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Riforme.net  -  15 gennaio 2011
 
Referendum FIAT: c'è un popolo senza rappresentanza


di Franco Ragusa 

L'esito a dir poco straordinario del referendum sul ricatto FIAT ai lavoratori di Mirafiori va ben al di là dei ristretti confini della fabbrica torinese.
Pur costretti a sottoscrivere un testo che violenta la dignità e i diritti dei lavoratori, pena la perdita del posto di lavoro, il 50% degli operai direttamente coinvolti dalle clausole contenute nell'accordo ha risposto con un netto rifiuto.
Una percentuale che va bel al di là di quanto rappresentato dalla FIOM e dai sindacati di base, ma che va anche ben al di là, soprattutto, di quanto rappresentato dalla cosiddetta "politica".

In questi ultimi giorni abbiamo assistito a prese di posizione da "pensiero unico": con il Governo e la maggioranza che lo sostiene nettamente schierati con la FIAT dei ricatti; e con anche l'opposizione, tolta l'eccezione di parte dell'IDV,  apertamente schierata con le cosiddette ragioni  della globalizzazione.
Il PD, addirittura, sulla questione FIAT ha rischiato la spaccatura: non perché vi fossero dei sostenitori del No all'accordo, ma per la troppa timidezza della segreteria, ritenuta colpevole per non aver detto "parole più nette e certe a sostegno del sì al referendum di Mirafiori".

Un pensiero unico che può ben essere definito di tipo aristocratico, perché lontano dai problemi reali vissuti da ampi settori sociali e che non sa o non vuole dare risposte in grado di "governare i fenomeni".
Anziché far valere "la forza del diritto" sul "diritto della forza", "la politica" ha preferito ritrarsi, riducendo i suoi compiti a mero "cantastorie" delle conseguenze di una globalizzazione senza regole e diritti che non può e non deve essere governata.
La legge della giungla che s'impone ad oltre un secolo di costituzionalismo democratico e a tutti quei valori di libertà e dignità che credevamo e che un'ostinata resistenza sociale ancora ritiene debbano essere considerati inviolabili.
Uno spettacolo miserevole, che ci consegna un inutile Parlamento di burattini, mossi da fili fin troppo visibili, in grado solo di tutelare interessi lontanissimi da quella "Sovranità del popolo" che dovrebbe invece rappresentare in tutte le sue espressioni.
 

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