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Riforme.net  -  18 dicembre 2010

Il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto del PD che insegue il Terzo Polo e la sinistra alternativa che non c'è


di Franco Ragusa
 
Lasciano francamente stupiti le reazioni di sinistra alle aperture di Bersani nei confronti del nascente Polo di centro o Terzo Polo.
Che il PD persegua un simile obiettivo non è una novità; ma, anzi, si parte da molto lontano.
Il primo Governo Prodi cadde per l'incompatibilità delle richieste della sinistra con quella che era un'azione di Governo più tecnocratica che politica; e così fu anche per la caduta del secondo Governo Prodi, con il tentativo, non riuscito, di espellere l'area della sinistra per sostituirla con altro.
Se vogliamo quindi provare a cogliere differenze sostanziali tra quanto oggi propone Bersani e il passato, si evidenzia che mentre nulla cambia in riferimento alla strategia programmatica di largo respiro, di cui le alleanze ricercate non sono altro che la diretta conseguenza, importanti mutamenti di rotta li troviamo nei modi di realizzazione di questo fronte politico che, per l'appunto, dovrebbe ricomprendere il PD e il Terzo Polo di centro.
Da questo punto di vista, possiamo parlare di ripensamento della vocazione maggioritaria del PD o, quanto meno, dell'accezione bipartitica veltroniana che era stata alla base della nascita del PD.
Ma pur non potendo attribuire a Bersani l'evidente volontà di proporre il superamento del bipolarismo, non si può in ogni caso non registrare un elemento di novità e, conseguentemente, il venir meno di uno dei punti di forza della svolta maggioritaria iniziata con il referendum del 1993 e che ha ingabbiato il paese in un'assurda camicia di forza bipolare che ha soltanto fatto il gioco di Berlusconi.
Il problema, quindi, che oggi è forse divenuto comprensibile anche al segretario del PD, è che non è sufficiente pensare di liberarsi di Berlusconi-persona senza anche superare il berlusconismo. Un fenomeno che, al di là della rappresentazione nominalistica, nasce, si sviluppa e si consolida in quanto effetto diretto della bipolarizzazione forzata e l'illusoria convinzione di poter risolvere la complessità delle istanze che provengono dal Paese affidandosi ad un “salvatore della Patria” e con una legge elettorale dove con una maggioranza esigua (ma sarebbe meglio dire: la minoranza meglio organizzata) si prende tutto, chiunque vinca.
In tal senso, nel discorso di Bersani per il voto di sfiducia al Governo ci sono stati dei passaggi inequivocabili, tanto chiari quanto ignorati non solo da quella parte del PD che nonostante le sconfitte continua a riproporre e rilanciare l'originaria vocazione maggioritaria; ma anche da chi, a sinistra, continua a pensare di poter sopravvivere con gli “avanzi” eventualmente rimasti dal fallimento o l'annacquamento delle operazioni neocentriste interne al PD.
Siamo quindi di fronte al paradosso di una sinistra non in grado di cogliere l'attimo, in una fase che sta costringendo il PD a ripensare i meccanismi della forzatura bipolare, perché troppo impegnata a riproporre la medesima formula veltroniana oggi fortemente in discussione, l'altra brutta faccia del berlusconismo, purché “più a sinistra”.
L'ennesima visione di corto respiro che continua a privilegiare la politica del giorno per giorno e del meno peggio, a cui non rimane altro che l'affabulazione narrativa come suo unico punto di forza, anziché concentrare la propria attenzione e iniziativa sulle questioni sistemiche che hanno determinato 16 anni di egemonia berlusconiana o, come “meno peggio”, l'egemonia di una sorta di pensiero unico rispetto alla quale sono rimaste escluse le istanze di ampi settori sociali.
Se da un lato, quindi, assistiamo alla ricomposizione di un centro politico autonomo oggi in grado di costringere sia il PD che il PDL a dover inserire nell'agenda politica, ora e subito, il come superare, quanto meno, il bipartitismo coatto imposto alle ultime elezioni da Veltroni e Berlusconi; dall'altro lato non è possibile scorgere alcun segnale di ricomposizione di una sinistra alternativa in grado di porre, con forza, il superamento del berlusconismo, di destra come di sinistra.
 
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