Riforme Istituzionali
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Riforme.net  -  21 dicembre 2010

Presidente Napolitano e suo ruolo istituzionale: Lettera aperta


Sig. Presidente,
mi permetta di esprimerle il profondo stupore da me provato nel leggere alcuni passaggi del suo discorso del 20 dicembre alle Alte Magistrature.
C'è da riconoscerle, è vero, un'abile capacità nel cercare di non scontentare nessuno. Ciò non di meno, ancora una volta ha finito con l'intervenire nell'agone politico anziché attenersi al ruolo istituzionale che le compete.
Il modo con il quale ha cercato d'interpretare le attuali difficoltà, sia sul piano dei rapporti politici che istituzionali, esula completamente dalla necessità di rispettare, in primo luogo, le regole vigenti.
Regole che possono non piacere, o che possono anche essere ritenute antiquate. Ma si tratta, in ogni caso, di regole che lei è tenuto a custodire gelosamente sino a che non vengano, nei modi corretti, modificate.
Come spiegare, quindi, il brutto passaggio del suo discorso che ci ricorda che "A esigenze di governabilità e di stabilità dell'Esecutivo ha mirato la riforma elettorale del 1993, cui non sono peraltro seguite coerenti riforme istituzionali."?
Scusi l'ignoranza, Sig. Presidente, ma da quando sono le Costituzioni a dover divenire coerenti con le leggi di rango inferiore e non viceversa?
Sa bene che nel nostro Ordinamento c'è, purtroppo, un "buco" nei modi di accesso alla Corte Costituzionale che non ha sinora consentito di sollevare la questione di legittimità costituzionale dell'attuale come della precedente legge elettorale, Porcellum e Mattarellum, che, come anche da lei evidenziato, mal si adattano alla democrazia parlamentare così come è regolata dalla nostra Costituzione e così come ha ultimamente ribadito la maggioranza degli elettori con il referendum costituzionale del 2006, non confermando le modifiche costituzionali con le quali, appunto, si era cercato di dar vita al processo inverso da lei evocato.
E come e perché, allora, forte anche del chiaro pronunciamento della sovranità popolare, continua a sentirsi in obbligo d'informare la sua azione e le prerogative costituzionali di cui gode, in ordine al potere di scioglimento delle Camere, come se quelle modifiche costituzionali fossero state invece approvate?
Se l'attuale legge elettorale e, con lei, la semplificazione maggioritaria che ne deriva, mal si adattano a ciò che i cittadini hanno ritenuto più prezioso, la democrazia parlamentare (non solo con il referendum costituzionale del 2006, ma anche con il mancato raggiungimento del quorum, per ben tre volte, in altrettanti referendum elettorali), non c'è forse qualcosa da ripensare e da ricondurre nell'alveo della legalità costituzionale, piuttosto che riproporre ciecamente un tormentone che va avanti da ben 17 anni come un vecchio e malmesso disco incantato?
Sono stati i pronunciamenti della sovranità popolare, Sig. Presidente, laddove c'è stata la possibilità di non subire regole imposte e non soggette al controllo di legalità costituzionale, a dire che la semplificazione maggioritaria introdotta nel 1993 non può essere considerata un dogma intoccabile.
Ma l'opinione dei cittadini, evidentemente, quando non coincide con i desiderata del "potere dominante", non va ascoltata.
Come così lei ha ulteriormente confermato affermando di "sollecitare la continuità della vita istituzionale e dunque di una legislatura al cui termine mancano più di due anni : sempre che, beninteso, vi sia la prospettiva di un'efficace azione di governo e di un produttivo svolgimento dell'attività delle Camere ... tenendo ben conto della volontà espressa dal corpo elettorale nel 2008."
Ma chi è che può affermare, con serenità e onestà, quale sia la volontà che può essere effettivamente espressa da un corpo elettorale costretto a votare con una legge elettorale costituzionalmente illegittima sotto tutti i profili?
Badi bene, Sig. Presidente, lungi da me l'auspicare la formazione di un nuovo Governo che vada dall'IDV a FLI, tenendo fuori il partito del Presidente del Consiglio Berlusconi.
Ma non starebbe in ogni caso nel potere di nessuno, lei compreso, poterlo impedire.
Non può infatti essere lei a decidere che o si va avanti con l'attuale maggioranza di Governo, magari allargata ad altre forze politiche per proseguire con un'azione di governo più efficace, oppure si terrà conto della presunta volontà elettorale espressa nel 2008, come se al riguardo la nostra Costituzione non fosse sin troppo chiara.
La nostra Costituzione non prevede l'elezione diretta del Capo del Governo, come anche non prevede lo scioglimento anticipato laddove fosse possibile, in Parlamento, votare la fiducia ad un diverso Governo.
Vede, Sig. Presidente, in ipotesi potrebbe essere lo stesso Presidente del Consiglio a rivolgersi ad una diversa maggioranza parlamentare per riuscire a non essere sfiduciato e, quindi, non essere costretto a rassegnarle le dimissioni che, sole, potrebbero permetterle di avvalersi delle prerogative costituzionali di cui può godere e che, come l'esempio di scuola ora fatto dimostra, non è nello spirito della Carta Costituzionale il poterle utilizzare contro il volere del Parlamento.
Con la speranza che possa, quindi, tornare ad assolvere al ruolo di garante e custode della legalità costituzionale che le è stato affidato, e tenendo conto, questa volta sì, delle chiara manifestazione di volontà espressa dai cittadini con il referendum costituzionale del 2006 e con i tre referendum elettorali che non hanno raggiunto il quorum, voglia prendere in considerazione l'opportunità di richiamare le forze politiche presenti in Parlamento circa la necessità di avere una legge elettorale coerente con l'assetto costituzionale vigente.
Cordialmente
Franco Ragusa
 
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