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Riforme.net  -  12 marzo 2007
 
Dal Ministro Chiti, una legge elettorale proporzionale che più maggioritaria non si può.

L'intervista rilasciata dal Ministro Chiti il 9 marzo al Corriere della sera su "legge elettorale" e "riforme costituzionali" ha sicuramente avuto un pregio. Tralasciando gli aspetti relativi alla questione "rafforzamento dei poteri del Premier", in quanto appena accennata, va dato atto al Ministro che con il quadro da lui disegnato non può esservi spazio per gli equivoci.
Sorprende non poco, quindi, l'adesione al lavoro svolto dal Ministro Chiti da parte dei settori del centrosinistra contrari al maggioritario.
E sì che nel caso specifico fare due più due è di una semplicità estrema.

Prima questione: la riduzione del numero dei parlamentari che il Ministro Chiti vorrebbe introdurre già a partire dalla prossima consultazione.
A parità di numero di circoscrizioni elettorali, la riduzione del numero dei parlamentari provoca l'immediato innalzamento della soglia di sbarramento implicita.
Già alle ultime elezioni, nelle Regioni con pochi seggi senatoriali a disposizione, la soglia di sbarramento effettiva è stata ben superiore a quella del 3% prevista dalla legge elettorale. In Abruzzo e in Friuli Venezia Giulia, ad esempio, l'IDV non ha ottenuto seggi nonostante un buon 5,1% e la conquista del premio di maggioranza da parte dell'intera coalizione.
Riducendo il numero dei senatori a 200, quindi, già con l'attuale legge elettorale verrebbero escluse dalla ripartizione proporzionale forze politiche, collegate alla coalizione vincente, con percentuali intorno al 7-10%.

Seconda questione: l'aumento delle circoscrizioni elettorali.
Non contento della scrematura delle forze politiche minori che automaticamente si attuerebbe in virtù della riduzione del numero dei parlamentari, il Ministro Chiti ha pensato bene di "immaginare" anche l'aumento del numero delle circoscrizioni elettorali: "una per provincia e anche più per le province più grandi".
Un salto alla pagina http://www.comuni-italiani.it/province.html e i conti sono presto fatti: le province sono 103.
Per cui, anche fermandoci a questo numero, si avrebbero collegi elettorali in grado di eleggere, rispettivamente, quattro deputati e due senatori. Un proporzionale, quindi, con una soglia di sbarramento implicita elevatissima, in grado di distribuire seggi ai soli 2-3 partiti maggiori.
Dovendo però tenere conto delle diverse popolazioni residenti, oltre 3 milioni di residenti per province come Milano, Roma e Napoli sino a scendere agli 89.852 residenti di Isernia, si può tranquillamente ipotizzare un numero di circoscrizioni elettorali intorno a 400.
Non oltre quattrocento per la Camera, quindi, e non oltre duecento per il Senato (un tot% meno laddove si decida anche per il premio di maggioranza), ed eccolo qua che il sistema proporzionale non c'è più, pienamente sostituito da un sistema maggioritario di collegi di fatto uninominali.

Certamente, quella del Ministro Chiti è solo una bozza d'intenti che potrà essere modificata in corso d'opera.
Ma per quanto bozza, si tratta di una proposta impresentabile che offende l'intelligenza e l'attenzione degli interlocutori e rispetto alla quale non c'è alcun motivo per mostrarsi indulgenti e pronti al confronto.
O il Ministro Chiti, infatti, non sa far di conto (e, quindi, in che mani siamo?); o il Ministro Chiti ci sta "provando", chiamando proporzionale ciò che proporzionale non potrebbe essere, né più e né meno di come farebbe un piccolo truffatore.
Ma al di là dell'operato del Ministro Chiti, ciò che più ha sconcertato sono state, per l'appunto, le dichiarazioni di consenso per l'operato del Ministro provenienti da tutti i settori del centrosinistra.
Furbizia tattica che si aggiunge a furbizia tattica in grado soltanto di alimentare quel malcostume politico italiano che porta solo confusione e che tanto contribuisce ad allontanare le persone comuni dalla politica.

 Franco Ragusa

 

  
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