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Riforme.net
- 22 ottobre 2008 Se la minoranza al Governo "prende il potere" di Franco Ragusa Se ne accorto anche Berlusconi, e come dargli torto? "L'occupazione dei posti pubblici non è un fatto di democrazia ma di violenza".
Andando quindi per ordine, è certamente un'occupazione violenta delle Istituzioni quella operata dall'attuale minoranza di centrodestra che, forte di un'alchimia matematica (leggasi legge elettorale, con un buon 4% dell'elettorato che di punto in bianco ha per altro preferito disertare o boicottare le ultime elezioni), può oggi permettersi di calpestare i più elementari principi costituzionali. C'è un paese reale che oggi protesta
contro la riforma della scuola che va sotto il nome di Decreto Gelmini,
o meglio, di "Decreto legge Gelmini".
Non si tratta, ovviamente, dell'intero paese, ma di una parte di esso. Né più e né meno, probabilmente, di quel 36% di elettori che oggi consente all'attuale Governo di decretare con urgenza su tutto e di porre la questione di fiducia su tutto. Ebbene sì, l'attuale Governo che, per bocca del suo Presidente del Consiglio, sta minacciando l'uso della forza per contrastare quel paese reale che della sua riforma della scuola proprio non ne vuole sapere, gode del consenso di appena il 36% degli aventi diritto di voto. E nonostante questo misero 36%, può però vantare una larga maggioranza parlamentare. Una larga maggioranza parlamentare che, anziché agire per esaltare il ruolo del Parlamento, sta via via svuotando di ogni significato il ruolo del Parlamento, tutto ciò in evidente contrasto con la Forma di Governo parlamentare quale è quella disegnata dalla nostra Costituzione. Tutto ciò, ovviamente, non può che passare per una serie di palesi violazioni del dettato costituzionale. Ed è per questo che, non a torto, sono in tanti a chiedere al Presidente della Repubblica Napolitano di fare ... il Presidente! esattamente così come la Costituzione gli chiede e gli dovrebbe imporre. Nessuna giacchetta tirata, ma la legittima richiesta di applicare la Costituzione, ad esempio, in materia di decretazione di urgenza (decreti legge). E' sin troppo evidente a tutti, infatti, come l'attuale maggioranza parlamentare abbia deciso di consentire al Governo di legiferare su "questioni di sistema" attraverso il ricorso indiscriminato alle "ragioni di urgenza". Tutto è così urgente da non poter aspettare un giorno di più, dal maestro unico al blocco del turn over nelle Università, passando per l'accorpamento-riduzione delle scuole deciso dall'alto senza alcuna conoscenza dei problemi locali. In altre parole, nel giro di 60 giorni, questi i tempi per la conversione in legge dei decreti legge, pena la loro decadenza, di decreto legge in decreto legge si è deciso di riformare l'intero sistema dell'istruzione e l'organizzazione scolastica. Ovviamente, per riuscire nell'impresa, nessuna forma di confronto parlamentare e con il Paese Reale, Regioni comprese, può essere ammessa. Non c'è il tempo e, soprattutto, la voglia. Non resta quindi che andare avanti a testa bassa a colpi di voti di fiducia, così come appunto già avvenuto con il passaggio alla Camera del "Decreto legge Gelmini". E se il Paese reale ha il torto di prendere coscienza del sopruso che sta subendo, eccola qui, puntuale, la minaccia di sempre: il ricorso all'uso della forza per mettere tutti a tacere. Di fronte a tanta arroganza, non resta che rivolgere l'invito a ricordare il senso delle parole del Presidente del Consiglio Berlusconi: "L'occupazione delle Istituzioni da parte di un Governo che rappresenta una ristretta minoranza di elettori non è un fatto di democrazia, ma un atto di violenza". |
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