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Dalle elezioni iraniane una lezione per l'Italia

     22 febbraio 2004
 
Il Presidente del Consiglio Berlusconi è stato sin troppo chiaro nello spiegare il perché non si dimetterà nell'ipotesi di sconfitta alle prossime elezioni europee: a differenza di D'Alema, arrivato al Governo con una congiura di Palazzo, lui è legittimato a governare per 5 anni in quanto scelto dagli italiani; alle ultime elezioni, infatti, quasi il 50% degli elettori votanti ha apposto la croce sul simbolo "Berlusconi Presidente".
E' curioso notare, però, come più o meno sulle stesse basi si fonderà la legittimità del nuovo Parlamento iraniano: anche gli elettori iraniani, votanti, alla fine hanno apposto una o più croci.
Nel caso delle elezioni iraniane, certamente, gli elettori si sono trovati davanti ad una scheda elettorale senza candidati alternativi al potere religioso. Unica reale possibilità di scelta: rimanere a casa oppure votare scegliendo il meno peggio tra quello che offriva il convento.
Nel caso delle elezioni italiane, invece, gli elettori si sono trovati davanti una scheda con due candidati Premier, anche se la Costituzione non lo prevede e anzi lo vieta vista la procedura prevista per la formazione del Governo. Ed anche in questo caso, le possibilità di scelta non è che fossero molte: votare i candidati Premier imposti dalle coalizioni o rimanere a casa. O qualcuno può forse sostenere che c'era la possibilità di partecipare alle elezioni senza con questo firmare la clausola vessatoria di legare le sorti della legislatura ai voleri di un Premier anziché alla dialettica parlamentare?
In altre parole, la pretesa del Presidente Berlusconi di rappresentare in modo "esclusivo" la volontà degli elettori si basa su di un'imposizione alla sovranità popolare che mai ha deciso di votare una riforma della Costituzione, indirettamente o direttamente (secondo quanto previsto dall'art. 138 Cost.), che prevedesse l'elezione diretta, con tutto ciò che ne consegue, del Capo dell'Esecutivo.
Ma ciò che più inquieta di questa pretesa, non è tanto la violazione del regime di regole vigenti, che può per altro attuarsi grazie anche alla complicità delle forze di opposizione, impegnate anch'esse nella strenua ricerca di un "salvatore della Patria" da proporre ed imporre all'elettorato, quanto la convinzione che è soltanto legando la vita della legislatura alle sorti del Premier che è possibile restituire centralità agli elettori.
Secondo il "maggioritario-pensiero", infatti, la dialettica parlamentare altro non è che il dominio dei partiti sulle scelte degli elettori. E come sopperire a questa anomalia? Semplice, costringendo gli elettori a scegliere tra il rimanere a casa o votare un uomo, una coalizione ed un bel programma di cento punti, sia che se ne condividano 10 o 90.

Ma l'Italia è veramente tanto diversa dall'Iran?

 Franco Ragusa



 
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