme istituzionali" propone questa semplice iniziativa telematica:
 
 
L'iniziativa è molto semplice: inviare questa e-mail (o una simile) al Ministero dell'Industria (sgiacomoni@minindustria.g-net.it; rpastorelli@minindustria.g-net.it; gabriele.checchia@minindustria.it; segreteriacapogabinetto@minindustria.it), e per conoscenza a tutti gl'indirizzi in qualche modo interessati (Istituzioni, politica, informazione, e chi più ne ha più ne metta), sino a che il Ministro Marzano non ci farà la grazia di dare una risposta. 
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Nonostante sia ormai acclarato che la causa del black-out del 28 settembre 2003  non possa essere imputata alla mancanza di produzione interna di energia, il Ministro Marzano continua a ripetere, da quella domenica mattina, che lui aveva già previsto tutto e che si debbono con urgenza costruire nuove centrali. 
Ammesso e non concesso che ci sia questa necessità, rimane però il fatto che le nostre centrali, per una potenza di gran lunga superiore ai 12 mila mw che il Ministro Marzano vorrebbe al più presto realizzare, domenica notte erano spente. 

Di qui la sconfortanti domande alle quali il Ministro Marzano non ha sinora risposto: 

A cosa servono 12 mila mw in più se poi non vengono utilizzati, così come è stato per il black-out di domenica? 
Come e perché nessuno ha ancora contestato al Gestore, o a chi che sia, la scelta di spegnere gl'impianti italiani e di utilizzare quote elevate di energia provenienti dall'estero in assenza di un sistema protezione che non vada in tilt, così come è stato per il black-out di domenica? 
Come e perché nessuno ha ancora contestato al Gestore, o a chi che sia, vista la scelta "economica" di cui sopra, la mancata dotazione di sistemi di protezione adeguati?

 
 


2 luglio 2004
 
E quattro ...

E come era facilmente prevedibile, oggi, quando ormai nessuno ricorda più le dichiarazioni del Ministro Marzano, del Presidente della Repubblica e del Sig. Bollino, la verità VERA sul black-out dello scorso settembre:

da Repubblica.it, 2 luglio 2004

I risultati della commissione sull'incidente del 28 settembre
"Grtn, Enel e municipalizzate non hanno lavorato bene"
L'indagine del ministero
"Il blackout si poteva evitare"
 
ROMA - Il blackout del 28 settembre, che lasciò gli italiani senza elettricità per un giorno, si poteva evitare. E' quanto emerge da un'indagine, mai resa pubblica, della commissione d'inchiesta istituita dal ministero per le Attività Produttive.

Secondo gli ispettori nominati dal ministro Marzano, la colpa dell'incidente ricade sul Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale, sulle ex municipalizzate come Aem Milano, Aem Torino e Acea, ma anche sull'Enel e gli altri operatori elettrici che non hanno attuato correttamente le procedure per scongiurare gli effetti di un evento innescato in Svizzera.

La notte del 28 settembre, l'Italia perse improvvisamente il 25 per cento del suo fabbisogno dalle importazioni. "Una situazione assai delicata che
va accuratamente sorvegliata e programmata", nota la commissione, presieduta dal professor Adriano De Majo. Vi fu invece un mix di malfunzionamenti quali la "non corretta partecipazione" degli operatori alle procedure di alleggerimento del carico, i "ritardi nelle riaccensioni", le "disfunzioni nei sistemi di telecomunicazione" e il distacco improvviso di 21 fra centrali e impianti.

L'errore più grande, secondo la commissione, lo ha commesso l'operatore di rete svizzero, l'Etrans. Ma il sistema italiano si è rivelato "intrinsecamente debole" perchè "cieco" rispetto agli eventi esterni. Fallite le difese estere, sarebbero però dovuti scattare i meccanismi di protezione nazionali a cominciare dal distacco automatico dei carichi.

"Se tutto il carico nazionale e non soltanto quello Enel Distribuzione avesse partecipato in modo corretto all'alleggerimento automatico del carico, non ci sarebbe stato il collasso della frequenza e il conseguente black out", spiegano gli esperti.

Se poi nel "piano di riaccensione" non tutto ha funzionato a dovere, la colpa è del Grtn. Anzi. "In tutt'Italia del centro-sud la riaccensione delle direttrici non è avvenuta, salvo casi particolari, con le modalità e nei tempi previsti dal Piano", osserva la commissione. Ci sono state "disfunzioni nei sistemi di telecomunicazioni", una "scarsa esperienza applicativa relativamente al piano di riaccensione" e la "non univoca interpretazione delle relative prescrizioni" oltre che "un basso grado di risucita della procedura di mantenimento in esercizio in isola". In altre parole, le centrali si sono "spente" invece di marciare al minimo per poi essere riavviate.
 



 
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