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Riforme.net  -  14 dicembre 2010

Fiducia - Da Bersani una picconata alla vocazione maggioritaria del PD?


di Franco Ragusa


Parole importanti quelle pronunciate dal Segretario del PD Bersani durante la dichiarazione di voto per la sfiducia al Governo Berlusconi.
Troppo importanti, probabilmente, per trovare un immediato eco, sia nei primi commenti che nelle cronache in tempo reale presenti sui maggiori siti informativi, l'Unità compresa.
L'affondo di Bersani, infatti, circa il  fallimento politico di Berlusconi, si è spinto ben oltre i temi specifici dell'azione di Governo, individuando nel sistema politico-istituzionale che ha contrassegnato gli ultimi sedici anni della vita politica italiana il problema da rimuovere.

Ciò che Bersani contesta a Berlusconi è il tentativo di aggirare i problemi arrivando ad "Un bell'appuntamento elettorale, Berlusconi Sì, Berlusconi No, come negli ultimi 16 anni. Una bella legge elettorale, nominiamo i deputati, con una maggioranza esigua ci prendiamo tutto, chiunque vinca".
Forse non volendo, quindi, Bersani ha individuato nella logica maggioritaria, che a partire dal 1994 ha determinato la presa del potere da parte della minoranza che arriva prima e il controllo da parte dei padroni delle liste degli eletti, il problema da rimuovere.
In altre parole, ciò che il segretario del PD ha messo in discussione è proprio la vocazione maggioritaria alla base della nascita del PD e che, ultimamente, è stata con forza rilanciata dal "compagno" di partito Veltroni.
Ma Bersani si è spinto oltre, attaccando, proprio nella parte propositiva del suo discorso alla Camera, il leaderismo e gli effetti nefasti della forzatura bipolare.
Per il segretario del PD "sta passando una fase, l'idea illusoria che delegare tutto a una persona sola, che venga da Arcore o da Caniccattì, non risolve i problemi di questo paese, che è un paese malato nei suoi assetti democratici"; non è un problema di antiberlusconismo "è il meccanismo che ha spaccato in due l'Italia come una mela".
Parole forti, quindi, rivolte a Berlusconi ma non solo, proprio nel giorno nel quale il berlusconismo e il leaderismo sono riusciti a riprendere fiato ottenendo la fiducia per pochi voti.
Parole e concetti che si spera non vengano ignorati o facilmente rimossi, altrimenti sì, saremo condannati per chissà quanti anni ancora a dover subire il "Berlusconi di turno", non lasciando altra scelta che la rivolta a chi, oggi, paga sulla propria pelle i frutti avvelenati di un sistema politico-istituzionale fondato sul furto di democrazia che consente oggi ad un'esigua minoranza, perché questo è il centrodestra votato dal 36% degli aventi diritto di voto, di governare con arroganza e senza alcun rispetto per le regole alla base della nostra democrazia costituzionale.
 
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