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Riforme.net  -  29 luglio 2006
 
Vogliamo l'indulto o non lo vogliamo?

Franco Ragusa
 
Leggendo il Blog del Ministro Di Pietro, ma anche quello di Beppe Grillo, la domanda che sarebbe più corretto porre ai gestori di questi Blog è: siamo d'accordo o no sulla possibilità che il Parlamento approvi un indulto?
La stragrande maggioranza degli interventi che è possibile leggere su questi Blog, infatti, esprime un rifiuto a prescindere circa l'opportunità di svuotare un poco le carceri, quali che siano i reati compiuti. Si tratta, per lo più, di un NO di principio.
Posizione più che legittima, sia chiaro. Non possiamo però far finta che non si tratti di un'istanza che non si pone la necessità di garantire anche alla popolazione carceraria diritti costituzionalmente riconosciuti; un'istanza della quale il Ministro Di Pietro è di fatto divenuto il maggior rappresentante.
Detto questo, e facendo fede le cronache parlamentari, ritengo però che anche il Ministro Di Pietro, con tutta l'Italia dei valori,  sia d'accordo con la necessità di approvare un provvedimento di clemenza.
Ma se il Ministro Di Pietro vuole questo, poi non può far finta che i numeri non contino: i voti della sola maggioranza di centrosinistra non sono sufficienti; servono infatti i due terzi.
Dato, quindi, che senza i voti di Previti non se ne può fare nulla, non fare anche gl'interessi di Previti vuol dire soltanto che non si vuole fare l'indulto.
Che sia un inciucio non ci piove.
Ma non potrebbe essere altrimenti: non si possono chiedere i voti a Previti e non aspettarsi che Previti chieda qualcosa in cambio.

Che vogliamo quindi fare?
Facciamo saltare tutto o, fatti due conti tra i costi e i benefici, ci turiamo il naso e subiamo le richieste, o chiamiamolo anche il ricatto, poste da chi dispone dei restanti voti necessari per poter approvare un provvedimento che alleggerirà le carceri italiane di circa 12.000 detenuti, in larga maggioranza colpevoli di piccole cose?


   
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