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Riforme.net  -  19 gennaio 2010

Bonino Presidente? Per far dispetto alla moglie... ci teniamo gli attributi


di Franco Ragusa

Ormai è ufficiale.
Sì, è vero, il programma ancora non lo conosce nessuno, ma il nome del candidato di centrosinistra alla presidenza della Regione Lazio è sin troppo sicuro. Niente poco di meno che la radicale Emma Bonino.
Una fondamentalista del presidenzialismo, del bipartitismo e della logica maggioritaria, nonché iperliberista, è quanto il PD è riuscito a proporre a quegli elettori di sinistra che sì, il centrodestra proprio non lo votano neanche sotto tortura, ma che, proprio per questo, per quale motivo dovrebbero preferirgli qualcosa che gli assomiglia sin troppo?
Se poi si aggiunge che dall'altra parte la candidata è una sindacalista, di destra quanto volete, ma pur sempre vicina ai temi sindacali, la frittata è completa.
Una frittata sin troppo indigesta, fatta di uova marce, se solo si pensa ai poteri dei Governatori (così definiti per meglio sostanziare il ruolo) e alle enormi  competenze che le regioni hanno su tutta una serie di materie.
Probabilmente, a quelli del PD deve essere parso brutto lasciare incompiuta l'opera avviata con la sciagurata approvazione del nuovo Titolo V, per cui hanno pensato bene di procedere con un bell'esempio pratico, mettendo in mani sicuramente presidenzialiste questioni di primaria rilevanza sociale come la sanità e la scuola.
E se appunto riflettiamo su quanto i radicali da sempre sostengono su scuola e sanità, gente come Bossi e Calderoli può risultare addirittura rassicurante.
Infine, consentendoci un po' di politicamente scorretto, va pure aggiunto qualcosa sul fatto che nessuno ha mai conosciuto un radicale che non sia finito più a destra di quanto già non fosse.
Un radicale che cambia opinione è una certezza: se va bene ti diventa come Rutelli (con tutti i margini di spostamento ancora a disposizione); se va male ti ritrovi il modello Elio Vito clonato nei vari Capezzone o Della Vedova.
Vedendo il tutto, quindi, anche da questo punto di vista, rischiare di ritrovarsi la Bonino in versione Trasformers Vito-Capezzone, e per di più Presidente di Regione grazie anche al nostro voto, non è la migliore delle prospettive.
A questo punto meglio tenersi lontani, e se la Polverini finirà per battere la Bonino, non sarà stato per colpa nostra.


Aggiornamento
Considerazioni sul 13 marzo e sul perché "Io non mi fido della Bonino"

La manifestazione di questo pomeriggio a Roma non è stata la festa dell'alternativa, ed è questo il motivo per cui, alla fine, pur avendo contrastato con forza il decreto salva liste, non ho partecipato alla kermesse elettorale a favore della Bonino presidente.

Soltanto ieri sciopero generale e manifestazione anche in difesa dell'art. 18. Quello stesso art. 18 che i radicali volevano abrogare per via referendaria. Uno dei tanti motivi per cui "Io non mi fido della Bonino".

Sabato 13 marzo manifestazione contro il decreto salva liste, contro il prepotere dell'Esecutivo ed un sistema di regole che dovrebbe valere soltanto per i comuni mortali e non per i potenti. Sempre nel 2000, i radicali proposero 3 referendum in materia di giustizia. Se fossero passati, oggi avremmo dei giudici certamente meno indipendenti. Un altro buon motivo per cui "Io non mi fido della Bonino".

E poi ci sono le idee radicali su sanità, scuola, pensioni, ecc, che soltanto la giurisprudenza della Consulta ha potuto impedire che divenissero altrettanti referendum.

Di necessità virtù, ed oggi questa necessità si chiama "arte di arrangiarsi per non essere tritati dalla forzatura bipolare", quella forzatura bipolare e bipartitica da sempre cavallo di battaglia dei radicali. Quella forzatura bipolare e bipartitica che costringe a scendere a patti per riuscire ad essere rappresentati.
Altro motivo per cui "Io non mi fido della Bonino" e per cui non me la sono sentita di partecipare alla festa cosiddetta dell'alternativa.
Perché se l'alternativa a Berlusconi è la Bonino ... siamo proprio messi male.

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