Riforme Istituzionali
L'editoriale
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4 settembre 2005
Primarie? No, grazie!
A Sinistra si continua a discutere, scrive Rina Gagliardi sulle pagine
di Liberazione, circa la bontà o meno dello strumento delle primarie
e se valga la pena o no di partecipare alla designazione del futuro candidato
Premier del centro sinistra.
Sia permesso, quindi, di sollevare alcuni dubbi e, soprattutto, anche
a rischio di apparire banali, di fare alcune constatazioni di politica
spicciola.
Anzi, forse conviene proprio partire da quest'ultime e lasciare un
attimo da parte le considerazioni più teoriche.
Ciò che infatti incuriosisce di fronte a questo strumento di
designazione del candidato, è che da parte dei partiti minori della
coalizione di centrosinistra non si sia levata una voce contraria. L'On.
Bertinotti, addirittura, sin dall'inizio, non ha mai nascosto la sua volontà
di entrare in competizione.
Una competizione, è bene chiarire, che ha la pretesa di designare
il leader di una coalizione prima ancora che questa possa essere definita
tale in forza di un programma di governo condiviso.
Prima questione, quindi:
una volta che la volontà popolare del popolo di
centrosinistra avrà scelto il leader, ci si adeguerà al risultato
o la partecipazione alla coalizione potrà di nuovo essere messa
in discussione in sede di definizione del programma di governo?
L'impressione, maligna, è che le primarie potrebbero servire
ai vari Bertinotti per lavarsi le mani: una volta, infatti, sancita la
validità dello strumento delle primarie e dopo averle definite un'incredibile
strumento di partecipazione democratica, come tirarsi indietro?
Insomma, il popolo di Rifondazione è bene che sappia che la
possibilità di contarsi costerà cara in termini di delega
politica; ma questo, chiaramente, è un problema che riguarderà
tutte le forze politiche non in grado di esprimere un candidato vincente.
Nonostante, quindi, i tatticismi e le convenienze del momento che stanno
inducendo i vari leaderini a prendere parte ad una consultazione dall'esito
scontato, è sin troppo evidente come le primarie rappresentino l'applicazione
del principio maggioritario elevato all'ennesima potenza. Uno strumento
formidabile, immaginiamolo esteso anche ai collegi uninominali, attraverso
il quale perfezionare quell'azzeramento bipolare tanto agognato da chi
confonde, o fa finta di confondere, la democrazia -partecipata- con il
piegare la complessità delle istanze al volere delle forze maggiori.
L'esperienza che proviene dai paesi dove questo strumento si è
affermato, del resto, non lascia adito a dubbi: tranne rarissimi risultati
eccezionali che non fanno sistema, il meccanismo è tale da
avvantaggiare soltanto i partiti maggiori e meglio organizzati.
Che in Italia ci sia stata la sorpresa di Nicky Vendola in Puglia non
può permettere a nessuno di farsi illusioni. Anzi, proprio a partire
da questo risultato è facile prevedere macchine organizzative del
consenso sempre più sofisticate e sempre più costose, con
le minoranze schiacciate a mero ruolo di presenza per legittimare designazioni
decise e pilotate dall'alto.
Franco Ragusa
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