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Riforme.net  -  30 marzo 2012

Legge elettorale: tutti contro, tutti d’accordo


di Franco Ragusa

Più le polemiche aumentano nei confronti della prospettata nuova legge elettorale a cura del trio ABC, e più viene voglia di alzare bandiera bianca.
Tutte le posizioni sono ovviamente legittime, ma scambiare fischi per fiaschi no, così non va bene: si fa solo il gioco dei tre porcellini.
Prendiamo, ad esempio, la domanda posta  dal team di Santoro durante la trasmissione Servizio Pubblico del 29-03-2012:
La riforma della legge elettorale che si va delineando cancella l’obbligo d’indicare la coalizione di governo. Siete d’accordo?

No, scusate, ma che domanda è?
Santoro non me ne voglia per la reazione, ma facendo parte di quel numeroso popolo che ha dato un piccolo contributo economico per permettere la nascita di Servizio Pubblico, l’auspicio è che questa esperienza possa proseguire nel migliore dei modi. Per cui sia perdonata la presunzione se si cerchera di fornire un altro piccolo contributo, anche se di altro tipo.

Dove e come i collaboratori di Santoro hanno trovato scritto che nel Porcellum (ma anche nel Mattarellum) c’è l’obbligo di formare e, quindi, di indicare sempre e comunque le coalizioni di Governo?
Nessun partito è obbligato a coalizzarsi con altri e, in ipotesi, potrebbe benissimo non farlo, tant’è che ciò si è in effetti verificato con le due mini coalizioni del 2008 intorno ai partiti maggiori: PD-IDV; PDL-LEGA-MPA.
Da soli o in compagnia, chi prende un voto in più degli altri ottiene il premio di maggioranza.
Lo stesso con i collegi del Mattarellum: da soli o in compagnia, chi ottiene un voto più degli altri vince il collegio.
Se le coalizioni nascono, quindi, è solo per un potere di scelta che sta nelle sole mani dei partiti maggiori, e per di più con il solo scopo di aumentare le probabilità di conquistare il voto in più degli altri che serve per vincere, al 30% o al 49,9% non fa differenza. Ben altro, insomma, delle panzane sui programmi condivisi o le squadre di governo, peraltro mai presentate prima delle elezioni.
Ma ciò che oggi costituisce un’opportunità a solo uso e consumo dei partiti maggiori e l’opportunismo spregiudicato (diciamolo) dei partiti minori, è al tempo stesso uno dei mali più gravi del Porcellum.
Una minoranza esigua, infatti, potrebbe con facilità conquistare la maggioranza dei seggi, tanto più se la disaffezione al voto continuerà ad aumentare, con quote di partecipazione sempre più basse e da allarme democratico.
E per l’appunto, uno degli slogan utilizzato durante la raccolta di firme per il referendum elettorale sostenuto da Di Pietro e Vendola recitava così:
Vogliamo cancellare questa legge: Perché regala un premio di maggioranza anche a chi la maggioranza non ce l’ha: altro che democrazia!” (http://www.italiadeivalori.it/referendum/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=41&Itemid=113)

Ma se togli il premio di maggioranza al Porcellum, oltre all’inesistente obbligo, per legge, di formare le coalizioni, verrebbe meno anche l’opportunità politica di doverle costituire.
E anche l’idea di tornare ai collegi uninominali, per mantenere questa sorta di vincolo di tipo politico che costringerebbe alla coalizione, contraddice le dichiarazioni di principio per le quali si è contro il Porcellum e lascia, altresì, il tempo che trova.
Nessun partito sarebbe costretto a coalizzarsi con altri per legge. Analogamente, inoltre, a quanto succede con il Porcellum, tante vittorie al 30% nei collegi potrebbero regalare un premio in seggi intollerabile, come del resto già avvenuto con le tre esperienze passate con il Mattarellum, con differenziali, tra voti effettivamente conseguiti e seggi conquistati, nell’ordine delle due cifre percentuali.

Sgombrato quindi il campo dagli equivoci o dai falsi problemi “interessati”, cerchiamo di occuparci della legge elettorale che il trio ABC sta cercando di escogitare per conservare il potere nelle mani di pochi.

Da quanto annunciato, si conferma il mantenimento di un meccanismo in grado di premiare il partito  o i partiti che prendono più voti. Non si sa ancora come e a quale livello il premio verrà realizzato, ma la logica è sempre la stessa: spingere il sistema, in conseguenza degli effetti provocati dal marchingegno premiante, verso la bipolarizzazione forzata, con conseguente limitazione o inutilità del potere di scelta degli elettori.
Né più e né meno, quindi, della sbobba indigesta già conosciuta con il Mattarellum e con il Porcellum.
Rimarrebbe anche, peraltro, a smentire molti finti mal di pancia, la convenienza alle alleanze per cercare di ottenere il famoso voto più.
Diversamente dal Porcellum, però, ma analogamente a quanto avveniva con i collegi del Mattarellum,  se si conferma il venir meno delle coalizioni, queste alleanze tra partiti diversi dovranno necessariamente confluire sotto un medesimo simbolo.
E cosa ci ricorda tutto ciò?
Il famoso referendum Guzzetta del 2009.
Chi ha la memoria corta vada a rileggersi quel quesito. Così, tanto per scoprire che i gattopardi stanno un po’ da tutte le parti, visto che nell’ampio schieramento che oggi contesta il venir meno della possibilità (possibilità, non obbligo) di fare e dichiarare le coalizioni, milita un gran numero di sostenitori di un referendum che chiedeva, parole testuali di Guzzetta, “l’abrogazione delle coalizioni” ai fini dell’ottenimento del premio di maggioranza (http://w3.uniroma1.it/ceccanti/guzzetta.doc).
Da ricordare, inoltre, che anche con i referendum elettorali del 1999 e del 2000 si voleva perseguire un risultato analogo: cancellazione della seconda scheda per la Camera e l’assegnazione del 25% di quota proporzionale tra i migliori perdenti dei collegi uninominali. E non a caso, i rumors sull’accordo parlano di un sistema misto, 50% collegi e 50% proporzionale, ma con un solo voto a disposizione.
Nulla di nuovo sotto al sole, quindi.
Per concludere, è dall’introduzione della logica maggioritaria che gli elettori non sono più liberi di scegliere, e non sarà certo un’altra forzatura nella medesima direzione, da qualunque soggetto provenga, si chiami ABC, Di Pietro o Vendola, a restituire loro questo diritto.
Dell’esperienza di questi ultimi 16 anni non c’è infatti nulla da salvare, ed è da questa semplice constatazione che si dovrebbe ripartire.


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dal proporzionale al porcellum
 
Come e perché del Maggioritario in Italia

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 di Franco Ragusa

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Dai referendum che cambiarono l'Italia al Porcellum. La stagione maggioritaria che ha finito per realizzare un sistema di potere che non consente agli elettori di scegliere.

 


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